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L'allevamento e gli allevatori Per chi vuole conoscere meglio questo mondo felino ancora per molti sconosciuto.

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Vecchio 09-03-2017, 14:19   #61
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linguadigatto
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Predefinito Re: alcune riflessioni sparse sui gatti di razza

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(Fufi, il cane a tre teste di Hagrid, non lo vogliono invece?)
no?? non lo vogliono?? peccato! volentieri glielo davo, Fufi, volentieri proprio! ma anche Aragog, magari a tutti quei mentecatti che costringono ragni e serpenti esotici - animali SELVATICI - a vivere in una teca per mostrarli agli amici! anzi guarda, gli darei direttamente Norberto!


Anna Leo Ludo Tesla Sestosenso Conrad-Cispi ... Sharon Bender Trippy Romeo, Buscemino e Biri sotto il salice, Rourki sotto la quercia
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Vecchio 09-03-2017, 15:02   #62
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flor
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Predefinito Re: alcune riflessioni sparse sui gatti di razza

La FIFE ha fatto la scelta radicale di non annoverare tra le sue razze animali affetti da caratteristiche dovute a patologie, come non accetterà altre razze derivate da incroci con felini selvatici. Scelta etica e condivisibile, ma surclassata dalla presenza sul territorio di questi esemplari, tanto che con l'entrata in vigore dei registri che certificano la razza (in Italia ANFI, AFeF e ENFI per conto del MIPAAF ) è stato necessario ammettere ad esempio anche i fold. Ci sono stati nel tempo esperimenti per il consolidamento razze di gatti "normali" che dopo un primo iniziale entusiasmo sono stati abbandonati (california spangled, york chocolate) via che spero prendano anche i gatti frutto di incroci immorali ...
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Vecchio 09-03-2017, 15:23   #63
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alimiao
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Predefinito Re: alcune riflessioni sparse sui gatti di razza

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La FIFE ha fatto la scelta radicale di non annoverare tra le sue razze animali affetti da caratteristiche dovute a patologie, come non accetterà altre razze derivate da incroci con felini selvatici. Scelta etica e condivisibile, ma surclassata dalla presenza sul territorio di questi esemplari, tanto che con l'entrata in vigore dei registri che certificano la razza (in Italia ANFI, AFeF e ENFI per conto del MIPAAF ) è stato necessario ammettere ad esempio anche i fold. Ci sono stati nel tempo esperimenti per il consolidamento razze di gatti "normali" che dopo un primo iniziale entusiasmo sono stati abbandonati (california spangled, york chocolate) via che spero prendano anche i gatti frutto di incroci immorali ...
caspita ma sei documentata!! (sei una donna vero?).. posso chiederti se hai gatti di razza? dalle foto sul tuo profilo mi pare di intuire che tu abbia dei bengala, giusto? posso chiederti come mai questa scelta? quali erano le tue aspettative, se solo estetiche o anche caratteriali ecc? Come ti sei trovata con gli allevatori? E' bello confrontarsi sui massimi sistemi, ma le esperienze personali sono ancora più interessanti
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Vecchio 09-03-2017, 15:30   #64
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Predefinito Re: alcune riflessioni sparse sui gatti di razza

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caspita ma sei documentata!! (sei una donna vero?).. posso chiederti se hai gatti di razza?
In effetti volevo chiederti anch'io se sei un giudice di gara o un'allevatrice/allevatore, perché mi sembri davvero ben informata.
E, per inciso, mi sono fatta la mia bella figura di cacca sui Bengala, razza che reputo bellissima, ma discutibile nella sua origine.
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Vecchio 09-03-2017, 17:18   #65
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Predefinito Re: alcune riflessioni sparse sui gatti di razza

Sono rimasta impantanata in questa discussione proprio perché mi sono sentita parte del e nel problema. Perché dopo tanti anni a raccattar gatti e dopo aver conosciuto il mondo delle razze feline, ho subito subìto il fascino del gatto che non è un gatto e non ho resistito. Nel 2003 il mio primo bengalino proveniente dalla Danimarca ha fatto il suo ingresso in casa mia. Tornassi indietro non lo rifarei perché ne sono rimasta talmente folgorata, incuriosita e affascinata da iniziare a dedicare molto del mio tempo all'approfondimento di questa razza.
Così nel 2006 ho cercato e trovato chi accettasse di cedermi gatti con finalità riproduttive e seguirmi in questa avventura. Una di loro è ora giudice internazionale FIFe, mentre l'altro mi ha insegnato molto anche sull'aspetto più antietico dei bengal ovvero gli ibridi.

