Visualizza Versione Completa : Il Libro Nero dei Veterinari
Sto leggendo un libro molto interessante, che mi ha portato stamattina il corriere, insieme alla farina per il pane e alla semola per la pasta; d'altra parte è vero che il corpo ha bisogno di cibo, ma la mente non è da meno.
E' "Il libro nero dei veterinari" di Jutta Ziegler.
Sono rimasta piacevolmente sorpresa e ho trovato riscontro positivo ad alcune mie certezze e ai miei molti dubbi riguardo all'approccio di (purtroppo) moltissimi veterinari verso le malattie, vere, presunte o inventate, dei nostri animali.
Molte gravi patologie non sono causate dal destino, non sono inevitabile conseguenza dell'invecchiamento, ma hanno cause precise, spessissimo in dipendenza dalla pessima, inadeguata, nociva alimentazione che offriamo ai nostri pelosi, un po' per nostra ignoranza, un po' perché malissimo indirizzati dal nostro veterinario.
Penso che tutti dovremmo leggere questo libro, perché è uno stimolo a pensare, a usare la nostra testa, a riflettere bene prima di consegnare "mani e piedi legati" il nostro cane o il nostro gatto nelle mani di un veterinario, solo perché...è un veterinario.
Accidenti io che già mi fido poco se leggessi questo libro finirei in paranoia :confused:
Comunque concordo con quello che ha scritto l'utente, anche io credo che i veterinari consiglino male (se non per niente) in merito all'alimentazione.
E' un thread molto vecchio, il cui contenuto non è però datato.
In teoria non si potrebbero portare a galla discussioni vecchie se non da chi le aprì.
In questo forum si è parlato spesso di questo libro, io ce l'ho come anche altri utenti.
Leggerlo aiuta molto a selezionare i vet con i quali ci confrontiamo.
Non siamo succubi dei vet, possiamo puntare i piedi ed argomentare per il bene degli altri animali con cui viviamo.
Il problema, per quanto mi riguarda, sia con i veterinari che con i medici in generale è che, avendo a che fare con la cosa più importante di tutte, ossia la salute, ho sempre paura che contraddicendoli troppo rischi di infastidirli e di avere, di conseguenza, un servizio peggiore.
E' sempre difficile stabilire il limite entro il quale puoi argomentare, dipende da come ti poni tu ma anche dal loro carattere.
Io ho cambiato vari veterinari, direi circa una decina, non so se sono pochi o tanti. Considerate anche che non abito in una metropoli. A me non sembrano pochi, il motivo è che quando uno non mi convince per varie volte, poi cambio.
Sarebbe interessante sapere altri come si comportano.
Ce l'ho anch'io questo libro, è molto interessante.
Migiap, concordo con quello che hai scritto.
Ho cambiato 7 veterinari, ne avevo anche trovato uno molto bravo, ma purtroppo è morto da anni.
Che mettendo in discussione ciò che non mi convince possano infastidirsi e che alla fine ci possa andar di mezzo l'animale è un timore che ho anch'io.
Succede anche con i medici per umani.
Essendoci di mezzo un essere vivente a volte si preferisce non insistere troppo per non rischiare di irritare il sanitario di turno.
Molti anni fa mi era capitato di avere una discussione piuttosto "tesa" con un medico ospedaliero riguardo ad un paziente di cui ero responsabile e non ti dico cosa cosa mi sono sentita dire.
Ho preteso l'immediato trasferimento della persona presso un'altra struttura, dove hanno rimediato, pur con fatica, agli errori chirurgici e terapeutici del precedente ospedale, che stavano portando alla morte il paziente, certo non per per volontà di nuocere, ma per imperdonabile leggerezza e ignoranza, che all'atto pratico per me equivale alla stessa cosa.
Purtroppo il mio non è stato un caso isolato, sapessi quante testimonianze ho sentito.
Mi è successo una seconda volta con un familiare che di è salvato per il class
ico "rotto della cuffia".
Ecco :/
No infatti l'intento non è quello di nuocere, se non in casi estremi e rari.
A me dà molto fastidio la superficialità e anche la diffidenza verso il padrone dell'animale. In pratica spesso non ti credono. E' vero che alcuni sono esasperanti ma valuta anche la persona che hai difronte, mah.
Complimenti per il tuo lavoro, io non potrei mai lavorare in ambito medico, non sono "coraggiosa" diciamo, sopratutto con le persone.
Il problema, per quanto mi riguarda, sia con i veterinari che con i medici in generale è che, avendo a che fare con la cosa più importante di tutte, ossia la salute, ho sempre paura che contraddicendoli troppo rischi di infastidirli e di avere, di conseguenza, un servizio peggiore.
E' sempre difficile stabilire il limite entro il quale puoi argomentare, dipende da come ti poni tu ma anche dal loro carattere.....
Premesso che non mi interessa sparare a zero su medici e vet,
ti dirò Migiap che una volta al medico di medicina umana dissi: io questo farmaco non lo prendo. Perché? E argomentai. Un'altra volta dissi questo farmaco farò finta di dimenticarmi di prenderlo. Perché? E argomentai. Il medico, gentilissimo, capì e ci scherzammo sopra.
Idem col medico vet, puoi fare il copiaincolla del dialogo.
C'è da considerare che questa è una grande città con tanti medici, tanti veterinari, tanti ospedali e tante cliniche veterinarie. Girare i tacchi ed andarsene è più facile. Ho cambiato i vet ma non i medici che possono comunque essere più di uno. In un centro più piccolo o, se addirittura siamo abbastanza isolati, il problema c'è.
Poi c'è da considerare anche il nostro carattere oltre al loro, e la nostra formazione culturale e professionale che durante il dialogo emerge.
Quindi è possibile che loro non ci interessano, e noi non interessiamo a loro. Nulla di strano.
Ecco :/
No infatti l'intento non è quello di nuocere, se non in casi estremi e rari.
A me dà molto fastidio la superficialità e anche la diffidenza verso il padrone dell'animale. In pratica spesso non ti credono. E' vero che alcuni sono esasperanti ma valuta anche la persona che hai difronte, mah.
Complimenti per il tuo lavoro, io non potrei mai lavorare in ambito medico, non sono "coraggiosa" diciamo, sopratutto con le persone.
No, no, io non lavoro né ho mai lavorato in ambiente medico, però diagnosticare e curare mi appassiona tanto, da sempre.
Da bambina quando vedevo un animale che stava male, il mio più grande cruccio era non saper cosa fare e il più grande desiderio era capire come poterlo aiutare.
Dopo che, crescendo, sono arrivata a poter decidere la strada che avrei preso, non ho mai desiderato essere medico per umani o per animali, per il rischio più che fondato di ritrovarsi anche senza volerlo prima o poi inquadrati mentalmente in rigidi schemi e protocolli, che magari risparmiano la fatica di pensare, ma possono nuocere al paziente.
