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Il comportamento dei vostri a-mici Se avete dubbi, domande o esperienze sul comportamenteo dei vostri a-mici postate qui.

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Vecchio 21-07-2017, 09:00   #1
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Aletto
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Predefinito Una chicca per la relazione uomo-gatto

Pensando a Ramna ed ai progressi della loro relazione con la micia, copioincollo da Marchesini Etologia questo brano che fonde, a mio avviso, i due mondi così distanti ma così vicini nelle nostre case, la relazione tra due specie che nei millenni si sono affiancate con sempre discrezione da parte del gatto, con invadenza da parte nostra sia nel bene che nel male.
L'equilibrio lo troviamo sempre nel rispetto reciproco, nella valorizzazione di questa specie che tanto amiamo, nella comprensione che ha il nostro ruolo nella loro vita

"Il Gatto In Relazione Con Il Mondo
Il gatto è un animale molto sensibile nel suo rapporto con il mondo: quando ammiriamo le grandi doti percettive, che lo rendono capace di avvertire, anche mentre sta dormendo, il debole squittio di un topo, oppure la sua maestria nel muoversi nel contesto come se possedesse la metrica perfetta di ogni gesto, dobbiamo comprendere che questi talenti sono intimamente legati a certe disposizioni di misura e di sensibilità.

La forza del gatto è la chiave della sua fragilità.
Anche quelle tendenze infantili che tanto soddisfano le nostre predisposizioni epimeletiche, nonché la giocosità che trasforma il felino in un simpatico clown, hanno come controaltare una marcata sensibilità e un forte bisogno di trovare nella relazione umana conforto e ristoro, un po’ come se il gatto ci chiedesse di rendere l’universo che lo avvolge coerente con i suoi bisogni e le sue aspettative.
Per questo, tante volte ho avuto l’impressione di essere una specie di coperta per i miei gatti, capace di riscaldare non solo il corpo e di fungere da oggetto transizionale, per dar luogo a un continuum tra loro e il mondo, baluardo contro ogni precipizio o discontinuità. Il gatto presenta contraddizioni interne, perlomeno ai nostri occhi: da una parte ama muoversi in una realtà conosciuta e, per tanti versi, controllata, dall’altra non sopporta la monotonia e la ripetizione, desiderando alimentare la sua curiosità con continue sorprese. Ma, a ben vedere, non c’è conflittualità o ambivalenza in questo suo bisogno, giacché solo se qualcosa sta fermo è possibile individuare il movimento di qualcos’altro.
Il nostro felino interseca il mondo con una grande forza emotiva, ma forse, proprio per tale motivo, ha bisogno di un fondale. I gatti si legano in modo assai stretto al loro contesto di vita, da cui la sensazione che siano affezionati più alla casa che a noi; spesso, se spostati dalla vecchia abitazione, sono disposti a percorrere chilometri pur di tornare alla loro antica residenza.
Per il gatto, noi siamo una specie di regista che ha il compito di dare appropriatezza al suo mondo, scegliendo i fondali più opportuni a seconda della scena e delle musiche intonate. D’altro canto, così facendo, siamo sempre sul punto d’essere inglobati al contesto stesso, di diventare cioè parte dell’apparato scenico al cui interno si muove."


Le parti sottolineate da me, sono quelle che mi hanno fatto pensare a Ramna e alla loro micia che comincia a muoversi in un mondo sconosciuto


"Quando mi trastullo con la mia gatta chissà se essa non faccia di me il proprio passatempo più di quanto io faccia con lei" Montaigne
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Vecchio 21-07-2017, 09:18   #2
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Il gatto presenta contraddizioni interne, perlomeno ai nostri occhi: da una parte ama muoversi in una realtà conosciuta e, per tanti versi, controllata, dall’altra non sopporta la monotonia e la ripetizione, desiderando alimentare la sua curiosità con continue sorprese. Ma, a ben vedere, non c’è conflittualità o ambivalenza in questo suo bisogno, giacché solo se qualcosa sta fermo è possibile individuare il movimento di qualcos’altro.
questo è troppo vero, è un po' la chiave di una vita soddisfacente per il gatto - e per noi anche! io mi ritrovo perfettamente descritta in questo paragrafo