La sua origine è discutibile in tutto e pertutto: una razza nata commettendo un errore dietro l'altro dall'ipotesi rivelatasi errata dell'immunità alla leucemia, fino all'utilizzo indiscriminato di incroci in strettissima consanguineità, utilizzo di abissini che oltre al rufismo gli hanno "regalato" patologie genetiche gravissime come la pk-de e la PRA, l'innesto di altri selvatici come l'oncilla, l'uso di un gatto di strada con la sola particolarità di avere un manto brillante ripetuto nei pedigree centinai di volte e via dicendo. Quindi sì è una razza dalle origini discutibilissime che però ha centrato l'obiettivo iniziale che viene citato in tutti gli standard: un gatto dall'aspetto selvatico con l'indole del gatto domestico. Il fatto che esista e che sia molto diffuso può apparire sconcertante a chi ama il gatto in sé e per sé (ovvero la maggior parte degli utenti di questo forum) ma come dicevo qualche post più in dietro, non potendo cambiare la storia, cerchiamo almeno (allevatori e proprietari) di "gestirla" correttamente.
Flor è un nomignolo, il mio nome è Angela e vivo a Prato
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Vecchio 09-03-2017, 18:34   #66
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Predefinito Re: alcune riflessioni sparse sui gatti di razza

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Originariamente inviato da flor Visualizza Messaggio
Sono rimasta impantanata in questa discussione proprio perché mi sono sentita parte del e nel problema. Perché dopo tanti anni a raccattar gatti e dopo aver conosciuto il mondo delle razze feline, ho subito subìto il fascino del gatto che non è un gatto e non ho resistito. Nel 2003 il mio primo bengalino proveniente dalla Danimarca ha fatto il suo ingresso in casa mia. Tornassi indietro non lo rifarei perché ne sono rimasta talmente folgorata, incuriosita e affascinata da iniziare a dedicare molto del mio tempo all'approfondimento di questa razza.
Così nel 2006 ho cercato e trovato chi accettasse di cedermi gatti con finalità riproduttive e seguirmi in questa avventura. Una di loro è ora giudice internazionale FIFe, mentre l'altro mi ha insegnato molto anche sull'aspetto più antietico dei bengal ovvero gli ibridi.

