Jamis
14-08-2012, 23:18
Ciao cicciottina,
è già passato un anno da quando tu ed io ci conosciamo e, per certi versi, è stato l'anno più lungo della mia vita.
Ti ricordi quando sono arrivata nella casa dove sei nata? Eri con le tue due sorelline e il tuo fratellino e tu mi sei venuta subito incontro e hai iniziato a mordermi i piedi. E' stato in quel momento, quel giorno, che ho capito che c'era qualcosa tra di noi.
Quando sono tornata a prenderti, il mese successivo, sei stata la micia più ammirata della metropolitana di Milano e dell'Intercity che ci ha riportate a Genova (in treno ti sei arrampicata per tutto il tempo sulle spalle dei due poveretti che viaggiavano nella nostra carrozza, ma ti hanno sopportata senza lamentarsi per tutta l'ora e mezza...)
Se devo essere sincera, non ricordo molto delle prime tre settimane. Mi ricordo invece benissimo di quella domenica di settembre in cui, da vispa e mangiona, all'improvviso non volevi fare più di qualche passo e stavi sempre seduta. Al pronto soccorso, il veterinario mi ha detto che probabilmente eri caduta e che una settimana di cure ti avrebbe riportata la micia di sempre.
Solo che, in quella settimana, oltre a non camminare più, hai smesso anche di stare seduta, perdendo l'uso della coda e delle zampe posteriori. Quando riguardo le foto di quei giorni, mi viene ancora il magone a vedere i tuoi bellissimi occhi azzurri tristi, consapevoli della tua condizione.
Il nuovo veterinario da cui ti ho portata ha ipotizzato che il tuo problema fosse una carenza di calcio, così abbiamo iniziato una cura ricostituente. Ma la situazione, più che migliorare, è andata peggiorando...
Non potendoti muovere, non riuscivi nemmeno a mangiare o bere da sola, o ad arrivare alla lettiera. Ho passato giorni e giorni e giorni a lavorare, correre a casa da te a lottare per farti mangiare quattro miseri croccantini o leccare poca scatoletta e poi scappare di nuovo al lavoro con mille sensi di colpa perché ti lasciavo da sola per tutto quel tempo.
Il giorno più brutto - me lo ricordo come fosse ieri e tale lo ricorderò per sempre - è quando, una mattina, ti ho trovata sdraiata per terra fuori dalla cuccia. Ti eri trascinata verso la lettiera per non fare i tuoi bisogni sulla coperta, ma ovviamente non eri riuscita ad arrivarci ed eri completamente zuppa di pipì ormai gelata. Non so da quanto tempo fossi lì, mi ricordo la tua espressione disperata... E' stato orrendo, ti ho dovuta avvolgere in un mucchio di coperte e fuggire al lavoro perché non potevo fare assenze. Ho passato quattro ore bruttissime, poi finalmente sono riuscita a tornare e ti ho fatto il bagno (ti ricordi quanto mi hai odiata? Avevi lo sguardo atterrito ed eri tutta un tremito).
Il terzo veterinario che ti ha visitata ha ipotizzato un problema neurologico, ed io ho fatto di tutto per non mettermi a piangere davanti a lui (con risultati molto poco apprezzabili). Intanto i giorni e le settimane passavano e tu rifiutavi sempre di più il cibo e io ero sempre più disperata...
Finalmente a novembre abbiamo incontrato una donna meravigliosa, decisa e combattiva, che ci ha ridato un po' di speranza. Le analisi hanno escluso il calcio come possibile causa della tua malattia e, a quel punto, non ci è rimasto che andare in Toscana per cercare di capire di che natura fosse il tuo disturbo.
L'esito è stato disastroso: polineuropatia. In pratica una patologia neurologica diffusa su più punti, che si sarebbe trasmessa via via a tutti i muscoli fino a quelli respiratori. Il veterinario non ti ha concesso alcuna speranza.
Ho pianto per tutto il viaggio di ritorno e per tutta la notte, mentre tu - intontita dall'anestesia - mi guardavi ad occhi spalancati senza riuscire a muovere un muscolo. Ero disperata e più di uno intorno a me mi ha suggerito, proprio come il dottore, di farti sopprimere, taluni dicendo di farlo per te, altri perché avrei avuto una vita più libera senza una zavorra così pesante e, in fondo, sacrificabile.
