Visualizza Versione Completa : Finge di marcare
Ciao, ho due gatti europei, sono due fratelli che ho adottato mesi fa. Ora hanno un anno e sono sterilizzati entrambi nei tempi consigliati dal veterinario (a memoria dico 7 mesi). Uno dei due, da quasi subito, ha sempre fatto il gesto di marcare il territorio con coda alzata e vibrante, senza però marcarlo veramente, lo faceva prima della sterilizzazione che dopo, lo fa ancora ora, è usuale? Lo stesso gatto per qualche mese ci ha dato parecchio da fare perché faceva pipì sul divano. Ora ha smesso da un mesetto abbondante per fortuna.
Grazie
Zampetta16
16-02-2019, 16:40
Ciao Franz, è un gesto che fa spesso la nostra gatta, se non ricordo male, in questo modo "spruzzano" degli odori/ormoni, impercettibili per noi umani.
Lei lo fa vicino alle porte, quando vuole uscire, quando è molto contenta di vederci, se siamo mancati diverse ore da casa. Non imita la marcatura con la pipì, è proprio una cosa diversa. Scusa imprecisione, dopo averlo letto, ho archiviato la cosa come normale e innocua e ho perso i dettagli :D
Attenzione alle pipì fuori posto, a volte si è comportamentale, altre deriva da tipo lettiera o posizione cassetta igienica, altre ancora dipende da un problema fisico come cistite o calcoli.
Grazie! Lo fa solo lui e spesso addosso a me, mi mette il sedere addosso! Per la pipì ho preso tre lettiere quasi da subito, ho provato diverse sabbie, adesso sono stabile su due tipi diversi: eco di legno e quella bianca assorbente. Così pare che ci sia la pace del piscio:dead:
È un gatto timido, è fratello dell’altro, ma è più piccolo, si spaventa con niente, si vede che ora si è ambientato definitivamente
Marino da che lo conosco ha sempre fatto quel gesto di tremolare la coda, ma non gli è mai uscita neppure una goccina; lo fa quando è impaziente di mangiare o quando è molto eccitato dal gioco.
Se è coda alta e vibrante di solito è gioia ed emozione piacevole allo stato puro, lo fanno spesso anche qui
Se è associato ad uno spruzzo orizzontale è marcatura in una zona per loro percepita come critica dal punto di vista territoriale e conflittuale
Se è coda alta e vibrante di solito è gioia ed emozione piacevole allo stato puro, lo fanno spesso anche qui
Se è associato ad uno spruzzo orizzontale è marcatura in una zona per loro percepita come critica dal punto di vista territoriale e conflittuale
Marino fa esattamente come dici, alta e vibrante, e quando lo fa per la pappa è nel momento in cui sto riempiendo il suo piatto, mai mentre mi gira intorno chiedendo da mangiare.
Marino fa esattamente come dici, alta e vibrante, e quando lo fa per la pappa è nel momento in cui sto riempiendo il suo piatto, mai mentre mi gira intorno chiedendo da mangiare.
Penso sia perché sono due momenti diversi: ti gira intorno per ottenere qualcosa e in questo caso è il cibo, nel senso che questo è un modo per comunicare e risolvere il suo problema pappa e si concentra sulla comunicazione. Poi finalmente vede la pappa, obbiettivo raggiunto, può esprimere felicità
Non so se ho spiegato bene, il senso è: ho un problema (fame), lo devo far notare per risolverlo, l'umana ha capito ed io sono felice perché ho risolto
Questa cosa secondo me è bellissima perché ripercorre lo schema input output che noi usiamo con loro: vediamo se facendo così loro cosa rispondono, vediamo se capiscono, se sono intelligenti. I ruoli sono interscambiabili.
Aletto hai spiegato benissimo.
Marino è forse il più desideroso di entrare nel mondo della comunicazione di tipo umano, li vedi proprio gli sforzi che compie, certe volte mi sembra che stia per parlare come noi... ma forse è solo perché a me piacerebbe immensamente riuscire a parlare come un gatto.
Per ora con lui e con gli altri comunichiamo a sguardi e posture del corpo.
Il linguaggio del corpo è molto efficace, anche noi inconsapevolmente lo usiamo più di quanto possiamo immaginare.
Qui è Volland ad essere il più abile nel comunicare, ma non so a cosa sia dovuto, penso a più cose che vanno dalla socievolezza al valore della necessità del momento e chissà cos'altro.
Potrebbe forse esserci anche una componente innata che porta alcuni gatti ad essere (o sembrarci) più o meno comunicativi?
Per esempio Remì apparentemente sarebbe un gatto poco comunicativo, poco desideroso di interagire con noi umani, mentre in realtà non è affatto così.
