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Visualizza Versione Completa : Micia gelosa


Atoth
13-11-2019, 08:07
Ciao a tutti, da 5 giorni abbiamo adottato un micio di 4 mesi. Abbiamo già una micia da 3 anni e siccome è rimasta da sola (il nostro altro gatto è mancato 6 mesi fa) abbiamo deciso di darle altra compagnia. Stiamo seguendo tutto l’iter d’inserimento - stanze separate, scambio di giochi eccetera. I primi due giorni era proprio arrabbiata con noi. Addirittura ci soffiava contro. Adesso è più tranquilla, si fa accarezzare, ma sento che è ancora nervosa perché si nasconde sotto il divano. Sa che c’è un intruso, ma non ha proprio ne la voglia ne la curiosità di andare vicino alla porta della stanza dove lui sta. Il problema è che il piccolo è pronto. Lui vuole uscire e piange. Ci fa fa una pena incredibile, ma siccome desideriamo che diventino amici stiamo temporeggiando.
La mia domanda è questa: bisogna proprio aspettare che lei si avvicini o pensate che posso cominciare a lasciare il piccolo libero? Soprattutto perché lei ormai sa della sua presenza e non è più arrabbiata con noi.
Grazie.

iw1dov
13-11-2019, 09:49
Ciao e benvenuti, voi e i vostri pelosini... soprattutto l'ultimo arrivato! E naturalmente la mia vicinanza per il piccolo andato sul Ponte.

Tra un po' arriverà Aletto a spiegarti che la padrona di casa non è gelosa :D Lascio a lei la parola su questo, e, per venire al tuo problema, ti dico che cosa farei io (che è più o meno quel che ho fatto quando è arrivato Matt).

Lasciali incontrare, sorvegliando che cosa succede senza intervenire; mantieni la calma ed il distacco ed osservali bene.

Ringhi, soffi, gobbe, andature sghembe ed orecchie indietro non ti devono spaventare, soprattutto nei primi momenti. E' possibile che soprattutto la padrona di casa faccia un po' di scena e magari arrivi al contatto fisico col piccolo (anche se è proprio piccolo e - se dovessi scommettere - direi che la grande lo adotterà presto); per lo più sarà scena. Se però ti accorgi che gli animi si scaldano troppo, interrompi l'incontro e lascia che la situazione si raffreddi.

In ogni caso, lascerei che per i primi tempi i due si prendano "a piccole dosi", a meno che tu non veda che le cose si mettono super-bene da subito; lasciali che si conoscano, ma dopo un po' interrompi l'incontro e riprendilo più tardi (o il giorno dopo, giudica tu), quando si sono tranquillizzati.

Per le prime volte, li lascerei ancora dormire separati.

Tienici aggiornati e , quando puoi, presentaci i due pelosini...

:micimiao62:

Misty
13-11-2019, 10:22
Ciao e benvenuti!
la micia come ti hanno già detto non è gelosa ma ha un estraneo nel suo territorio e deve valutare se sia una minaccia o no. Io anche li farei incontrare e vedere come va l'incontro. si studieranno, soffieranno, magari scatta la "rissa" ma essendo il nuovo un cucciolo potrebbe anche limitarsi.
Io a dire il vero quando ho preso la seconda ho fatto un inserimento diretto ed è andata bene, ora convivono bene, anche se ovviamente ogni tanto fanno le loro litigate ma mai niente di grave.

Malinka
13-11-2019, 13:07
Ciao Atoth, un benvenuto e te e ai tuoi pelosini!