Anna Leo Ludo Tesla Sestosenso Conrad-Cispi ... Sharon Bender Trippy Romeo, Buscemino e Biri sotto il salice, Rourki sotto la quercia
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Vecchio 21-07-2017, 10:22   #3
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questo è troppo vero, è un po' la chiave di una vita soddisfacente per il gatto - e per noi anche! io mi ritrovo perfettamente descritta in questo paragrafo
Esatto, anche per noi. Le vite si somigliano molto, cambiano le motivazioni
le sue contraddizioni sono tali a volte solo per noi. il territorio non deve avere sorprese sgradevoli, ma deve avere sorprese..... positive e stimolanti, appropriate ed adatte alla sua crescita
Per questo ho pensato alla micia terrorizzata, loro stanno fornendo sia quella "coperta" che quel substrato, che Marchesini chiama fondale, con cui la micia può entrare in relazione col mondo con la sua forza e con la sua fragilità
Se non si fosse capito, quella micia mi ha molto commosso


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Vecchio 21-07-2017, 10:26   #4
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ti capisco, anche a me. è stato un piccolo miracolo. una di quelle storie per cui micimiao esiste, ed è un posto tanto speciale.


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Vecchio 22-07-2017, 14:31   #5
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I gatti si legano al loro contesto di vita così come accade in una certa misura anche per noi umani, però che spesso se spostati dalla vecchia casa cerchino di ritornarvi, come afferma Marchesini, poteva essere vero un tempo, quando il gatto viveva vicino all'uomo, ma non con l'uomo e anche adesso quando il gatto è solamente, o poco più, di un complemento ambientale.

Se invece tra gatto e umano c'è un rapporto di profondo interscambio emozionale, affettivo, pur continuando ad essere innegabilmente un animale che ha bisogno di un suo territorio, darà la preferenza a stare vicino al compagno umano, accettando senza problemi la nuova sistemazione, tanto che diventi quella definitiva, quanto che si tratti di ripetuti scambi tra un'abitazione principale e una temporanea, anche variabile.
In pratica l'umano assume la connotazione di territorio del gatto e il territorio fisico vero e proprio diventa un complemento di cui accetta senza problemi la variabilità.

O almeno questo è ciò che ho notato vivendo insieme ai gatti.
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Vecchio 22-07-2017, 15:20   #6
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Se tra gatto e umano non si era instaurata una relazione soddisfacente per il gatto, penso che proprio non torni anche se quello era il suo territorio, ne trova un altro per la sua flessibilità di adattamento.
Possono ritrovare la strada di casa, se ne hanno voglia!
Possono orientarsi tramite delle mappe mentali utilizzate dai parenti selvatici che percorrono chilometri e chilometri, olfatto, o sentire rumori familiari tipo una ferrovia o osservando un fiume, e ci sono di mezzo anche i campi magnetici dei quali usufruiscono anche cani e gatti, fu fatto un esperimento senza potenti magneti e con. Portati in un luogo che non conoscevano gli stessi gatti prima senza e poi col magnete, nel primo caso ritrovavano la via di casa nel secondo no
Secondo me li sottovalutiamo, hanno strumenti che neppure ci sogniamo

Un mio gatto tanti anni fa se ne andò a zonzo dalla casa delle vacanze, pensavo si perdesse perché non conosceva il territorio, aveva un passato da gatto sia di casa che libero (perché era stato abbandonato dalla sua vecchia famiglia), tornò che era quasi l'alba, gli avevo lasciato la finestra aperta
Noi ed il territorio che condividiamo con loro diventiamo il loro nucleo


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Vecchio 22-07-2017, 22:32   #7
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Se tra gatto e umano non si era instaurata una relazione soddisfacente per il gatto, penso che proprio non torni anche se quello era il suo territorio, ne trova un altro per la sua flessibilità di adattamento.
Indubbiamente se non c'era una relazione soddisfacente è possibile, ma è altrettanto e forse ancor più possibile che il gatto torni al vecchio territorio, se ci si trovava bene, tanto quell'umano era solo un elemento evidentemente di scarsa rilevanza dal punto di vista del felino.
Non sono infrequenti i casi di persone che vengono a scoprire che il gatto scomparso dalla nuova casa è tornato dove viveva prima, se la distanza non è eccessiva, altrimenti, come hai detto, si trova un nuovo territorio di suo gradimento.