Ma, per fortuna, la nostra veterinaria non ha mai voluto praticare quella strada, non prima di averle provate davvero tutte prima di arrendersi. Ha fatto tutte le ricerche possibili e ci ha aiutate ad andare avanti...
...fino al più bel giorno dell'anno, il 4 febbraio 2012, quando, per la prima volta dopo cinque mesi, hai mangiato da sola dalla tua ciotolina. E' stato un traguardo, ma allo stesso tempo un punto di partenza: da quel momento, lentamente, faticosamente ma in maniera costante sei migliorata, un passo alla volta.
Adesso sei qui sul davanzale che dai la caccia a qualche insetto restando impigliata nella zanzariera. Non mi salterai mai in braccio mentre sono sul divano, né sul lavandino per curiosare mentre cucino o sul letto per darmi fastidio mentre dormo, ma a me non importa niente. Hai quella tua camminata tutta ancheggiante, quelle zampe storte e quella corsa da coniglio che ti rendono unica e speciale ancora più che i tuoi bellissimi occhi azzurri o il tuo pelo morbido...
Quando qualcuno mi chiede se ami qualcuno, io rispondo che amo te, la mia Ciampottina, l'amore della mamma. Non tutti comprendono la faccenda, ma vabbé, che ci importa... Per non parlare dello stress che procuro ai colleghi perché parlo di te per tutto il tempo e faccio vedere di continuo le tue foto a chiunque. Per me, a maggior ragione dopo tutto quello che abbiamo passato, ogni piccola ed apparentemente insignificante cosa che fai è speciale, sorprendente e meravigliosa.
Non tornerei indietro, l'ammetto, perché quei cinque mesi mi hanno letteralmente consumata.
E poi non voglio guardare il passato, preferisco decisamente vivere insieme a te oggi e sperare che la vita ci riservi ancora tantissimo tempo per volerci bene (e sopportarci a vicenda, specie quando vieni a miagolarmi a fianco al letto alle ore più disparate della notte e della mattina, o quando stai dormendo e ti sveglio per darti fastidio, e tu mi fai quel brontolio...)
Cento di questi anni, cicciottina pelosa.
La tua mamma
è già passato un anno da quando tu ed io ci conosciamo e, per certi versi, è stato l'anno più lungo della mia vita.
Ti ricordi quando sono arrivata nella casa dove sei nata? Eri con le tue due sorelline e il tuo fratellino e tu mi sei venuta subito incontro e hai iniziato a mordermi i piedi. E' stato in quel momento, quel giorno, che ho capito che c'era qualcosa tra di noi.
Quando sono tornata a prenderti, il mese successivo, sei stata la micia più ammirata della metropolitana di Milano e dell'Intercity che ci ha riportate a Genova (in treno ti sei arrampicata per tutto il tempo sulle spalle dei due poveretti che viaggiavano nella nostra carrozza, ma ti hanno sopportata senza lamentarsi per tutta l'ora e mezza...)
Se devo essere sincera, non ricordo molto delle prime tre settimane. Mi ricordo invece benissimo di quella domenica di settembre in cui, da vispa e mangiona, all'improvviso non volevi fare più di qualche passo e stavi sempre seduta. Al pronto soccorso, il veterinario mi ha detto che probabilmente eri caduta e che una settimana di cure ti avrebbe riportata la micia di sempre.
Solo che, in quella settimana, oltre a non camminare più, hai smesso anche di stare seduta, perdendo l'uso della coda e delle zampe posteriori. Quando riguardo le foto di quei giorni, mi viene ancora il magone a vedere i tuoi bellissimi occhi azzurri tristi, consapevoli della tua condizione.
Il nuovo veterinario da cui ti ho portata ha ipotizzato che il tuo problema fosse una carenza di calcio, così abbiamo iniziato una cura ricostituente. Ma la situazione, più che migliorare, è andata peggiorando...
Non potendoti muovere, non riuscivi nemmeno a mangiare o bere da sola, o ad arrivare alla lettiera. Ho passato giorni e giorni e giorni a lavorare, correre a casa da te a lottare per farti mangiare quattro miseri croccantini o leccare poca scatoletta e poi scappare di nuovo al lavoro con mille sensi di colpa perché ti lasciavo da sola per tutto quel tempo.