In passato mi sono assunta delle notevoli responsabilità, ben conscia di ciò che facevo e lo farò anche in futuro se lo riterrò necessario.
Anche a me infastidisce l'atteggiamento di superiorità di molti veterinari nei confronti del proprietario dell'animale e il fatto che non ti ascoltino, come se tu fossi un cretino.
Lo stesso atteggiamento lo si trova nei medici per umani.
Ci saranno anche medici con i quali è possibile argomentare, ma forse Aletto parte da una posizione più favorevole rispetto alle persone comuni.
O forse trovare un medico che accetti il confronto è come sperare di trovare un ago nel pagliaio; devi aver fortuna, e tanta.
Allora si anche io ho notato che i medici cambiano atteggiamento a seconda di chi hanno difronte, se è appunto un collega o comunque una persona di una certa cultura allora cambia tutto. Ho sempre pensato che quando uno non sta bene e si reca in ospedale dovrebbe andare insieme al suo medico di fiducia.
È bella la tua attitudine a diagnosticare e curare, certo non è che uno si vuole sostituire ai professionisti ma è importante avere cognizione dei problemi di salute nostri e dei nostri cari.
Allora si anche io ho notato che i medici cambiano atteggiamento a seconda di chi hanno difronte, se è appunto un collega o comunque una persona di una certa cultura allora cambia tutto. Ho sempre pensato che quando uno non sta bene e si reca in ospedale dovrebbe andare insieme al suo medico di fiducia. ….
C’è anche l’empatia, l’umanità, la passione per la propria professione, ma alcuni non ce l’hanno.
Ho visto medici prendersi a cuore persone e bambini, extracomunitari con barriera linguistica, sono stata in corsia pediatrica quando mia figlia fu operata di peritonite. Lì c’è tutto il mondo e loro curavano indistintamente tutti, quasi tutti -almeno in quei giorni- erano passati dal pronto soccorso.
C’era la mamma rom che non si staccava dal letto del figlio e la mamma italiana che si faceva la tinta ai capelli nell’unico bagno comune. Per quale mamma sentiresti più trasporto empatico?
Sono casi limite, ma questa è l’umanità.
Poi c’ero io che non avevo una sedia per dormire, come anche altre mamme.
Per quel che riguarda i vet, purtroppo molti hanno la mentalità: intanto è un animale. Con quel che ne consegue.
Negli ultimi mesi sto incotrando vari medici (non per me ma per un familiare). Certo non sono tutti uguali, ci sono ancora quelli con la passione per la professione. Però magari capita che proprio quello che ti sembra che ci abbia azzeccato poi non è in grado di empatizzare con il paziente (o con i familiari). E in certe circostanze ce n'è bisogno. E' un lavoro davvero difficile secondo me.
Che un veterinario pensi che "intanto è un animale" è tristissimo. Forse proprio a questo livello non ne ho mai incontrati, più che altro noto spesso mancanza di interesse nella loro stessa professione, come se fossero un po' sfiduciati. Capisco che a volte anche i clienti possono essere insopportabili però non accetto l'atteggiamento "scocciato" perchè, inevitabilmente, porta ad essere superficiali e disattenti.
Sai, il mio medico non è loquace né empatico. Considerando che la medicina non è una scienza esatta, mi basta che sia bravo.
Quello di mia madre, quando era ricoverata, invece era da appiccicare al muro, insopportabile. Capita.
Ho fatto due conti: da quando sono sposata ho cambiato ben 10 medici di base: il primo perché la prima volta che sono andata in ambulatorio ha cercato di allungare le mani, 'sto brutto schifoso.
Ho avuto due brave dottoresse che purtroppo dopo pochi mesi si erano trasferite al paese ed un altro medico che si presentava in ambulatorio ubriaco.
Dei restanti 6, cinque li ho cambiati perché lasciavano a desiderare; giusto per fare un esempio, a mia madre che aveva uno strano dolore addominale, dopo la tastata di rito aveva diagnosticato un gnocco di feci dure.
Ha ignorato il "segno di Blumberg", che suggerisce una peritonite e quando gliel'ho fatto notare mi ha risposto con sufficienza infastidita; ho portato mamma in ospedale, dove è stata operata per la peritonite.
Molto probabilmente se fossi stata completamente ignorante in materia, non mi sarei potuta rendere conto delle pecche, mi sarei fidata perché "lui/lei è medico ed io no.
Un altro l'ho cambiato perché dopo che avevo chiesto spiegazioni più dettagliate riguardo ad una determinata patologia, si era rifiutato con la motivazione, testuali parole, "sono geloso della mia scienza".
È capitato un caso fotocopia ad una collega di lavoro, l'unica differenza era che si trattava di una dottoressa.
L'attuale medico di base ce l'ho da ben 14 anni, un record.
Non lo cambio unicamente perché ho già provato tutti quelli nella lista dell' ASL.
La sua miglior qualità? Se la cava alla grande nei salotto televisivi..
Ma forse queste cose succedono nei paesi, mentre nelle grandi città è tutta un'altra storia.
Nelle grandi città c’è di tutto, come altrove.
Accidenti 10 medici sono tanti 😑 io da quando sono adulta ne ho cambiate due, fosse per me sarei rimasta dalla prima ma è lei che si è ritirata. Però devo anche dire che sono fortunata, non ho mai avuto tanti problemi di salute.
Rettifico: non sono 10. Sono 11, stasera mi sono ricordata di quello che aveva una carinissima ed accogliente sala d'aspetto con arredi di legno dipinti di azzurro e tante piante verdi (uniche note positive).
Anch'io per mia fortuna non ho mai avuto problemi di salute e i medici li vedevo per qualche certificato o quando accompagnavo mia madre; da quando è morta, molti anni fa, non ho piu avuto occasione di andarci e quello attuale, che ho da 13 anni, mi ha visto un'unica volta, all'inizio, quando ero andata a consegnargli i nostri testamenti biologici e ne avevo approfittato per fare quattro chiacchiere utili ad inquadrare il soggetto.
Mi è capitato di aver bisogno di ricette per farmaci che tengo in casa a scopo precauzionale e che potrebbero servire per i gatti.
Quando scadono, li sostituisco.
Finora per fortuna li ho utilizzati rarissimamente, l'ultima volta alcuni anni fa per un micio fresco di adozione.
Quando mi serve qualcosa tefono al medico, lascio la mia richiesta in segreteria telefonica (non rispone mai di persona) e attendo di ricevere la ricetta nella mia casella di posta elettronica; non voglio la prescrizione su ricetta rossa, anche se i farmaci sono mutuabili, ma solo la bianca e il farmaco lo pago integralmente, ma nonostante questo risparmio un bel po' rispetto ai farmaci ad uso veterinario che hanno lo stesso principio attivo.