La sua origine è discutibile in tutto e pertutto: una razza nata commettendo un errore dietro l'altro dall'ipotesi rivelatasi errata dell'immunità alla leucemia, fino all'utilizzo indiscriminato di incroci in strettissima consanguineità, utilizzo di abissini che oltre al rufismo gli hanno "regalato" patologie genetiche gravissime come la pk-de e la PRA, l'innesto di altri selvatici come l'oncilla, l'uso di un gatto di strada con la sola particolarità di avere un manto brillante ripetuto nei pedigree centinai di volte e via dicendo. Quindi sì è una razza dalle origini discutibilissime che però ha centrato l'obiettivo iniziale che viene citato in tutti gli standard: un gatto dall'aspetto selvatico con l'indole del gatto domestico. Il fatto che esista e che sia molto diffuso può apparire sconcertante a chi ama il gatto in sé e per sé (ovvero la maggior parte degli utenti di questo forum) ma come dicevo qualche post più in dietro, non potendo cambiare la storia, cerchiamo almeno (allevatori e proprietari) di "gestirla" correttamente.
Flor è un nomignolo, il mio nome è Angela e vivo a Prato
Quindi sei un'allevatrice di Bengala?
Guarda, a dirtela tutta, a me il Bengala piace da impazzire, nella mia classifica personale è medaglia d'argento appena sotto il Maine Coon, quindi ti capisco quando dici che ne sei rimasta stregata, perché capita anche a me.
Come ti dicevo, sono piuttosto critica verso l'origine di questa razza (anche se per esempio non sapevo la storia della presunta immunità alla leucemia che, forse- boh non ne sono sicura- sarebbe stato un punto a favore eticamente parlando all'ibridazione del gatto domestico) perché vorrei che i felidi selvatici (il servalo, l'ocelot, il caracal...) venissero lasciati in pace, non usati come serbatoio genetico per ottenere gatti dall'aspetto selvaggio, quindi meramente o principalmente a fini estetici.
E, da profana, non posso che farti i complimenti per la serietà con cui ti sei accostata a questa razza e al mondo dell'allevamento in generale, documentandoti, facendoti seguire e guidare da persone più esperte, quindi, benché magari la scelta iniziale possa essere criticabile dal mio punto di vista perché non mi piace l'idea di incrociare il gatto domestico con i felini selvatici (ma il risultato, nel caso del Bengala, mi piace assai), hai saputo gestire la cosa con molta serietà e senso di responsabilità. Spero- ma essendo tendenzialmente pessimista, ne dubito- che i creatori e gli allevatori (ma anche i proprietari, perché non dimentichiamoci che gran parte della loro vita, questi gatti la passeranno con dei privati) di Sphynx, Dwelves, Peterbald, Munchkin, American Curl, Scottish Fold... ci mettano la stessa passione, lo stesso impegno e la stessa serietà. Inoltre, al giorno d'oggi, sembra si stia imponendo a discapito della salute e di tutto il resto, l'idea che strano=figo e più strano=ancora più figo.
Un'altra cosa che sento spesso e che personalmente mi fa rabbrividire è il caso di privati che possiedono un gatto di razza, non lo fanno sterilizzare e poi mettono annunci per cercare un partner al loro gatto (o gatta) e fare una cucciolata, così, senza un piano, senza sapere una cippa di genetica felina e di quella razza in particolare, senza capire quali sono le conseguenze che possono derivare da un incrocio mal fatto in termini di tare e difetti ereditari. Va beh, lasciamo perdere ché sennò mi parte un embolo...
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Vecchio 09-03-2017, 20:55   #67
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Predefinito Re: alcune riflessioni sparse sui gatti di razza

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Io non sono molto d'accordo. Secondo me l'allevamento del gatto estremo non dovrebbe esserci, e basta. Creiamo gatti bassotti perché "siamo annoiati" da quelli normali e proporzionati, e poi gli adattiamo la casa su misura? E' proprio il pensiero che ci sta dietro che secondo me è sbagliato. Un gatto come il dwelf (bassotto, nudo, con le orecchie ritorte) ha in sé 3 anomalie genetiche. Perché questi allevatori hanno scelto di accorpare 3 anomalie in un solo gatto? perché evidentemente si pensa che più il gatto è strano, più è interessante, esotico ed "attrattivo".
Io capisco ancora se un allevatore si sveglia la mattina e dice "sai che c'è? mi piacerebbe proprio avere un Maine coon del colore caffè del burmese" e inizia a studiare e accoppiare gatti fino a che crea una nuova razza, il "Burma Maine", con mantello cioccolato e occhi verdi del burmese e pelo del Maine coon, la taglia una via di mezzo.
Ma giocare con le anomalie genetiche giusto per rendere interessante un gatto per acquirenti sempre più annoiati e in cerca dell'estremo, non mi sembra proprio giusto per i gatti. Dovrebbe essere vietato, secondo me.