Io sono al 100% per gli inserimenti diretti e in tanti anni (e tanti mici) ho fatto sempre e solo quelli, senza problemi.
Ringhiate, soffiatine e anche qualche sberlotta ci possono stare; fra due esseri che improvvisamente si trovano nello stesso ambiente è normale.
Poi naturalmente dipende dal carattere e dalle esperienze pregresse di ciascuno.
Ci sono quelli tra i quali scatta istantaneamente il feeling (e non è un modo di dire, è quello che è capitato come i mei Yuri e Lara) e ci sono invece i gatti che hanno bisogno di un po' più tempo, per conoscersi, capire che nessuno di loro costituisce una minaccia o un'usurpazione del territorio.
In tanti anni da me nel peggiore dei casi (é stato con alcuni dei gatti che avevo prima di questi) ci sono volute al massimo 2 settimane perché non ci fossero più "scontri".
E anche in seguito non ho riscontrato situazioni di stress, che come saprai nei gatti solitamente si manifesta con cistite, bisognini fatti in giro per casa e problemi comportamentali di vario genere.

L'ultima arrivata è stata Lara, lo scorso dicembre; l'ho tenuta separata dagli altri per via di una brutta congiuntivite, ma in quei 2 giorni di numero gli altri mici erano piuttosto nervosi, perché ovviamente sapevano che in casa c'era un nuovo gatto.
Anche se non l'avevano visto, grazie al fine olfatto felino ne avevano sentito l'odore, anche se la stanza dove stava Lara è di fronte alla porta del mio appartamento essendo separate solo da quel metro di corridoio.
Così per far tornare la tranquillità ho deciso di interrompere la quarantena e di portare qui la cucciola ed è andato tutto bene come al solito.

Figurati che quando arriva un nuovo micio, fin dal primo giorno mangiano tutti nello stesso ambiente e non c'è quello che rifiuta il cibo o che se ne va indispettito.
La mia casa è piccola (solo 53 metri quadri e un terrazzo) e mangiano tutti in cucina uno a fianco dell'altro, in fila.
Anche per i bisogni non ho mai messo cassettine separate per i vecchi e i nuovi, tanto più che proprio a causa dello spazio limitato ho una sola (molto grande) cassetta igienica e tutti indistintamente usano quella.
Non passa molto tempo che li vedi giocare insieme, dormire abbracciati in un bel mucchio peloso o porgersi a vicenda la testolina per farsi leccare.

D'altra parte è vero che un nuovo arrivato è un intruso nel territorio dei residenti, ma anche ai gatti che vivono liberi capita di dover fare i conti con un nuovo venuto che entra nel loro territorio.
E anche lì ci saranno ringhiate, soffiatine, scontri ravvicinati, gatti che se ne stanno in disparte per osservare la situazione e il suo evolversi e poi decidere come comportarsi.
Osservando quel che succede nei terreni intorno a casa mia noto che i gatti di quei vicini che li lasciano all'aperto accettano eventuali nuovi venuti e nessuno ha abbandonato il luogo; evidentemente trovano un modo di convivere serenamente, tanto che ora ce n'è una discreta truppa; l'ultimo è arrivato la scorsa estate.

Penso che prima si ha la possibilità di interagire utilizzando tutti i sensi e prima ci si conosce davvero.
Invece la forzata separazione impedirà un'esperienza sensoriale completa, causando comunque un certo grado di stress e di conseguenza quando finalmente potranno incontrarsi non è poi così scontato che tutto fili liscio.

Aletto
14-11-2019, 07:38
Ciao e benvenuti
L’inserimento graduale è più rispettoso nei confronti di un essere che in natura è solitario e sceglie le amicizie con cui condividere parte della giornata. In casa non c’è questa possibilità di scelta, e –in parole povere- o mangi sta minestra o salti dalla finestra: di solito mangiano la minestra per non mettere a repentaglio la loro incolumità.
Il nuovo micio ha necessità di conoscere il resto del territorio. Il micio residente sente la presenza estranea di un consimile ed ha necessità di valutare lo stato delle cose e preferisce farlo in condizioni di sicurezza, per questo si mette sotto al divano. La gelosia non c’entra, è un’emozione che non rientra in questo contesto.