Ovviamente in caso di utilizzo calcolo il dosaggio idoneo per il soggetto da trattare.
Sai, il mio medico non è loquace né empatico. Considerando che la medicina non è una scienza esatta, mi basta che sia bravo.
Quello di mia madre, quando era ricoverata, invece era da appiccicare al muro, insopportabile. Capita.
Ah certo che sia bravo è fondamentale. La mia dottoressa è alquanto logorroica...
@iska ecco la mia dottoressa questo non lo farebbe, cioè prescrivere farmaci che le chiede il paziente. Deve sempre valutare lei.
Si se ti sai destreggiare con i farmaci ad uso umano si risparmia tanto io però di solito uso quelli ad uso veterinario. Sia perché avrei difficoltà a farmeli prescrivere, sia perché non saprei come regolarmi.
@ Migiap
La tua dottoressa ha perfettamente ragione, è così che si comporta un medico serio e coscienzioso, ma purtroppo ci sono qualità che sembrano ormai merce rara o forse sono io che ho la sfiga di incappare in certuni.
Mi è anche capitato di andare in farmacia chiedendo un farmaco per il quale ignoravo che servisse la ricetta.
Giustamente il farmacista me lo fece notare e mi disse che non poteva darmelo, poi inaspettatamente mi chiese? "L'ha già usato?" Alla mia risposta affermativa prese dal cassetto il farmaco e me lo vendette.
Mi ha lasciato allibita (premetto che la fonte è più che attendibile) quell'altro che vende un betabloccante senza pretendere la ricetta medica.
Certi comportamenti non contribuiscono a farti avere fiducia, semmai ti fanno cascare le braccia una volta di più.
Il medico ed il farmacista devono garantire la continuità assistenziale, devono altresì operare in piena autonomia, libertà, indipendenza e coscienza professionale, conformemente ai principi etici propri dell’essere umano e tenendo sempre presenti idiritti del malato e il rispetto della vita.
Al medico e al farmacista è vietato porre in essere, consentire o agevolare a qualsiasi titolo:
a) l’esercizio abusivo della professione;
b) la dispensazione di farmaci in modo pericoloso per la salute pubblica (vedi antibiotici et al.)
Nella fattispecie, un beta bloccante richiede continuità terapeutica, se si salta una dose non cade il mondo, ma sia il medico che il farmacista che glielo hanno negato non passeranno una notte tranquilla perché se quel paziente non è riuscito a reperirlo e avrà un malore, non si può sapere.
Quindi, antipatie/intolleranze personali a parte, non spariamo a zero. Soprattutto se non conosciamo i codici deontologici di queste categorie e cosa implica in alcuni casi dare o non dare un farmaco.
Conosco il codice deontologico e mi spiazza quando vedo che non viene rispettato, perché si mette a rischio la salute di quanti non hanno gli strumenti idonei per rendersene conto e si affidano in buona fede a chi non merita incondizionata fiducia.
Non ho sparato a zero, mica ho detto che sono tutti come i casi che ho riportato.
Però quando incappo in certe spiacevoli realtà qualche domanda me la pongo.
Non parto con idee preconcette, ma siccome ci tengo sommamente e in egual modo alla mia salute, a quella dei miei familiari e dei miei gatti, non concedo a priori la fiducia solo perché mi trovo davanti a un cicchessia professionista della salute.
Non sono io che devo dare a priori fiducia incondizionata, è il professionista che devi dimostarmi di meritarla.
Non viaggio in base a quelle che definisci antipatie e intolleranze personali, sono semplicemente in grado di rendermi conto di chi ho davanti.
Se poi vogliamo trovare il pelo nell'uovo appelliamoci pure alla possibile insonnia notturna del farmacista che rifiuta di fornire il betabloccante al cliente privo di ricetta, per cercare di giustificare maldestramente chi invece lo fornisce nonostante la mancanza di prescrizione.
È prassi comune nelle farmacie della mia zona fornire ugualmente il farmaco al cliente abituale sprovvisto di ricetta, che la porterà in seguito.
Ma quando consegnare in mancanza di ricetta diventa la prassi e lo stesso cliente di ripresenta a distanza di giorni e la stessa richiesta viene esaudita e mai si chiede di far avere in seguito la ricetta del medico, per me non ha giustificazione alcuna.
Ah, da quel farmacista che mi aveva venduto il farmaco nonostante non avessi la ricetta, la volta successiva, quando ho dovuto sostituire quello scaduto, me la sono procurata, visto che oramai sapevo che era necessaria.
Va bene che fai parte della categoria dei sanitari, ma quando si trattano certi argomenti rischi di dare l'impressione, giusta o sbagliata che sia, di sentirti quasi punta nel vivo, cercando bene o male di trovare motivi di possibile giustificazione per comportamenti che a chi non è "del ramo", come qualsiasi persona "qualunque" come sono anch'io, sembrano scorretti. E spesso lo sono.
Beati voi che potete criticare e, in qualche modo, deridere chi ha delle responsabilità e se le porta a casa dopo il lavoro.
11 mmg cambiati sono veramente tanti, dice tanto.
Non mi interessa altro in questa discussione
Redmaine
08-09-2024, 12:04
il rischio a criticare la professione altrui è quella di farci la figura dell'umarell che critica e dice come dovrebbero essere le cose dal suo punto di vista.
Il problema principale di questo consiste nella prospettiva.
Si tratta di due punti di vista, uno visto dall'esterno e l'altro visto dall'interno.
Purtroppo per quanto si dica che tutti dovrebbero convergere in un interesse comune, di fatto per molti motivi non è vero che c'è un interesse comune, ciascuno guarda il suo giardino per ovvi motivi.
@Aletto
11 mmg (Medici di Medicina Generale, sarebbe stato opportuno specificarlo, visto che qui nessuno di noi comuni
mortali è tenuto ad avere dimestichezza con le sigle), sono tanti, concordo.
Se non che o hai letto distrattamente quanto avevo scritto o stai facendo di tutta l'erba un fascio.
Infatti avevo scritto che fra tutti i medici con cui ho avuto a che fare dopo sposata, 2 (due) erano validi (due bravissime dottoresse) ma per motivi loro personali si sono trasferite altrove.
Mi è spiaciuto molto, ma ho dovuto far buon viso a cattiva sorte.
Come vedi, lungi da me l'idea di fare di tutta l'erba un fascio.
Grazie per aver informato l'uditorio del fatto che non hai più interesse per questa discussione.
@ Redmaine
Quindi secondo il tuo ragionamento chi non è laureato in medicina deve astenersi dal criticare i professionisti della salute?
Ottimo atteggiamento da umarel, il tuo.
Redmaine
08-09-2024, 13:16
non ho detto assolutamente questo.