Dire che siccome queste razze esistono bisogna in qualche modo accettarle non mi trova d'accordo. Anche perché l'offerta crea la domanda, certo una volta che ti sei comprato il munchin nudo a 7000 dollari, è importante che tu lo tratti bene, gli fai vivere una vita degna ecc, ma il punto è che questi gatti non dovrebbero essere messi in vendita. Gli allevatori per primi dovrebbero fare delle serie battaglie (anche culturali) per combattere queste degenerazioni.
In teoria è giustissimo quello che scrivi.
Il punto è che si è arrivati a certe aberrazioni, partendo dalle razze comuni.
Il persiano ipertipico ha quasi rischiato di far estinguere il normotipo, che da parecchi anni sta tornando alla grande, sotto il nome di dollface.
Anche quando sono entrata 11 anni fa domani, su questo forum, sono stata personalmente redarguita da allevatori di persiani, perchè esprimevo la mia perplessità riguardo al fatto che in natura non esiste nessun grande felino ipertipico, se nasce, muore, perchè è stato allevato invece? Scoppiò un putiferio, mi accusarono di cadere dal pero, ma io sono solo testarda e ragionevole. Portare avanti un carattere recessivo che da solo problemi, è un controsenso, se è fatto solo per ragioni estetiche.
Lo stesso dicasi, ma qui per fortuna problemi di salute non esistono, per il vecchio Siamese, che ora si chiama Thai. Il siamese odierno sembra un micio extraterrestre, con la faccia a triangolo equilatero, solo il carattere o personalità o indole, come volete chiamarla, tanto basta cambiare scuola di pensiero per cambiare le definizioni, non è cambiato, siamesi e thai sono dei grandi scassaballe, ma sono adorabili...
Insomma si portano avanti per ragioni di moda, linee di sangue. Senza peraltro migliorare se non di poco le caratteristiche fisiologiche di salute.
Poi ci sono razze nate da incroci fortuiti, portate avanti per amore dei risultati, come i Ragamuffin e i Ragdoll, anche qui, zero problemi di salute, se si è fortunati.
Alla fine tutti abbiamo un micio del cuore, che ci piace tantissimo come fenotipo. Io mi sono innamorata pazzamente di due razze, Abissino e Birmano, che sono a dir poco antitetiche come personalità...e, lo dico sottovoce, farei pazzie per un micio tabby con gli occhi azzurri, perchè mi ricordano mici che ho amato tantissimo, Sissi e Celestina, per fare due nomi...
Però alla fine siamo scelti, o facciamo da mammegatte ai mici che il destino mette sulla nostra strada.
Chiederei solo agli allevatori di andarci piano, molto piano, giocare a fare i creatori, è divertente ma non è molto etico.
Se i prezzi dei mici di razza fossero più bassi, il fenomeno abbietto degli scucciolatori casalinghi forse non esisterebbe, personalmente conosco un allevatore di birmani che si fa i suoi bei 20,000 euro annuali con le cucciolate di un anno...ha una sua ditta privata, in perdita non sta. Però ecco, a questi livelli mi chiedo quanto ci sia di amore e quanto di altro...
Meno male che conosco invece tanti allevatori perbene...qui e alle mostre. E anche per telefono, su facebook. Le brave persone esistono, anche se sono poche. Ma purtroppo la maggioranza a volte fa scelte discutibili.
Un'ultima cosa, credo che a differenza del cane, il gatto abbia uno zoccolo duro di personalità, scalfito fino ad un certo punto dall'aspetto fisico. Il genotipo predomina sul fenotipo. Le problematiche legate al luogo inappropriato di minzione ad esempio, sono uguali per tutte le razze, così come quelle legate all'alimentazione. I fenomeni non spiegabili razionalmente appartengono a tutti i felini, quindi il micio a mio parere è rimasto ancora parecchio legato al suo retaggio filogenetico ontologico, per usare paroloni. Insomma ha ancora un pizzico di gene selvatico, anche sotto il più morbido e lungo dei mantelli geneticamente programmati dall'allevatore...


Quando tutto crolla, viene voglia di buttarsi insieme...
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Vecchio 10-03-2017, 08:40   #68
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Predefinito Re: alcune riflessioni sparse sui gatti di razza

@_flor/Angela: grazie per il tuo contributo, davvero interessante! vedi, sarò un po' rigida io, ma per me il bengala e il munchin stanno su due pianeti lontanissimi fra loro.. il bengala mi è sempre sembrato un bel gatto, non conoscevo la storia della sua creazione ma insomma non mi pare poi così abominevole.. sì magari non del tutto etica, ma voler creare un gatto domestico che abbia l'aspetto di un gatto selvatico secondo me è un peccato veniale, il pensiero che ci sta dietro è "il felino selvatico è un animale bello, nobile, affascinante, peccato non poter tenere un leopardo in casa, proviamo a riprodurlo in scala domestica".. invece il pensiero che sta dietro alla creazione del munchin nudo è "guarda, un gatto nudo e bassotto, questo sì che è originale, un gatto che non sembra un gatto, che non ha la forma del gatto, che non ha il mantello del gatto, che a vederlo da lontano sembra più un parente della pantegana che non del giaguaro.. questo sì che si distingue dalla massa". Fa niente se ha pure degli handicap, basta che sia strano. Questo atteggiamento mi sembra poco rispettoso.