La differenza fra lui e Marino è che quest'ultimo "si propone" si mette in evidenza, prende l'iniziativa di comunicare; Remì invece se ne sta buono buono in disparte, in attesa di essere notato (e ci tiene parecchio!) e invitato a interagire, dopo di che diventa super comunicativo.
Mi son fatta l'idea che ci sia qualcosa nel suo carattere di fondo che lo porta a comportarsi così, perché anche da cucciolino aveva un suo modo di fare che non avevo ancora riscontrato nei gattini.
Nato in una vecchia gabbia di legno sotto la tettoia dove mettiamo le auto, dopo alcuni giorni sua mamma l'aveva trasferito insieme ai fratellini in un riparo fra rocce e arbusti che non mi era possibile raggiungere.
Poi dopo poco più di un mese dalla nascita hanno cominciato a fare le prime uscite sotto la sorveglianza materna.
Io li osservavo da lontano, cercando di non farmi notare perché erano selvaticissimi e se la davano a gambe non appena intravvedevano un umano, ma d'altra parte non mi potevo aspettare niente di diverso, visto che anche la madre era una feral e nonostante da quando anche lei era cucciola le avessi sempre fornito del cibo, non ero mai riuscita ad avvicinarla a meno di qualche metro.
Tornando a Remì, rispetto ai fratellini si comportava in modo un po' strano per un cucciolino: non interagiva con loro nelle varie attività, non giocava insieme, non li imitava.
Per fare un esempio: Elisa e Martino(i fratelli) come tutti i cuccioli lottavano, si rincorrevano, si arrampicavano sui paletti di legno della recinzione, Remì no, lui si limitava a starsene seduto a poca distanza osservandoli.
Era anche estremamente obbediente alla mamma; quando lei si allontanava, i piccoli inizialmente se ne stavano dove lei li aveva lasciati, poi immancabilmente cominciavano a giocare e correre qua e là, arrivando anche nel mio giardino.
Un pomeriggio erano tutti e tre seduti sopra una tettoia, quando il tempo si mise al brutto e cominciò a piovere forte. Elisa e Martino filarono di corsa a ripararsi sotto un alveare, Remì no, lui stette immobile come una statuina, con l'acqua che gli grondava addosso e si mosse solo quando vide tornare la mamma.
Remì ha sempre avuto un comportamento tutto suo, quindi non mi meraviglia che anche in fatto di comunicazione sia diverso da tutti gli altri gatti che ho conosciuto.
Potrebbe forse esserci anche una componente innata che porta alcuni gatti ad essere (o sembrarci) più o meno comunicativi.......
La mia risposta è sì. Ma è la mia opinione, e a patto che non confondiamo l'innato con un'eredità epigenetica e non separiamo l'innato dall'appreso e di conseguenza il percorso ontogenetico dell'individuo: cosa gli è servito, come lo ha usato ecc ecc
Giustamente hai aggiunto quel "sembrarci", hai considerato quello che per noi sarebbe più accessibile a livello comunicativo. Penso per questo sia di grande importanza quello che per noi è meno facilmente accessibile.
E per questo mi torna spesso in mente de Waal col suo libro "Siamo così intelligenti da capire l'intelligenza degli animali?"
:310:
La mia risposta è sì. Ma è la mia opinione, e a patto che non confondiamo l'innato con un'eredità epigenetica e non separiamo l'innato dall'appreso e di conseguenza il percorso ontogenetico dell'individuo: cosa gli è servito, come lo ha usato ecc ecc[...]
La faccenda si complica. Per me sarebbe troppo difficile, anzi, impossibile distinguere l'innato dall'eredità epigenetica, perché non conosco gli ascendenti dei miei gatti.
Solo nel caso di Remì conosco la madre..è Milla e lei comunica in maniera compoletamente diversa dal figlio; forse potrei saperne di più se conoscessi il padre...ma per me è un perfetto sconosciuto.
Per gli altri gatti brancolo completamente nel buio...per quel che ne so dei loro antenati, potrebbero anche essere extraterrestri!
La faccenda si complica. Per me sarebbe troppo difficile, anzi, impossibile distinguere l'innato dall'eredità epigenetica, perché non conosco gli ascendenti dei miei gatti......
L'innato in fondo è poca roba definita entro i paletti di specie. E l'innato non è un macigno statico, è flessibile e, diciamo, va a scuola dall'appreso.
Pochi di noi conoscono i genitori nonni e bisnonni dei gatti con cui vivono. L'epigenetica, l'eredità transgenerazionale in realtà è semplice come concetto ma molto difficile da approfondire, può influire fino alla quarta generazione, alcuni dicono anche fino alla quinta generazione. E sarà oggetto di studio per i prossimi vent'anni
E' per tutti troppo difficile, ma va presa in considerazione per non cadere in trappoloni
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