Ho detto che c'è un rischio. Tale rischio è tanto più accentuato quanto meno sono le competenze specifiche di chi critica, fino ad arrivare all'umarel che critica il cantiere.
Il periodo romantico in cui i medici (di conseguenza i veterinari) si prostravano ad Ippocrate è terminato.
Un tempo il medico faceva diagnosi mettendoti le mani sull'addome e con il fonendoscopio, oggi la medicina fa riferimento all'evidenza che si traduce in esami di laboratorio e indagini strumentali.
Oggi si seguono i dettami dei protocolli per fare terapia.
Questo da alcuni è stato visto come l'uscita dal rischio del sanitario apprendista stregone.
Il rovescio della medaglia è la standardizzazione che ha soffocato l'intuizione e il genio che anche medici capaci tendono ad utilizzare sempre meno.
Quando dico che ci dovrebbe essere un interesse comune mi riferisco al paziente, umano o gatto che sia, che dovrebbe (solo in teoria) essere il centro comune dell'interesse.
In realtà si muovono due interessi che a volte collimano ma altre volte sono contrapposti.
Il paziente (e il parentado che sta attorno a lui) salvo anomalie, punta alla migliore riuscita in salute (anche se c'è da dire che il concetto di salute non è così univoco).
Il professionista ha come interesse principale quello di non essere radiato dall'ordine e non ricevere querele.
Questo si traduce nell'applicazione dei protocolli, anche se talora non piacciono al professionista che li applica. Perchè se il protocollo è cortisone e antibiotico come professionista sai benissimo che puoi generare effetti collaterali ma avrai un protocollo dietro le spalle che ti protegge in caso di morte e conseguente querela, mentre se hai avuto l'estro di evadere il protocollo e applichi qualcosa al di fuori di esso se accidentalmente il paziente muore (anche indipendentemente dal rimedio applicato) non hai più le spalle coperte e rischi.
che piaccia o no quindi, non c'è una prospettiva unica ma due. Di questo occorre avere consapevolezza.
Merlinone
08-09-2024, 13:23
Beati voi che potete criticare e, in qualche modo, deridere chi ha delle responsabilità e se le porta a casa dopo il lavoro.
11 mmg cambiati sono veramente tanti, dice tanto.
Non mi interessa altro in questa discussione
Ho avuto pessime esperienze con medici, ma anche ottime, come con tutte le categorie di persone. Con i veterinari invece finora mi è andata sempre molto bene.
Mi sono informato sull'autrice di questo libro: è una specialista in omeopatia.
Mi attirerò ancor più le antipatie di molte persone in questo forum :), ma a me questo basta per definirla pura fuffa. Ricordo che l'omeopatia è una disciplina fondata su principi totalmente indimostrati risalenti ad una sola persona alla fine del 700. La sua efficacia è stata smentita da centinaia di review (vedi la rivista Lancet) che hanno dimostrato che funziona in base all'effetto placebo, estremamente forte a volte e che funziona anche con gli animali, almeno in certe situazioni (Fonte: i Proceeding di una Conferenza internazionale di studi sull'effetto placebo. Argomento interessantissimo peraltro...). Naturalmente è vero che medici e veterinari spesso hanno i loro limiti, altre volte sono corrotti, altre volte incompetenti etc. Ma da questo a favorire una pseudoscienza, soprattutto di fronte al fatto che la speranza di vita nostra e dei nostri animali, è aumentata a dismisura rispetto al passato (come dicono diversi studi che ho citato in passato), ce ne passa.
Lo dico in caso qualcuno che come me non crede a queste teorie a-scientifiche stia considerando di buttare qualche decina di euro in questo volume che, a quanto ho letto, serve a veicolare semplicemente il messaggio "l'unico veterinario che sa fare le cose è l'autore di questo libro".
Poi ovviamente ognuno è libero di fare e pensare quello che desidera, ma questa è la mia opinione e penso di avere il dovere di esprimerla.
@ Merlinone
Non ho mai creduto nell’omeopatia, alla quale preferisco la nullopatia.
recentemente (agosto 2024) poi è stato ritrattato un articolo di gennaio di quest’anno:
“Retraction Note: Arsenic album 30C exhibits crystalline nano structure of arsenic trioxide and modulates innate immune markers in murine macrophage cell lines”
Qualche anno fa:
“ RETRACTED ARTICLE: Ultra-diluted Toxicodendron pubescens attenuates pro-inflammatory cytokines and ROS- mediated neuropathic pain in rats”
Merlinone
08-09-2024, 14:10
@ Merlinone
Non ho mai creduto nell’omeopatia, alla quale preferisco la nullopatia.
recentemente (agosto 2024) poi è stato ritrattato un articolo di gennaio di quest’anno:
“Retraction Note: Arsenic album 30C exhibits crystalline nano structure of arsenic trioxide and modulates innate immune markers in murine macrophage cell lines”
Qualche anno fa:
“ RETRACTED ARTICLE: Ultra-diluted Toxicodendron pubescens attenuates pro-inflammatory cytokines and ROS- mediated neuropathic pain in rats”
After publication, concerns were raised about the reagents used in this study, in particular that the arsenic trioxide solution is diluted beyond the point at which any active molecules are expected to be present.
Bè, in effetti... Non ho mai capito perché se una molecola che non c'è ha un qualche effetto, anche tutte le altre (che non ci sono) non dovrebbero averlo. :confused:
Bè, in effetti... Non ho mai capito perché se una molecola che non c'è ha un qualche effetto, anche tutte le altre (che non ci sono) non dovrebbero averlo. :confused:
Mistero, fede, fuffa, pseudoscienza, dogma. Ma alcuni ci credono. Credere è rassicurante.
Se lo ritrovo metto un link di un biologo molecolare che ne parla smontando il castello di carte.
Ma a chi crede non basta, ed è logico che sia così.
non ho detto assolutamente questo.
Ho detto che c'è un rischio. Tale rischio è tanto più accentuato quanto meno sono le competenze specifiche di chi critica, fino ad arrivare all'umarel che critica il cantiere.
Ti sei spiegato benissimo, sono io che ho travisato le tue parole!
Il periodo romantico in cui i medici (di conseguenza i veterinari) si prostravano ad Ippocrate è terminato.
Un tempo il medico faceva diagnosi mettendoti le mani sull'addome e con il fonendoscopio, oggi la medicina fa riferimento all'evidenza che si traduce in esami di laboratorio e indagini strumentali.
Oggi si seguono i dettami dei protocolli per fare terapia.
Questo da alcuni è stato visto come l'uscita dal rischio del sanitario apprendista stregone.
Il rovescio della medaglia è la standardizzazione che ha soffocato l'intuizione e il genio che anche medici capaci tendono ad utilizzare sempre meno.