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Un mio gatto tanti anni fa se ne andò a zonzo dalla casa delle vacanze, pensavo si perdesse perché non conosceva il territorio, aveva un passato da gatto sia di casa che libero (perché era stato abbandonato dalla sua vecchia famiglia), tornò che era quasi l'alba, gli avevo lasciato la finestra aperta
Noi ed il territorio che condividiamo con loro diventiamo il loro nucleo
Sì, il punto è proprio il condividere inteso però nel senso più ampio del termine, che comprende anche il lato affettivo, che è di non poca rilevanza, altrimenti succede come al gatto di un mio vicino di casa, per il quale il micio era solo un utile deterrente contro i serpenti; un paio di settimane dopo il trasloco il gatto è ricomparso qui; pensiamo sia tornato perché questo era il suo territorio, del quale però faceva parte anche mia madre, dalla quale aveva sempre ricevuto coccole quotidiane e che evidentemente per lui era più importante del suo vero proprietario.

Finché i miei gatti non superavano il numero di 2 li abbiamo sempre portati con noi.
Ogni 2-3 mesi andavamo a trovare i miei genitori; abitavano al pianterreno e d'estate le porte erano sempre aperte, quindi anche i miei pelosi avevano la possibilità di esplorare l'ambiente esterno; non si sono mai persi, non sono mai fuggiti.
Stessa cosa quando passavamo le ferie in alta montagna; sono sempre venuti con noi, sia alla baita, sia quando facevamo trekking; dormivamo tutti insieme nella tenda canadese e durante le marce camminavano con noi, a volte andavano in avanscoperta, ma senza allontanarsi troppo; quando erano stanchi si arrampicavano sopra lo zaino e si facevano trasportare comodamente, godendosi il panorama; veniva con noi anche d'inverno, quando per raggiungere la baita dovevamo fare un paio di chilometri a piedi, nella neve, perché la strada non arrivava fin lassù.
Solo quando arrampicavamo o andavamo sui ghiacciai, non li portavamo con noi, per ragioni di sicurezza loro; restavano da soli in tenda, dalla quale comunque potevano uscire, oppure alla baita, ma con la finestra aperta, in modo che potessero girovagare a loro piacimento.

Secondo me nel connubio umano-territorio per loro il punto fermo era l'umano, mentre il fatto che il territorio potesse cambiare di volta in volta non era un problema.
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Vecchio 23-07-2017, 07:16   #8
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@ Malinka
Grazie dell'intervento perché penso sia inutile dire quanto mi stia a cuore l'argomento relazione uomo-gatto

Come dicevi il gatto può essere un complemento ambientale per noi ma possiamo esserlo anche noi per lui, in questo ci vedo un disinteresse di relazione e di conseguenza un apporto di referenze reciproco pari a zero di cui però penso siamo "responsabili" noi per non sentire il desiderio di varcare quella soglia che permetterebbe lo scambio di conoscenze, di emozioni, di crescita da entrambe le parti
Se non siamo un tutt'uno con loro ed il loro modo di sentire il mondo, se non abbiamo intuito la loro percezione di noi stessi che viviamo nello stesso territorio, per loro non dico che un territorio vale l'altro, ma viene a mancare una componente di relazione importante e se ne tornano da dove erano venuti, perché anche noi in quel caso siamo pari ad un oggetto

La componente affettiva, il valore che entrambe le parti hanno percepito ed attribuito alla relazione si rivela proprio in queste situazioni, dove siamo veramente parte attiva di un territorio. E se non siamo stati in grado di trasmettere sicurezza come loro la intendono e non secondo i nostri parametri, quel territorio senza affetto, senza crescita di relazione, senza sicurezza credo valga quanto un altro

A volte mi chiedo, e se fossi un cane, maiale o un qualsiasi altro animale da fattoria, visto che siamo tutti animali e che loro ci percepiscono come animali, tornerebbero da me come fece quel mio miciotto?
Domanda oziosa