La situazione comporta nei due gatti due stati emozionali molto diversi dovuti a necessità diverse, e si incontreranno con questi stati due stati emozionali diversi

Il gatto residente ha avuto inizialmente una risposta ansiosa di grande intensità e, la conseguenza ad un'esposizione ripetuta dello stimolo, viene successivamente seguita da un decremento fisiologico ed infatti ora si fa avvicinare da voi con più accondiscendenza. Sta piano piano ritornando ad uno stato di relativa tranquillità.
Non interromperei questo processo di adattamento individuale anche se il residente sa benissimo che c’è un consimile da qualche parte nel suo territorio. E’ in uno stato emotivo che potrebbe facilmente riportarlo alla condizione iniziale.

"bisogna proprio aspettare che lei si avvicini o pensate che posso cominciare a lasciare il piccolo libero?”

Visto che i gatti non possono scegliere, sta a noi la scelta in base alla valutazione del singolo caso

Malinka
14-11-2019, 08:18
L’inserimento graduale è più rispettoso nei confronti di un essere che in natura è solitario e sceglie le amicizie con cui condividere parte della giornata.[...]
Mah, se volessimo proprio essere rispettosi verso il gatto in quanto animale naturalmente solitario non dovremmo cercare di dargli compagnia, anzi, per essere del tutto rispettosi della sua natura di gatto non dovremmo neppure farlo vivere in casa e invece qui saremo almeno il 90% e più di forumisti i cui gatti vivono esclusivamente fra le pareti domestiche e al massimo terrazzo o balcone.

Dici bene quando affermi che il gatto per sua natura sceglie le amicizie.

Indubbiamente con l'inserimento diretto non le sceglie, siamo noi che di punto in bianco gli mettiamo lì un altro gatto; i due soggetti potranno andare d'accordo e potrà instaurarsi un bel rapporto di condivisione...come potrebbe anche non succedere mai.

Ma anche con l'inserimento graduale il gatto non sceglie le amicizie, siamo noi che pian piano cerchiamo di far abituare reciprocamente i due soggetti; anche con questa modalità graduale potrà crearsi il bel rapporto, come però potrebbe non crearsi mai; a questo riguardo ci sono stati fior di esempi proprio qui sul forum.

Non penso che un metodo sia migliore dell'altro, piuttosto visto che siamo noi umani che prendiamo l'iniziativa di far convivere animali che per natura sarebbero solitari, tranne che per alcuni periodi dell'anno o momenti della giornata che decidono loro, l'opportunità di optare per l'uno o l'altro metodo dipende da come ciascuno di noi umani è "fatto", dalle nostre aspettative, dai nostri timori e dalle insicurezze con cui viviamo l'arrivo di un nuovo componente della famiglia umano-felina, da quanto e come riusciamo a gestire la nostra ansia per i cambiamenti e di rispecchio appesantire o alleggerire quella di chi ci sta accanto, in questo caso i gatti.

Leny
14-11-2019, 10:14
Io penso che puoi farli incontrare anche perché, se aspetti che sia la gatta ad avvicinarsi minimamente alla porta per conoscere il nuovo arrivato, quel micetto potrebbe anche starsene chiuso in camera per settimane, poverino :shy:
Ad ogni modo, io in vita mia ho fatto solo due inserimenti, uno diretto e l'altro indiretto. Quando è arrivata Nebbia, l'ho subito piazzata davanti a Klimt, che all'epoca aveva un anno ed era più "socievole" e curioso. A parte qualche piccola soffiata, fecero subito amicizia e lui la circolava un sacco. Qualche mese fa ho trovato altri due micetti, che i due padroni di casa hanno visto "a distanza" il giorno stesso, ma li ho tenuti separati per almeno una settimana perché i due cuccioli stavano male e non volevo contagiassero gli altri. Durante quella settimana Klimt non si avvicinava manco per sbaglio alla porta di camera mia, Nebbia invece faceva la vigilante e aspettava con ansia di entrare. Alla fine, quando si sono incontrati tutti, Nebbia faceva qualche ringhio e soffiò ma già dopo 2 giorni sono diventati tutti best friends, Klimt invece lanciava soffi, zampate e ringhi anche vedendoli a 3 metri di distanza. Adesso sta cominciando a tollerarli e ogni tanto dormono pure vicini.
Io forse ho una leggera preferenza per gli inserimenti diretti, perché penso che il gatto forse si senta più stressato ad avvertire costantemente la presenza di un estraneo senza sapere esattamente dove è e se può sbucare fuori da un momento all'altro, anziché conoscerlo subito e avere modo di esaminarlo e valutarlo. Però penso che dipenda anche dal carattere del gatto e che forse non c'è un approccio universale che funziona meglio per tutti.