Quando dico che ci dovrebbe essere un interesse comune mi riferisco al paziente, umano o gatto che sia, che dovrebbe (solo in teoria) essere il centro comune dell'interesse.
In realtà si muovono due interessi che a volte collimano ma altre volte sono contrapposti.
Il paziente (e il parentado che sta attorno a lui) salvo anomalie, punta alla migliore riuscita in salute (anche se c'è da dire che il concetto di salute non è così univoco).
Il professionista ha come interesse principale quello di non essere radiato dall'ordine e non ricevere querele.
Questo si traduce nell'applicazione dei protocolli, anche se talora non piacciono al professionista che li applica. Perchè se il protocollo è cortisone e antibiotico come professionista sai benissimo che puoi generare effetti collaterali ma avrai un protocollo dietro le spalle che ti protegge in caso di morte e conseguente querela, mentre se hai avuto l'estro di evadere il protocollo e applichi qualcosa al di fuori di esso se accidentalmente il paziente muore (anche indipendentemente dal rimedio applicato) non hai più le spalle coperte e rischi.
che piaccia o no quindi, non c'è una prospettiva unica ma due. Di questo occorre avere consapevolezza.
Il tuo ragionamento non fa una grinza.
In merito al tuo passaggio che ho sottolineato vorrei aggiungere una cosa: la diagnostica strumentale è di grande importanza, ma parimenti lo è anche la diagnosi clinica che può indirizzare verso esami mirati e in alcuni casi nei quali il tempo per il paziente è quasi scaduto, la diagnosi clinica seguita da un tempestivo agire può fare la differenza fra la vita e la morte.
Purtroppo oltre al motivo di pararsi il chiulo indirizzando subito verso esami strumentali, senza (quasi) azzardare ipotesi, c'è l'incapacità diagnostica di alcuni medici, come ho toccato con mano nel caso di mia madre a cui ho brevemente accennato in un precedente messaggio.
@ Merlinone
Perché pensi che la tua posizione sull'omeopatia dovrebbe attirarti antipatie da chi non condivide il tuo pensiero?
Io non lo condivido, così come non condivido la posizione di altri detrattori dell'omeopatia, ma di certo questo non è un motivo sufficiente per farmi diventare antipatica una persona.
Apro qui una parentesi, visto che non ho certo intenzione di disquisire intorno a "omopatia sì, omeopatia no" e non ho neppure la minima intenzione di convincere qualcuno.
Ho già avuto modo di utilizzare l'omeopatia su soggetti umani perfettamente all'oscuro di cosa stavano assumendo, visto che il rimedio era disciolto nell'acqua che bevevano.
I risultati ci sono stati e anche importanti, quindi l'effetto placebo non c'entrava nulla.
Chiusa parentesi
Riguardo ad omeopatia e animali, non ho capito se ti riferisci al possibile effetto placebo su di loro.
Avevo letto, ma è passato molto tempo e non ricordo la fonte, che quando l'omeopatia funziona sugli animali, non è per la sua efficacia intrinseca, ma per il fatto che quando il nostro animale è malato abbiamo più attenzioni per lui e questo lo aiuta a migliorare e a guarire.
A questa stregua tra i farmaci allopatici perché non inserire anche...amore e coccole?
A me sembra niente più che un'arrampicata sugli specchi per tentare di aver ragione a tutti i costi.
Quanto al libro in questione, al contrario di te io ne consiglio vivamente la lettura, dopo di che ognuno trarrà le proprie conclusioni a ragion veduta.
Evitare di leggerlo perché tizio dice sostanzialmente che è una caxxata o leggerlo perché caio dice che è interessantissimo o perché il potenziale lettore è già indirizzato verso l'una o l'altra sponda, sono punti di partenza sbagliati.
Leggere, pensare, valutare e infine decidere se ne valeva la pena oppure no, se è stato utile oppure una perdita di tempo e denaro.
Semplice, no?
Hai fatto benissimo ad esprimere il tuo pensiero.
Dal confronto può sempre nascere qualcosa di utile, dal pensiero unico dominante, no.
Credere di non credere, questo è il problema!
Redmaine
08-09-2024, 15:14
Ho già avuto modo di utilizzare l'omeopatia su soggetti umani perfettamente all'oscuro di cosa stavano assumendo, visto che il rimedio era disciolto nell'acqua che bevevano.
detta così sembra molto scorretto, sarebbe meglio che tu specificassi meglio.
Il paziente il più possibile dovrebbe fare parte dell'equipe e non subire rimedi a sua insaputa.
detta così sembra molto scorretto, sarebbe meglio che tu specificassi meglio.
Il paziente il più possibile dovrebbe fare parte dell'equipe e non subire rimedi a sua insaputa.
Di quale equipe parli?
Per escludere l'effetto placebo il paziente non deve sapere per cosa è in cura e neppure cosa assume.
Redmaine
08-09-2024, 15:28
per equipe intendo tutti coloro che partecipano all'atto terapeutico, anche fossero solo due persone.
Per escludere l'effetto placebo il paziente non deve sapere per cosa è in cura e neppure cosa assume.
Quindi hai fatto sperimentazione a sua insaputa? ehm... ancora peggio secondo me.
Non lo trovo corretto. Intanto non è vero che il soggetto non deve sapere per cosa è in cura.
Chi è sottoposto a sperimentazione deve sapere che è parte di questa.
La somministrazione dovrebbe comprendere un'assunzione consapevole.
Quello che il soggetto non sa e sa di non dover sapere è che la pillola somministrata potrebbe essere A oppure B. Cioè il soggetto sa di non sapere.
Nel tuo caso invece c'è stata una somministrazioe al di fuori della sua consapevolezza ed è una cosa che ricorda somministrazioni perseguibili. Anche se immagino che la tua azione sia stata mossa da cause non malevole.
@ Merlinone
Aggiungo qualche riga, in riferimento all'antipatia.
Se dovessi prendere in antipatia tutte le persone con le quali ci sono stati dei battibecchi, hai voglia, sai che lista!
E poi è roba da bimbi e penso che qui non ce ne siano, ad eccezione di quelli che mettono gli utenti sgraditi nella lista ignorati; quelli sì che si comportano da bambini.
Merlinone
08-09-2024, 15:39
Apro qui una parentesi, visto che non ho certo intenzione di disquisire intorno a "omopatia sì, omeopatia no" e non ho neppure la minima intenzione di convincere qualcuno.
Ho già avuto modo di utilizzare l'omeopatia su soggetti umani perfettamente all'oscuro di cosa stavano assumendo, visto che il rimedio era disciolto nell'acqua che bevevano.
I risultati ci sono stati e anche importanti, quindi l'effetto placebo non c'entrava nulla.
Chiusa parentesi
Al contrario, l'effetto placebo è causato proprio dal ruolo o dalla relazione tra il paziente e la persona che somministra una data terapia o medicinale.
