Perché i mici cadono in piedi?

[Aletto]

Originariamente inviato da VEI-6 Vesuvius

Perchè i gatti cadono sempre in piedi e poi si parla di uomini

Perché siamo antropocentrici

[Iska]

Un po' di gattocentrismo.
A proposito di gatti che cadono in piedi, non è sempre vero.
Ho allevato un micio abbandonato a circa 2 mesi di età che apparentemente era un normalissimo gatto; è cresciuto bene, faceva cose da gatto, ma un giorno, era già adulto, dovendo sistemare le coperte del letto su cui era acciambellato, l'ho raccolto fra le braccia, ma mi è sfuggito, ricadendo di schiena, fortunatamente sul letto.

Ho trovato strano che non avesse avuto il tipico istinto di raddrizzarsi, ma la cosa è finita lì, per tornarmi alla mente giorni dopo, mentre giocavo con uno degli altri gatti.
Il suo gioco preferito era farsi lanciare in alto a pancia in su quasi ad altezza del lampadario, per poi girarsi abilmente nonostante la brevissima distanza e ricadere in piedi sul letto, per poi riavvicinarsi per riprendere il gioco.
Gioco che durava molto meno di quello che avrebbe voluto; le mie braccia presto si stancavano di lanciare in alto un gatto di oltre 5 kg.

Decisi quindi di testare tutti e 4 i gatti dell'epoca, facendoli cadere di schiena sopra il letto: 3 di loro in quel poco spazio roteavano e ricadevamo sulle 4 zampe.
Il quarto, rquello che era già caduto di schiena, cadde ancora di schiena.
Ricordo di aver pensato che per lui fosse una fortuna vivere protetto.
Se fosse stato libero anche una caduta di poco conto avrebbe avuto gravi conseguenze.

[Aletto]

Che io sappia è necessaria un’altezza minima di 1,5m per una buona caduta in piedi del gatto.
Anni fa cadde più di una volta dalla sedia una gatta che atterrò sempre in modo goffo ma non ho pensato neanche per un momento che fosse necessaria una protezione supplementare dalle cadute. Stava abitualmente in terrazzo senza protezione e faceva quel che voleva tranne buttarsi di sotto….. perché non lo voleva, non ne sentiva l’impulso, il desiderio o la necessità.

[Iska]

Originariamente inviato da Aletto

Che io sappia è necessaria un’altezza minima di 1,5m per una buona caduta in piedi del gatto.
Anni fa cadde più di una volta dalla sedia una gatta che atterrò sempre in modo goffo ma non ho pensato neanche per un momento che fosse necessaria una protezione supplementare dalle cadute. Stava abitualmente in terrazzo senza protezione e faceva quel che voleva tranne buttarsi di sotto….. perché non lo voleva, non ne sentiva l’impulso, il desiderio o la necessità.

Non sapevo questa cosa dell'altezza minima.
In effetti sarà stato solo un metro e 20.

Resta il fatto che gli altri si giravano, lui no.
Ma forse non ne aveva voglia.
O aveva capito che un atterraggio di schiena sul piumone non avrebbe fatto danni.
Lui era un grandissimo osservatore, non gli sfuggiva niente, è stato davvero unico fra tanti altri gatti.
Ricordo la sua passione per gli insetti.
Li catturava ma non li uccideva e non li mangiava; se ne stava lì a guardarli con attenzione per minuti e minuti.
Gli piaceva strusciarci le labbra con estrema delicatezza, la stessa dei bambini molto piccoli che mentre si succhiano il pollice, con l'indice si sfiorano il sopracciglio; chissà anche loro cosa sentono, sono troppo piccoli per chiederglielo.

[Aletto]

Vai a sapere, forse quello per lui era un gioco tanto quanto per l’altro essere lanciato in aria è cadere dritto.
Penso che se non ci sono problemi neurologici, questi non sono problemi.

C’è anche una velocità massima che raggiungono durante una caduta dall’alto che dipende anche, direi soprattutto, dal loro peso. La gravità di per sé oggi non è più considerata una forza, ma la vera forza è quella esercitata dalla massa in un fluido (in parole povere).

I bambini molto piccoli immagazzinano esperienze e dati a nostra insaputa, nel silenzio delle loro menti. Ma noi possiamo osservarli.
Nel mese scorso ho provato a saggiare l’esperienza della prevedibilità (manco fossi un neuroscienziato) del mio nipotino dì quattro mesi:
ripetevo due note uguali ed una diversa battendo leggermente con un dito su un pentolino metallico. A sequenza imparata -in tre/quattro volte, non di più- lui sorrideva sempre. Se invertivo l’ordine delle note, che erano sempre due uguali seguita da una diversa, non sorrideva ma mi guardava.
Sembra un esperimento, e lo è, solo che nei laboratori viene fatto con una sequenza nota di tre colori, due uguali ed uno diverso, e al posto del neonato c’è un pulcino che si dirige sempre verso la sequenza nota di colori.
Ho provato con le note ed ho constatato l’apprendimento della prevedibilità.