Ma il bengala, a parte il look, secondo te si distingue dal gatto domestico anche per l'indole? è vero ad es che non sono adatti come gatti d'appartamento ma hanno bisogno di spazi esterni? dato che sei un'allevatrice, hai esperienza di acquirenti, chi si rivolge a te per un bengalino che motivazioni ha? lo fa per una questione estetica, di moda, perché vuole il gatto-giaguaro?

Io poi nella mia ignoranza, girando per expo, mi chiedevo perché certe expo erano piene di thai, scottish fold, peterbald, e nelle altre neanche uno.. dopo ho capito che alcune razze sono riconosciute solo da alcune associazioni, quindi a seconda di chi organizza le expo, puoi trovare certe razze o no.. personalmente credo che tutto ciò ingeneri parecchia confusione nel neofita, ad es per i cani le expo sono quasi tutte gestite da ENCI e quindi le razze sono sempre quelle..
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Vecchio 10-03-2017, 10:30   #69
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Predefinito Re: alcune riflessioni sparse sui gatti di razza

Capisco molto bene quello che vuoi dire
Qualche anno fa durante un corso dovevo svolgere dei compiti dove mi si chiedeva di trovare lati positivi e negativi anche laddove di positivo ad una prima occhiata sembrava non esserci proprio nulla. L'ambito felino (o canino) rispecchia la moda e la moda rispecchia il nostro tempo. In questo tempo la diversità, ma anche la disabilità (intesa come abilità diversa) sono sempre più oggetto di curiosità positiva. Se prima un volto sfigurato era impresentabile su di una rivista ora non lo è più. Se prima il diverso veniva nascosto ora non lo è più. Questo in ambito umano è molto positivo: cioè il fatto che tutte le persone che si discostano dalla norma o disabili siano messe in condizioni di esprimere sé stesse è un dato della nostra società seppur con mille limiti e mille discussioni la via intrapresa è questa. Gli animali domestici riflettono secondo me questo modo di vedere. La stranezza non si nasconde, ma al contrario si mostra. Che certi gatti vengano messi al mondo consapevolmente è sconcertante e a chi lo fa possono essere attribuiti giudizi anche molto negativi senza timore di sbagliare, ma ... a cosa serve?

Per quanto riguarda i bengal la loro tipicità sta nel fatto di aver ereditato oltre la mantello anche alcuni comportamenti dal felis bengalensis. Quindi rimane un gatto dall'indole del gatto domestico (abitudinario, territoriale, solitario, semiarboricolo e crepuscolare) mentre dal progenitore selvatico ha preso la camminata ed i vocalizzi che sono diversi da quelli del gatto domestico e l'attrazione verso l'acqua: ad alcuni gatti piace l'acqua, mentre tutti i bengal sono attratti dall'acqua , alcuni ci giocano, altri vi si tuffano che siano piscine o torrenti. Hanno anche un estremo bisogno di natura. Che sia ricreata artificialmente o vera poco importa, ma se qualche anno fa dicevo che un appartamento per un bengal andava bene ora non lo dico più. Appartamento sì, ma non monolocale e solo se si riesce a ricreare spazi "naturali" all'aria aperta, anche solo un terrazzo in sicurezza e postazioni casalinghe su più livelli. Per un gatto e a maggior ragione per un bengal vivere a livello pavimento è un affronto bello e buono che sfocerà certamente in qualche disturbo del comportamento. Il felis bengalensis è anche molto timido a differenza di altri felini selvatici più socevoli (tipo l'ocelot) quindi un bengal cucciolo lasciato a sé stesso sarà un gatto molto diffidente, questo rende il ruolo della socializzazione primaria fondamentale. Sono poi molto poco proprensi al gruppo, lo accettano e possono riuscire a formare piccoli gruppi, ma la richiesta di attenzioni (coccole) sarà sempre esclusiva ed individuale.