E' proprio il caso degli animali da compagnia. Nell'articolo che avevo letto era stata notata una certa differenza tra l'effetto legato ad una certa terapia se esercitata dalla persona che era conosciuta dal cane o da uno sconosciuto come il veterinario.
Quindi l'esperienza che racconti rientra esattamente in questa situazione, anche se si trattava di esseri umani.
Tra l'altro, se il rimedio omeopatico era "disciolto" nell'acqua che bevevano (che contiene tra l'altro tracce in quantità "omeopatiche" di praticamente tutte le sostanze conosciute) si trattava semplicemente di... acqua, visti i rapporti di diluizione usati.
Merlinone
08-09-2024, 15:46
Mistero, fede, fuffa, pseudoscienza, dogma. Ma alcuni ci credono. Credere è rassicurante.
Se lo ritrovo metto un link di un biologo molecolare che ne parla smontando il castello di carte.
Ma a chi crede non basta, ed è logico che sia così.
Grazie, ma è un castello di carte veramente facile da smontare. Basta studiarne la storia e la teoria.
Il problema è che non è raro il caso in cui alcune persone si sono affidate ad omeopati per curare terapie gravi di figli minori, di amici, di pazienti o di congiunti. Con conseguenze gravi su queste persone.
Prevengo una classica obiezione: anche con le terapie "ufficiali" ci sono casi di pazienti che muoiono. Certamente, ma c'è una grande differenza: in quel caso c'è una statistica precisa di effetti collaterali o di inefficacia della terapia. Nel caso dell'omeopatia, o di altre pseudoscienze, c'è invece esclusivamente l'effetto placebo, come dimostrato - ripeto - da migliaia di lavori pubblicati (e come tra l'altro suggerisce la logica, visto che si tratta di acqua fresca).
Ricordo tra l'altro che praticare il mestiere di medico o terapeuta senza averne i titoli è un reato GRAVISSIMO.
per equipe intendo tutti coloro che partecipano all'atto terapeutico, anche fossero solo due persone.
Quindi hai fatto sperimentazione a sua insaputa? ehm... ancora peggio secondo me.
Non lo trovo corretto. Intanto non è vero che il soggetto non deve sapere per cosa è in cura.
Chi è sottoposto a sperimentazione deve sapere che è parte di questa.
La somministrazione dovrebbe comprendere un'assunzione consapevole.
Quello che il soggetto non sa e sa di non dover sapere è che la pillola somministrata potrebbe essere A oppure B. Cioè il soggetto sa di non sapere.
Nel tuo caso invece c'è stata una somministrazioe al di fuori della sua consapevolezza ed è una cosa che ricorda somministrazioni perseguibili. Anche se immagino che la tua azione sia stata mossa da cause non malevole.
Dunque, i soggetti coinvolti eravamo solo io e l'altra persona.
Non si trattava di un estraneo e neppure di un minorenne o di una persona incapace di intendere e volere.
Mi interessava escludere l'effetto placebo al di là di ogni dubbio e allo stesso tempo capire se l'omeopatia avrebbe funzionato e in quali tempi.
Non sapevo cosa aspettarmi e fu una piacevole sorpresa e ancor più lo fu per l'altra persona che riuscì a sbarazzarsi in pochi giorni e una volta per tutte di un problema progressivamente invalidante.
Non pretendo che mi si creda e per ovvi motivi di privacy non scenderò in ulteriori particolari.
Non mi interessa fare sperimentazioni nelle modalità che hai esposto e a dirla tutta non lo trovo nemmeno etico.
Non ho velleità di sperimentatore, mi interessa unicamente riuscire a guarire coloro a cui tengo e farlo senza che si abbiano effetti collaterali.
Ricordi quando in un'altra discussione avevi scritto? "Primum non nŏcēre"?
Ecco, per me è imprescindibile.
Redmaine
08-09-2024, 16:00
vorrei comunque ricordare che come in tutte le cose la ragione è di chi vince e non necessariamente vince chi ha ragione.
Quando c'era da inocularsi un prodotto che quasi nessuno sapeva cos'era (le mamme e le nonne una volta dicevano non assume sostanze che non conosci), nè che effetti produceva e se fosse veramente efficace, ha vinto il TUONO più forte, quello del potere (che non è la servitù politica), quello delle major farmaceutiche, quello dei giornalai televisivi.
Poi oggi, a rigor di scienza, vediamo (per chi vuole vedere ovviamente) che in maggior parte si è trattato di un' epopea assurda che non mirava nientaltro che a introiti economici. Ma tant'è ancora qualcuno nega, magari chi ha preso un virus poco dopo l'inoculazione...
Allo stesso modo ricordiamocelo perchè è una regola generale che non passerà mai di moda, la storia la scrive o riscrive chi vince. La ragione è di chi vince e chi è in stato minoritario ormai e sempre messo alla stregua del cialtrone, sia che lo sia veramente sia che sia un luminare.
Grazie, ma è un castello di carte veramente facile da smontare. Basta studiarne la storia e la teoria.
………..
Ricordo tra l'altro che praticare il mestiere di medico o terapeuta senza averne i titoli è un reato GRAVISSIMO.
Ovviamente non l’ho ritrovato, ma parlava di circa 1800 pubblicazioni di omeopatia, studiare il database, metanalisi di metanalisi e tanto altro. Insomma un lavorone di fronte al quale mi sarei data malata. Finiva col bias di conferma nel quale si inciampa spesso.
Sono d’accordo sul reato di cui parli.
Grazie, ma è un castello di carte veramente facile da smontare. Basta studiarne la storia e la teoria.
Il problema è che non è raro il caso in cui alcune persone si sono affidate ad omeopati per curare terapie gravi di figli minori, di amici, di pazienti o di congiunti. Con conseguenze gravi su queste persone.
Prevengo una classica obiezione: anche con le terapie "ufficiali" ci sono casi di pazienti che muoiono. Certamente, ma c'è una grande differenza: in quel caso c'è una statistica precisa di effetti collaterali o di inefficacia della terapia. Nel caso dell'omeopatia, o di altre pseudoscienze, c'è invece esclusivamente l'effetto placebo, come dimostrato - ripeto - da migliaia di lavori pubblicati (e come tra l'altro suggerisce la logica, visto che si tratta di acqua fresca).
L'ho già scritto in precedenza, che non intendio disquisire di omeopatia.
Su certi argomenti "caldi" è strarisaputo che ognuno resta della propria idea.
Ricordo tra l'altro che praticare il mestiere di medico o terapeuta senza averne i titoli è un reato GRAVISSIMO.
Vedo che ti diletti a fare malcelate illazioni su di me e su quel che faccio o non faccio. Mi conosci, forse? Ti basi su ciò che ho scritto qua e là sul forum? E sei così sicuro che abbia detto tutto, ma proprio tutto di me?