Il giorno più brutto - me lo ricordo come fosse ieri e tale lo ricorderò per sempre - è quando, una mattina, ti ho trovata sdraiata per terra fuori dalla cuccia. Ti eri trascinata verso la lettiera per non fare i tuoi bisogni sulla coperta, ma ovviamente non eri riuscita ad arrivarci ed eri completamente zuppa di pipì ormai gelata. Non so da quanto tempo fossi lì, mi ricordo la tua espressione disperata... E' stato orrendo, ti ho dovuta avvolgere in un mucchio di coperte e fuggire al lavoro perché non potevo fare assenze. Ho passato quattro ore bruttissime, poi finalmente sono riuscita a tornare e ti ho fatto il bagno (ti ricordi quanto mi hai odiata? Avevi lo sguardo atterrito ed eri tutta un tremito).
Il terzo veterinario che ti ha visitata ha ipotizzato un problema neurologico, ed io ho fatto di tutto per non mettermi a piangere davanti a lui (con risultati molto poco apprezzabili). Intanto i giorni e le settimane passavano e tu rifiutavi sempre di più il cibo e io ero sempre più disperata...
Finalmente a novembre abbiamo incontrato una donna meravigliosa, decisa e combattiva, che ci ha ridato un po' di speranza. Le analisi hanno escluso il calcio come possibile causa della tua malattia e, a quel punto, non ci è rimasto che andare in Toscana per cercare di capire di che natura fosse il tuo disturbo.
L'esito è stato disastroso: polineuropatia. In pratica una patologia neurologica diffusa su più punti, che si sarebbe trasmessa via via a tutti i muscoli fino a quelli respiratori. Il veterinario non ti ha concesso alcuna speranza.
Ho pianto per tutto il viaggio di ritorno e per tutta la notte, mentre tu - intontita dall'anestesia - mi guardavi ad occhi spalancati senza riuscire a muovere un muscolo. Ero disperata e più di uno intorno a me mi ha suggerito, proprio come il dottore, di farti sopprimere, taluni dicendo di farlo per te, altri perché avrei avuto una vita più libera senza una zavorra così pesante e, in fondo, sacrificabile.
Ma, per fortuna, la nostra veterinaria non ha mai voluto praticare quella strada, non prima di averle provate davvero tutte prima di arrendersi. Ha fatto tutte le ricerche possibili e ci ha aiutate ad andare avanti...
...fino al più bel giorno dell'anno, il 4 febbraio 2012, quando, per la prima volta dopo cinque mesi, hai mangiato da sola dalla tua ciotolina. E' stato un traguardo, ma allo stesso tempo un punto di partenza: da quel momento, lentamente, faticosamente ma in maniera costante sei migliorata, un passo alla volta.
Adesso sei qui sul davanzale che dai la caccia a qualche insetto restando impigliata nella zanzariera. Non mi salterai mai in braccio mentre sono sul divano, né sul lavandino per curiosare mentre cucino o sul letto per darmi fastidio mentre dormo, ma a me non importa niente. Hai quella tua camminata tutta ancheggiante, quelle zampe storte e quella corsa da coniglio che ti rendono unica e speciale ancora più che i tuoi bellissimi occhi azzurri o il tuo pelo morbido...
Quando qualcuno mi chiede se ami qualcuno, io rispondo che amo te, la mia Ciampottina, l'amore della mamma. Non tutti comprendono la faccenda, ma vabbé, che ci importa... Per non parlare dello stress che procuro ai colleghi perché parlo di te per tutto il tempo e faccio vedere di continuo le tue foto a chiunque. Per me, a maggior ragione dopo tutto quello che abbiamo passato, ogni piccola ed apparentemente insignificante cosa che fai è speciale, sorprendente e meravigliosa.
Non tornerei indietro, l'ammetto, perché quei cinque mesi mi hanno letteralmente consumata.
E poi non voglio guardare il passato, preferisco decisamente vivere insieme a te oggi e sperare che la vita ci riservi ancora tantissimo tempo per volerci bene (e sopportarci a vicenda, specie quando vieni a miagolarmi a fianco al letto alle ore più disparate della notte e della mattina, o quando stai dormendo e ti sveglio per darti fastidio, e tu mi fai quel brontolio...)
Cento di questi anni, cicciottina pelosa.
La tua mamma