Per quanto riguarda le razze presenti nelle esposizioni sì, possono essercene di differenti a seconda del circuito di appartenenza e anche i gatti della stessa razza possono risultare diversi! In teoria, le esposizioni sul territorio italiano possono avere come partecipanti solo gatti di razze riconosciute dalle norme degli enti erogatori approvate dal ministero, quindi non dovrebbero essere presenti gatti che non hanno il riconoscimento ufficiale di razza
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Vecchio 10-03-2017, 10:59   #70
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Predefinito Re: alcune riflessioni sparse sui gatti di razza

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Capisco molto bene quello che vuoi dire
Qualche anno fa durante un corso dovevo svolgere dei compiti dove mi si chiedeva di trovare lati positivi e negativi anche laddove di positivo ad una prima occhiata sembrava non esserci proprio nulla. L'ambito felino (o canino) rispecchia la moda e la moda rispecchia il nostro tempo. In questo tempo la diversità, ma anche la disabilità (intesa come abilità diversa) sono sempre più oggetto di curiosità positiva. Se prima un volto sfigurato era impresentabile su di una rivista ora non lo è più. Se prima il diverso veniva nascosto ora non lo è più.
Guarda, sono parzialmente d'accordo, ovvero quello che trovo più sconcertante nella tendenza che hai descritto, tra l'altro in maniera perfettamente lucida, è il termine "moda", principalmente perché mi fa pensare che a questo punto il cane o gatto diventi un accessorio (e in un certo senso, visto che già la natura ne ha sfornati di tutti i gusti, la cosa può anche avere un risvolto innocente, ovvero non c'è nulla di male a preferire un certo mantello, una certa corporatura, una certa lunghezza del pelo, almeno finché non si arriva agli eccessi di cui purtroppo siamo sempre più frequentemente testimoni), più che un compagno con cui condividere la nostra vita. In secondo luogo il termine "moda" mi dà l'idea di una tendenza passeggera: tra qualche anno magari il gatto nudo non andrà più così per la maggiore e che fine faranno riproduttori, fattrici, ecc...? Gli allevatori accetteranno di ridursi a selezionatori di una razza di nicchia per pochi amatori o si butteranno sul tipo felino che andrà in quel momento? Riguardo all'estetica del brutto, mi chiedo quanto questo sia davvero un cambiamento culturale, una rottura di schemi inveterati di pensiero, e non una curiosità morbosa da freak show. Faccio un esempio: se io, stilista, faccio indossare una mia creazione ad una modella affetta da vitiligine o albina o che sia stata sfigurata magari gettandole dell'acido addosso, lo faccio per rompere con i canoni tradizionali, per richiamare l'attenzione sulla violenza sulle donne o più biecamente perché, per via della sua disabilità/deformità o del suo aspetto sconvolgente, si impone, buca la pagina e dà risalto ai miei abiti? In soldoni, quanto c'è di etico, di volontà di scardinare dei preconcetti e quanto invece di marketing? Resta poi il problema di creare intenzionalmente (e fino ad un certo punto, scientemente) degli esseri deformi: ok, io posso usare una donna vittima di violenza per fare una pubblicità, ma di certo non le do fuoco o non la cospargo di acido per avere un testimonial della mia marca... Con lo Sphynx, il Munchkin, ecc..., invece, siamo proprio alla creazione di simili aberrazioni e questo mi disturba oltremodo.



Volevo poi farti una domanda un po' scomoda sulle origini del Bengala, ma non sei obbligata a rispondere: ho letto che fino ad un certo numero di generazioni (mi sembra fino alla f3, ma potrei dire una stupidaggine), i maschi delle cucciolate sono sterili, quindi inutili a fini riproduttivi e/o allevatoriali (adesso credo che il problema non si ponga più perché la razza è stata fissata e quindi per avere un cucciolo di Bengala, si fanno riprodurre due Bengala tra di loro). Per via dell'ibridazione e della sua ascendenza, è lecito aspettarsi che un simile animale (l'ibrido f1 o f2) non sia né adatto alla vita di appartamento perché troppo irrequieto, schivo (a prescindere dal fatto che, come dicevi, anche nelle generazioni successive rimane comunque un gatto bisognoso di natura, spazi su cui arrampicarsi, ecc..., non certo il classico gatto da divano o da grembo), né è un animale che possa essere reinserito in natura a mio avviso, perché l'incrocio con gatti domestici forse non lo rende abbastanza "scafato" in un ambiente totalmente selvatico; insomma, per fartela breve, cosa ne è stato dei primi ibridi maschi (dall'f1 all'f3): si è trovato il modo per fargli vivere una vita degna oppure sono stati, ehm, eliminati come i pulcini maschi?

P.s: ovviamente non ho resistito e sono andata a vedere i tuoi gatti su internet. Mamma mia che splendori: complimenti vivissimi!!!!
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