Per Google, quello del 17 agosto 2005 «è stato il miglior affare di sempre». Dieci anni fa l’azienda di Mountain View acquisì una piccola startup fondata da Andy Rubin, un veterano della tecnologia mobile. Si trattava di Android. Allora aveva meno di due anni vita e non era ben chiaro su cosa stesse lavorando. Le voci, poi confermate, parlavano di un sistema operativo per cellulari. E così, con investimento di 50 milioni di dollari (anche se la cifra non è mai stata confermata), Google si è assicurata l’ingresso nel mondo degli smartphone.
Lo sviluppo però non fu immediato. Fino al 5 novembre 2007 il progetto rimase misterioso. Lo scetticismo non mancò. David Lawee, il responsabile finanziario dell’acquisizione, dichiarerà nel 2010: «Per due anni ho visto Rubin portare a spasso il cane e mi chiedevo: spero che questo tizio faccia qualcosa». Poi arrivò l’annuncio ufficiale: Android viene rilasciato ed è open source. Nello stesso giorno Google fondò l’Open Handset Alliance, un consorzio di 80 produttori di hardware, software e operatori telefonici riuniti che promuove gli standard aperti nella telefonia mobile. Perché, a differenza dell’iPhone (lanciato pochi mesi prima, il 29 giugno 2007), il robottino verde può essere installato gratis su ogni dispositivo supportato. È la ricetta magica che ne ha garantito la crescita. Oggi il robottino verde è montato su quasi l’80% dei telefoni. E cioè su un miliardo di dispositivi. E, con il progetto Android One, punta a penetrare nei Paesi in via di sviluppo con cellulari ultraeconomici.
http://www.corriere.it/tecnologia/mo...incipale.shtml