Aletto
12-10-2016, 11:30
Non sapevo in quale sezione postare, scusate :)
Copio/incollo un pensiero di Roberto Marchesini sul gatto che mi è piaciuto molto
PER TUTTI I GATTOFILI...
«Il gatto che non è affatto un animale solitario - se fosse così non potremmo vivere con il piccolo felino - ma è sicuramente un solista, vale a dire un animale che ama operare singolarmente e risolvere i problemi in religiosa solitudine. Per il gatto l'essere sociali significa condividere degli spazi "conviviali", vale a dire dei luoghi-situazioni ove tutto dev'essere calmo, rilassante, rotondo, caldo, personale e che chiamo "eutopie feline". Lì ci si rilassa nell'arte del dolce far niente, nel quasi riposare - un atteggiamento che non ha analoghi nell'essere umano, perché coniuga la totale rilassatezza all'immediata prontezza - nel caratterizzare con la propria firma un mondo. Penso che pochi animali riassumano meglio del gatto il principio heideggeriano dell'essere "creatore di mondi", perché questo è proprio il suo modo peculiare di donare familiarità alla routine del quotidiano, calore alla dimensione domestica. Ma non lo fa per vie concertative, bensì attraverso una sottile trasmissione di atmosfera, che trasforma gli angoli della casa in luoghi colmi di vissuto e di soggettività. Il gatto che ci sceglie come compagni di letto ci sta facendo un regalo immenso, ma difficilmente le persone lo capiscono. Il gatto ci cerca quando non c'è niente da fare, né noi né lui siamo indaffarati e allora si può condividere: il silenzio, l'inattività, la regressione, il gioco svagato. Questo prendersi un aperitivo, una pausa dal mondo, e farlo in compagnia è una vetta sociale insuperabile, se solo sappiamo comprenderne il significato e non andiamo a rovinarla con stucchevoli e reiteranti profusioni-richieste affettive. Sarebbe come pretendere di fare l'aperitivo con la minestra di fagioli: il gatto si volta schifato, si allontana o ci maledice con una zampata che significa: "guastafeste... possibile che non sai goderti un momento di simpatia rilassata!". Non comprendiamo di essere in vetta e non ci godiamo il panorama sociale felino. Per lui il colmo dell'immersione sociale è avvoltolarsi con noi in un unico amnios, fatto di frattaliche riflessioni come in un gioco di specchi, claustrale per naufragare nell'onirico e nell'infantile, nel condividere odori tranquillizzanti, nella certezza che tutto rimarrà nell'incantesimo dello status-quo, perché si dimora su un fondale ricco di opportunità ma sicuro.
Copio/incollo un pensiero di Roberto Marchesini sul gatto che mi è piaciuto molto
PER TUTTI I GATTOFILI...
«Il gatto che non è affatto un animale solitario - se fosse così non potremmo vivere con il piccolo felino - ma è sicuramente un solista, vale a dire un animale che ama operare singolarmente e risolvere i problemi in religiosa solitudine. Per il gatto l'essere sociali significa condividere degli spazi "conviviali", vale a dire dei luoghi-situazioni ove tutto dev'essere calmo, rilassante, rotondo, caldo, personale e che chiamo "eutopie feline". Lì ci si rilassa nell'arte del dolce far niente, nel quasi riposare - un atteggiamento che non ha analoghi nell'essere umano, perché coniuga la totale rilassatezza all'immediata prontezza - nel caratterizzare con la propria firma un mondo. Penso che pochi animali riassumano meglio del gatto il principio heideggeriano dell'essere "creatore di mondi", perché questo è proprio il suo modo peculiare di donare familiarità alla routine del quotidiano, calore alla dimensione domestica. Ma non lo fa per vie concertative, bensì attraverso una sottile trasmissione di atmosfera, che trasforma gli angoli della casa in luoghi colmi di vissuto e di soggettività. Il gatto che ci sceglie come compagni di letto ci sta facendo un regalo immenso, ma difficilmente le persone lo capiscono. Il gatto ci cerca quando non c'è niente da fare, né noi né lui siamo indaffarati e allora si può condividere: il silenzio, l'inattività, la regressione, il gioco svagato. Questo prendersi un aperitivo, una pausa dal mondo, e farlo in compagnia è una vetta sociale insuperabile, se solo sappiamo comprenderne il significato e non andiamo a rovinarla con stucchevoli e reiteranti profusioni-richieste affettive. Sarebbe come pretendere di fare l'aperitivo con la minestra di fagioli: il gatto si volta schifato, si allontana o ci maledice con una zampata che significa: "guastafeste... possibile che non sai goderti un momento di simpatia rilassata!". Non comprendiamo di essere in vetta e non ci godiamo il panorama sociale felino. Per lui il colmo dell'immersione sociale è avvoltolarsi con noi in un unico amnios, fatto di frattaliche riflessioni come in un gioco di specchi, claustrale per naufragare nell'onirico e nell'infantile, nel condividere odori tranquillizzanti, nella certezza che tutto rimarrà nell'incantesimo dello status-quo, perché si dimora su un fondale ricco di opportunità ma sicuro.