Non fantasticare troppo ed evita di appiccicare etichette di illegalità a chi non conosci.
E soprattutto calmati, non ti agitare...e non fare il bambino, che per età non lo sei più da un pezzo e, dio non voglia, potrebbe prenderti un coccolone. :D
Redmaine
08-09-2024, 16:14
@Iska
prova ad immaginare se la somministrazione fatta di nascosto che hai fatto tu la facesse una farmaceutica.
Diresti peste e corna di una atto del genere.
_______________________________________
Come già dissi gli animali (adesso non pensare che ti sto dando della bestia perchè non è questo che intendo :p), NON sono migliori di noi, hanno solo meno responsabilità.
Tu non hai avuto la responsabilità di una causa farmaceutica, quindi se tu avessi scatenato una crisi anafilattica somministrando di nascosto, avresti avuto comunque una responsabilità più limitata.
Più salgono i livelli di potenza sociale più è alto il potenziale di nuocere.
Quindi tornando ad una recente discussione, gli animali non sono meglio di noi.
Il micio ti tira una zampata
il bimbo tira uno schiaffo
il soldato tira una granata
il mastromassone tira un'atomica
Non si tratta di meglio o peggio ma solo di livello di potenza sociale.
Ciò che ho scritto dalla riga in poi non è riferito a questa discussione ma ad un'altra dove di diceva che il genere umano non dovrebbe esistere e che gli altri animali sarebbero meglio.
Wow, chi mai l'avrebbe detto! E' in via di formazione un clan da bimbi di scuola materna! :389:
Si cercano nuovi adepti.
Redmaine
08-09-2024, 16:28
beh a volte la gioventù mentale ha i suoi pregi. Per esempio riusciamo a farti mettere delle simpaticissime gif.
@Iska
prova ad immaginare se la somministrazione fatta di nascosto che hai fatto tu la facesse una farmaceutica.
Diresti peste e corna di una atto del genere.
_______________________________________
Come già dissi gli animali (adesso non pensare che ti sto dando della bestia perchè non è questo che intendo :p), NON sono migliori di noi, hanno solo meno responsabilità.
Tu non hai avuto la responsabilità di una causa farmaceutica, quindi se tu avessi scatenato una crisi anafilattica somministrando di nascosto, avresti avuto comunque una responsabilità più limitata.
Più salgono i livelli di potenza sociale più è alto il potenziale di nuocere.
Quindi tornando ad una recente discussione, gli animali non sono meglio di noi.
Il micio ti tira una zampata
il bimbo tira uno schiaffo
il soldato tira una granata
il mastromassone tira un'atomica
Non si tratta di meglio o peggio ma solo di livello di potenza sociale.
Ciò che ho scritto dalla riga in poi non è riferito a questa discussione ma ad un'altra dove di diceva che il genere umano non dovrebbe esistere e che gli altri animali sarebbero meglio.
Tralasciamo pure quello che avevi scritto dalla riga in poi.
Ma che c'entra adesso la casa farmaceutica piuttosto di Pincopallo e se io fossi o se io non fossi.
Ma vi entra in testa a tutti, una volta per tutte, che io non sono un medico, non sono un farmacista, non sono uno scienziato et similia?
E ringrazio dio di non esserlo, altrimenti avrei corso il rischio di diventare...beh, lasciamo perdere.
E poi quale rischio di schock anafilattico si potrebbe correre assumendo quella che i detrattori dell'omeopatia considerano meno di niente, acqua fresca nella migliore delle ipotesi?
Non so quale sia la tua posizione sull'omeopatia, quindi quello che scriverò qui sotto non so se possa essere riferito anche a te, nessuno meglio di te può saperlo.
"Quando fa comodo, il rimedio omeopatico è una strunzatiella, quando non fa comodo espone a rischi potenzialmente mortali."
Detrattori (e direi, in alcuni casi, addirittura odiatori) dell'omeopatia, passati, presenti e futuri, ovunque voi siate e chiunque voi siate: decidetevi una volta per tutte, troppo comodo tenere il piede in due scarpe per essere certi di poter sempre accampare la ragione.
beh a volte la gioventù mentale ha i suoi pregi. Per esempio riusciamo a farti mettere delle simpaticissime gif.
Più che gioventù mentale, avrei in mente un altro termine. :kisses:
Redmaine
08-09-2024, 16:56
Ma vi entra in testa a tutti, una volta per tutte, che io non sono un medico, non sono un farmacista, non sono uno scienziato et similia?
che bel ragionamento, allora siccome non ho la patente guido l'automobile così non possono togliermela.
E poi quale rischio di schock anafilattico si potrebbe correre assumendo quella che i detrattori dell'omeopatia considerano meno di niente, acqua fresca nella migliore delle ipotesi?non parlare per chi è detrattore dell'omeopatia, tu sai di non aver somministrato acqua fresca, parla per ciò che hai fatto tu nelle tue intenzioni.
@ Redmaine
Si vabbè, pensala un po' come meglio credi e tienti pure la ragione, se ti fa piacere.
Io non devo dimostrare niente a nessuno, né devo giustificarmi.
Noto però che, nonostante te l'abbia chiesto, non hai ancora espresso il tuo pensiero senza se e senza ma, riguardo all'omeopatia, però sei pronto a criticarmi.
Ma si sa che chiedere è lecito, rispondere è cortesia.
Caratteristiche che accomunano tutti i detrattori dell'omeopatia che ho conosciuto tanto virtualmente che nel mondo reale: disprezzo e derisione più o meno aperta per chi è a favore dell'omeopatia, astiosità, predicozzi, cieca fede nella scienza ufficiale di cui è vero che non ne fanno un dogma, ne fanno semplicemente un dio.
È impossibile dialogare con voi, signore e signori, perché avete l'inossidabile presunzione di essere i detentori della Verità.
Vi dico solo una cosa: cantatevela e suonatevela fra di voi, che è la cosa che vi riesce meglio.
Non meritate neppure sentimenti di antipatia.
Voi fate solo pena.
Redmaine
08-09-2024, 18:49
vuoi sapere la mia opinione sull'omeopatia?
è un settore di cui conosco qualche base teorica, cui ho dato alcune mie personali valutazioni che non coincidono con alcuni principi dell'omeopatia stessa, ma dal punto di vista pratico non sono un usufruitore diretto dell'omeopatia.
Per me dal punto di vista dell'omeostasi (salute), traducibile anche in armonia con l'universo per come l'intendo io nell'ordine vengono:
1. intenzionalità
2. osservazione
3. ricerca della verità
4. incertezza della verità
5. studio continuo
6. verifica
7. comparazione
8. abbattimento delle illusioni
9. consapevolezza della non esistenza dell'io
10. visione olistica
Credo che in questa scaletta la medicina occidentale possa trovarsi al millesimo posto circa ma c'è anche lei. L'omeopatia non avendola praticata la considero come una risorsa posta ancora più in basso della medicina occidentale nella mia scaletta, tuttavia a mio modo di vedere sempre di risorsa si tratta.