"Quando mi trastullo con la mia gatta chissà se essa non faccia di me il proprio passatempo più di quanto io faccia con lei" Montaigne
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Vecchio 23-07-2017, 13:38   #9
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E' una bella domanda che temo resterà senza risposta.
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[...]A volte mi chiedo, e se fossi un cane, maiale o un qualsiasi altro animale da fattoria, visto che siamo tutti animali e che loro ci percepiscono come animali, tornerebbero da me come fece quel mio miciotto?
Domanda oziosa
Non ho capito bene...Intendi dire se tu fossi un cane, un maiale o qualsiasi altro animale di fattoria?
Oppure ti chiedi, se si trattasse di animali di fattoria, se tornerebbero da te come ha fatto il tuo gatto?

I casi di cani e gatti che tornano dal loro umano non sono rari, ma gli animali da fattoria dubito che possano farlo, non perché non possano provarne il desiderio, ma perché ci sarebbero ostacoli praticamente insormontabili.
Intanto sarebbe necessario che si fosse instaurato un autentico e profondo rapporto affettivo fra uomo e animale, ma in fattoria gli animali vengono allevati nella prospettiva di diventare cibo per umani, non certo per condividere emozioni, amore, aspetti della vita.
"Maiale, ti amo e mi occupo di te pensando a che buono e bel prosciutto diventerai".
D'altra parte l'allevatore lavora per ricavare il reddito per vivere, non certo per il gusto di mantenere animali vita natural durante senza averne un rientro in termini monetari; se si facesse certi scrupoli smetterebbe di allevare e cercherebbe un lavoro dove non si uccide nessuno.

Una gallina o un coniglio dubito che abbiano capacità di orientamento tali da consentir loro di intraprendere il viaggio, viaggio che comunque sarebbe irto di grandissime difficoltà.
Tralasciando il pericolo costituito dai predatori naturali, mi immagino la fine che farebbe uno di questi animali se disgraziatamente dovesse incappare in qualche umano; potrebbe evitare questo rischio solo se tra un luogo e l'altro mancasse completamente la presenza umana.

Un maiale che vive nel suo lurido recinto dubito che abbia interesse a tornare nel precedente e altrettanto lurido recinto; semmai potrebbe fuggire per vivere in libertà, ma non ce lo vedo a tornare nel luogo d'origine, non fosse altro che per le oggettive difficoltà pratiche: recinzioni, strade, guard rail...come potrebbe superare certi ostacoli?
Oggi c'è anche il "maiale da compagnia"; ho già avuto occasione di vedere persone col maialino vietnamita al guinzaglio, ma anche se c'è indubbiamente un rapporto affettivo, ignoro se il maiale abbia il senso dell'orientamento di un cane o di un gatto.

Ignoro del tutto con quale criterio la natura abbia provvisto di forte senso dell'orientamento alcuni animali; probabilmente se era utile per la loro sopravvivenza, altrimenti sarebbe stato un dono inutile.

Forse il cavallo potrebbe tornare dal suo umano, se corrisponde al vero ciò che si vede nei film.

L'orsa Daniza, spostata dal suo territorio, vi ha fatto ritorno, a conferma che questi animali hanno uno spiccato senso dell'orientamento.
La domanda che mi pongo però è: se Daniza avesse avuto un amico umano che l'avesse portata con sè, sarebbe rimasta nel nuovo territorio con lui o sarebbe comunque tornata al vecchio territorio?

Esperienze dirette con animali non usualmente considerati "da compagnia" ne ho proprio pochine.
Quando abbiamo traslocato qui mi sono portata anche le due coppie di germani reali che vivevano nel giardino; trattandosi di animali alati, migratori per natura e quindi provvisti di senso dell'orientamento, avevo messo in conto che potessero tornare alla vecchia casa; 200km per loro non erano nulla.
Invece sono rimasti qui, anzi, nonostante potessero volare via quando volevano, non si sono neppure una volta allontanati dal giardino, anche se capitava di vedere loro consimili che passavano in volo.
Non penso siano rimasti per particolare affezione con me, ma semplicemente perché si trovavano bene in questo nuovo territorio.