[Iska]

Sì è possibile che per lui fosse un gioco, non ci avevo pensato. Infatti una volta atterrato non era spaventato, non ha cercato di fuggire, nemmeno quando ho ripetuto la prova.
Per il resto non aveva nessun comportamento che facesse pensare a un problema neurologico.
Nonostante l'aspetto da tenero marmottino, era un gatto svelto, agile e per certi versi anche avventuroso, come quella volta che dal balconcino della camera da letto saltò sul tetto di un camion dei traslochi, parcheggiato lì sotto; ignorava bellamente i miei richiami, ma non appena il mezzo si mise in moto, fu lesto a fare un balzo in alto fiondandosi fra le barre della ringhiera.

A differenza di Vallortigara tu non hai bisogno di ricorrere ai pulcini per sperimentare, hai già un neonato a disposizione...ma neonati si resta per poco, per i prossimi esperimenti dovrai attrezzarti diversamente.
Ti aspettavi quella risposta in un bimbo così piccolo o è stata una sorpresa?

[Aletto]

Originariamente inviato da Iska

……
A differenza di Vallortigara tu non hai bisogno di ricorrere ai pulcini per sperimentare, hai già un neonato a disposizione...ma neonati si resta per poco, per i prossimi esperimenti dovrai attrezzarti diversamente.
Ti aspettavi quella risposta in un bimbo così piccolo o è stata una sorpresa?

No, non sapevo come avrebbe reagito. Inoltre ho arbitrariamente sostituito le note ai colori quindi è stata una prova per passare piacevolmente il tempo per entrambi anziché stordirlo con una ninna nanna o un sonaglietto
Quando sarà più grande mi rifarò a quello che ho già fatto con mia figlia: inventare al momento favole interattive e far scegliere a lui le diverse opzioni invece di leggere all’infinito i tre porcellini e altre favole che seppure belle non stimolano più di tanto, almeno secondo me.
Poi, all’asilo, sarà assorbito da un altro mondo e sarà lui a dare gli input.
Per es a mia nipote piacciono molto i magneti e ho preso una calamita con limatura di ferro ed ha visto come si dispone la limatura sotto l’effetto della calamita.
Insomma ci sono mille modi per assecondare le loro predisposizioni che sembrano essere sempre transitorie, poi si passa ad altro senza impedire peppa pig che ha un suo ruolo anche se mi è sconosciuto

[Iska]

Da bimba mamma e papà mi raccontavano le tipiche favole per bambini; la mia preferita era cappuccetto Rosso e mi piaceva anche perché papà faceva il vocione del lupo e mamma la vocina di Cappuccetto.
Delle altre non ho ricordo nulla, ricordo però di averle lette quando imparai a leggere.

Ma sopra tutte, sopra anche a Cappuccetto, c'erano le storie che mi raccontava papà sulle sue avventure rocambolesche; incontri con i leoni nella savana, ma anche di quella volta che non riuscendo a prendere per tempo l'aereo si era attaccato con i denti alla coda, per poter tenere le mani in tasca perché faceva molto freddo.
E poi la storia di Carotina, che mi raccontava mamma; erano le avventure di una bimba e di tanti animali; chiedevo sempre che me la raccontasse e mi arrabbiavo quando lei dimenticava qualche particolare che a me piaceva particolarmente; povera mamma, era una storia inventata da lei e ci stava che da una volta all'altra aggiungesse o togliesse qualcosa.
Ma questo lo scopri solo crescendo.

[Aletto]

Sinceramente, quando vedo mia nipote che mi si avvicina con tre libri di favole da leggere mi prende un colpo.
Su certe cose sono negata, su altre vado meglio, tipo prendere lo zeppo lungo dello swiffer e far finta con lei che sia una pagaia e superare le rapide di un fiume immaginario, oppure che il fiume sia tipo il rio delle amazzoni ed incontrare animali del posto e decidere il da farsi. Ognuno fa quel che può.

Dimenticavo, avevo comprato per mia figlia un libro di favole scandinave, qualsiasi cosa pur di non leggere per la centesima volta cenerentola o i tre porcellini

[Iska]

Il bello dei bambini è anche che non sono ancora prigionieri di certi schemi mentali.
Passato il tempo delle favole, io e mio fratello scendevamo le rapide dei fiumi delle Montagne Rocciose su una canoa di betulla (una vecchia scala a pioli in legno) pagaiando con delle stecche recuperate da una vetusta tapparella di inizio '900.

Poi si cresce e ci si infila negli schemi, salvo poi emergerne a volte, oramai adulti.
E così a noi capita di fare un trekking o una semplice camminata nei boschi, magari di notte, immaginandoci in altri luoghi e in altri tempi.
Bellissimo.