@Redmaine
Grazie per aver espresso con chiarezza la tua opinione sull'omeopatia.
Anche se non la pensiamo allo stesso modo, apprezzo molto i toni assolutamente civili del tuo intervento.
...Quindi hai fatto sperimentazione a sua insaputa? ehm... ancora peggio secondo me...
Probabilmente non sono riuscita e anche questa volta non riuscirò a spiegarmi come vorrei e neppure a farlo con le parole giuste.
Non parto mai con l'idea di fare sperimentazione nel senso che in medicina si dà a questa parola, parto da subito per guarire e non procedo finché non ho sufficiente sicurezza del risultato.
Capire quale sia il rimedio più adatto per un determinato soggetto è tutt'altro che semplice e infatti ci stavo studiando su da più di un mese.
Quando poi ho ritenuto di averlo individuato, l'ho utilizzato ed è stato pienamente efficace.
Non parto mai somministrando questo o quello che potrebbe andar bene, ma non si sa se andrà bene, sperando prima o poi di far centro; questa sì che sarebbe sperimentazione.
Non informo perché non voglio che la guarigione sia "inquinata" dall'effetto placebo.
In seguito per le eventuali successive somministrazioni il destinatario sa benissimo cosa prende e a quale scopo.
(Al di là di ogni possibile considerazione, l'effetto placebo non è una cosa negativa; sarebbe bello che funzionasse su tutti e che bastasse a far guarire senza bisogno di terapie farmacologiche.)
vorrei comunque ricordare che come in tutte le cose la ragione è di chi vince e non necessariamente vince chi ha ragione.
Quando c'era da inocularsi un prodotto che quasi nessuno sapeva cos'era (le mamme e le nonne una volta dicevano non assume sostanze che non conosci), nè che effetti produceva e se fosse veramente efficace, ha vinto il TUONO più forte, quello del potere (che non è la servitù politica), quello delle major farmaceutiche, quello dei giornalai televisivi.
Poi oggi, a rigor di scienza, vediamo (per chi vuole vedere ovviamente) che in maggior parte si è trattato di un' epopea assurda che non mirava nientaltro che a introiti economici. Ma tant'è ancora qualcuno nega, magari chi ha preso un virus poco dopo l'inoculazione...
Allo stesso modo ricordiamocelo perchè è una regola generale che non passerà mai di moda, la storia la scrive o riscrive chi vince. La ragione è di chi vince e chi è in stato minoritario ormai e sempre messo alla stregua del cialtrone, sia che lo sia veramente sia che sia un luminare.
Sì, la Storia da sempre la scrivono (o riscrivono) i vincitori e la verità è la prima vittima.
Tempo fa mio marito ha fatto una ricerca su alcuni fatti accaduti al suo paese tra l'8 settembre del 1943 e i primi giorni di maggio del 1945, scoprendo quanto la verità sia stata distorta e cambiata per coprire le esecrabili azioni di una parte dei vincenti, a dimostrazione, se ancora ce ne fosse bisogno, che essere tra i vincitori non significa automaticamente essere "duri e puri".
Nella nostra società ha ragione chi urla più forte e se è in vantaggio numerico, ha ancora più ragione, in ogni campo.
Anche questa è una forma di suprematismo.
...Mi sono informato sull'autrice di questo libro: è una specialista in omeopatia.
Mi attirerò ancor più le antipatie di molte persone in questo forum :), ma a me questo basta per definirla pura fuffa. Ricordo che l'omeopatia è una disciplina fondata su principi totalmente indimostrati risalenti ad una sola persona alla fine del 700. La sua efficacia è stata smentita da centinaia di review (vedi la rivista Lancet) che hanno dimostrato che funziona in base all'effetto placebo, estremamente forte a volte e che funziona anche con gli animali, almeno in certe situazioni (Fonte: i Proceeding di una Conferenza internazionale di studi sull'effetto placebo. Argomento interessantissimo peraltro...). Naturalmente è vero che medici e veterinari spesso hanno i loro limiti, altre volte sono corrotti, altre volte incompetenti etc. Ma da questo a favorire una pseudoscienza, soprattutto di fronte al fatto che la speranza di vita nostra e dei nostri animali, è aumentata a dismisura rispetto al passato (come dicono diversi studi che ho citato in passato), ce ne passa.
Lo dico in caso qualcuno che come me non crede a queste teorie a-scientifiche stia considerando di buttare qualche decina di euro in questo volume che, a quanto ho letto, serve a veicolare semplicemente il messaggio "l'unico veterinario che sa fare le cose è l'autore di questo libro".
Poi ovviamente ognuno è libero di fare e pensare quello che desidera, ma questa è la mia opinione e penso di avere il dovere di esprimerla.
Onde sgombrare il campo da possibili equivoci, sappi che non mi interessa disquisire con te riguardo all'omeopatia, dal momento che le nostre posizioni sono chiare.
Rispondo solo ora a questo tuo messaggio, perché ho prima voluto rinfrescarmi la memoria circa il contenuto del libro in questione, in quanto era da parecchio che non lo prendevo in mano.
Volevo capire se la causa della tua evidente ostilità verso la dottoressa Ziegler fosse dipesa dall'aver lei invitato nel libro a ricorrere a cure omeopatiche o se gli animali dei casi citati nel libro fossero stati curati con l'omeopatia, ma non ho trovato nulla di tutto questo.
Pertanto è più che evidente che la tua ostilità verso la Ziegler avesse un'altra causa ed eccola, sta in quelle due righe scarse ad inizio del tuo messaggio, che ho sottolineato; ti sta sulle balls perché è un'omeopata!
L'inevitabile finale sta nelle quattro righe (ho sottolineato anch'esse), in fondo al tuo messaggio.
Però, però...non ci fai una gran bella figura con i tuoi "s-consigli" e sai perché?
Non per lo "s-consiglio" in sè, ma per un altro motivo.
Per s-consigliare è condizione "sine qua non" l'aver letto il libro, ma è più che evidente che tu quel libro non l'hai mai letto, non l'hai neppure mai avuto tra le mani, altrimenti non avresti esordito con quel:
cit."Mi sono informato sull'autrice di questo libro: è una specialista in omeopatia."
L'avresti già saputo, perché è scritto nero su bianco nella pagina della sua biografia.
Quindi il tuo "sconsiglio" si basa unicamente sul tuo essere prevenuto e negazionista.
Un'altra volta prima di dar fiato alle trombe, rifletti e rifletti e rifletti ancora, se non vuoi fare la figura del quaquaraqua.
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