Gilda, la mia gallina, è invece fuggita dalla sua casa, non molto distante da qui e dopo un intero inverno trascorso in libertà ai margini del bosco, di sua iniziativa è venuta nel mio giardino, dove oramai vive da alcuni anni; si è anche molto affezionata a me e le piace farsi coccolare, ma se dovessi portarla lontano non credo proprio che riuscirebbe a ritrovare la strada di casa, neppure se lo desiderasse.
Per le necessità di vita e di sopravvivenza di un pollo, con tutta probabilità è inutile un particolare senso dell'orientamento, indispensabile invece per i migratori e per gli uccelli che hanno un fortissimo attaccamento al luogo natale, come rondini, rondoni, piccioni...anche se proprio parlando di piccioni, mi ritrovo con caso anomalo: Grisù, che invece di tornare alla sua casa natale, ha scelto di rimanere qui e per di più si "innamorato" di me...mi capitano proprio tutte...

(scusa la lunghezza del post...purtroppo la sinteticità non è una mia prerogativa)
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Vecchio 23-07-2017, 17:10   #10
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Aletto
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E' una bella domanda che temo resterà senza risposta.

Non ho capito bene...Intendi dire se tu fossi un cane, un maiale o qualsiasi altro animale di fattoria?
Oppure ti chiedi, se si trattasse di animali di fattoria, se tornerebbero da te come ha fatto il tuo gatto?......
Ignoro del tutto con quale criterio la natura abbia provvisto di forte senso dell'orientamento alcuni animali; probabilmente se era utile per la loro sopravvivenza, altrimenti sarebbe stato un dono inutile.......
(scusa la lunghezza del post...purtroppo la sinteticità non è una mia prerogativa)
Infatti la mia è una domanda oziosa e ciononostante ma la faccio spesso
Intendevo qualcosa del genere, amicizia/affetto tra specie diverse, un legame come quello che c'è spero tra me ed i miei gatti, o tra noi ed i nostri gatti
https://www.google.it/url?sa=i&rct=j...00908445362149

Un mio amico aveva una scrofa in campagna dove viveva (ora poverino è morto) con galline, oche, cani, trattore e tutto quanto serve lì, e con lei aveva una grande amicizia. Lui si rotolava in terra/fango con lei, e lei gli entrava in casa e lui la lasciava stare. Certo era una persona particolare, anche difficile da averci a che fare, gli animali venivano prima di tutto e se cagavano in casa pazienza poi si pulisce, e si mangiava cucinato in pentole imbarazzanti, ma eravamo amici fin da piccoli e gli volevamo tutti bene. Il suo legame con la scrofa mi colpì molto, e solo ora lo capisco di più

Ricordo della povera Daniza, ma di orsi non so nulla di nulla, men che meno conosco il loro legame col territorio. Mi chiedo che fine abbiano fatto i suoi cuccioli.
Per quanto riguarda la percezione del campo magnetico credo che la natura (che non è perfetta altrimenti non ci sarebbe neppure necessità di evoluzione) ha provvisto tutti di ciò di cui abbiamo bisogno, esagerando anche e donando ridondanza che poi può venire utilizzata....magari migliaia di anni dopo.
Divago un po' per parlare di Darwin
Darwin diceva "la natura gronda di inutilità" e quando lo disse nessuno gli diede retta, 150 anni dopo questa affermazione è stata rivalutata, ed il biologo evolutivo Lewontin dice che non è affatto vero che ogni parte svolge una funzione, molte parti degli organismi sono conseguenze di modificazioni evolutive che hanno avuto luogo nel corso dello sviluppo.
Un piccolo esempio è il sesto dito del panda che si è formato da un ossicino del polso che abbiamo tutti, solo che a lui è servito non per l'articolazione ma per formare un dito in più e poter afferrare il bambù.
Ora si parla di ad-aptation ed ex-aptation,
e la ex-aptation -vale a dire la caratteristica creata per cooptazione di utilità usuale ma rimaneggiata e riutilizzata per fare tutt'altro- pare sia di gran lunga più frequente
Ma non so se la magnetite contenuta nelle cellule possa servire ad altro se non alla percezione del campo magnetico

Scusa te, ma se parlo di Darwin esco dai binari


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