Aletto
14-11-2019, 11:20
Mah, se volessimo proprio essere rispettosi verso il gatto in quanto animale naturalmente solitario non dovremmo cercare di dargli compagnia, anzi, per essere del tutto rispettosi della sua natura di gatto non dovremmo neppure farlo vivere in casa e invece qui saremo almeno il 90% e più di forumisti i cui gatti vivono esclusivamente fra le pareti domestiche e al massimo terrazzo o balcone....

Dici bene quando affermi che il gatto per sua natura sceglie le amicizie.....

Indubbiamente con l'inserimento diretto non le sceglie....
Ma anche con l'inserimento graduale il gatto non sceglie....

......visto che siamo noi umani che prendiamo l'iniziativa di far convivere animali che per natura sarebbero solitari..... l'opportunità di optare per l'uno o l'altro metodo dipende da come ciascuno di noi umani è "fatto", dalle nostre aspettative, dai nostri timori e dalle insicurezze con cui viviamo l'arrivo di un nuovo componente[/B] della famiglia umano-felina, da quanto e come riusciamo a gestire la nostra ansia per i cambiamenti e di rispecchio appesantire o alleggerire quella di chi ci sta accanto, in questo caso i gatti.

Infatti non siamo rispettosi delle sue esigenze etologiche, rispettiamo ed adempiamo alla necessità di cure e cibo a volontà
L'inserimento graduale rispetta i tempi di acclimatamento emozionale, questo secondo me è importante proprio perché non può scegliere, e sarebbe utile per loro poter partire col piede giusto
Non ho fatto tutti inserimenti graduali, però credo che nell'irrispettosità della loro reazione che ci dice "sono un gatto!", potremmo almeno prendere in considerazione il valore delle loro emozioni, questo da parte nostra già sarebbe un altro buon primo passo verso la loro alterità.

L'etologa Sonia Campa scrive:
....non sottovalutate mai segnali come ringhi, soffi e zampate nervose perché spesso sono il sintomo di un rancore reciproco destinato a depositarsi nell'animo dei due gatti, per riesplodere con il tempo, magari dopo giorni, mesi o addirittura anni e dopo una convivenza apparentemente tranquilla.....
Permettere a due gatti di conoscersi con gradualità e senza scontrarsi nemmeno una volta, getterà le basi per una convivenza in cui i due soggetti saranno legati non solo da una mite (e talvolta instabile) tolleranza, ma addirittura da una grande amicizia!
Al contrario, due gatti costretti a conoscersi in un ambiente chiuso come un appartamento, senza gradualità, fatti incontrare da subito e lasciando fare tutto agli eventi, è molto probabile che nel relazionarsi rimangano condizionati dal ricordo del loro primo incontro, fatto di paura, agitazione, ansia e aggressività......[/I]

Questo ricordo del primo incontro non è cosa da poco ed è influenzato dallo stato d'animo, dal'interazione con l'ambiente, dal percorso ontologico del gatto residente.
Il gatto, un cucciolo in questo caso, è più aperto a nuove esperienze e desideroso di esplorare, è più adattabile e meno propenso allo scontro.

P.S. in quello che ho evidenziato il soggetto siamo noi, a me piacerebbe che il soggetto fossero i gatti, e l'ho evidenziato in rosso

Essere loro i soggetti, chissà, mi sembra impossibile, tutti gli altri animali hanno a che fare con chi si è autodefinito sapiens

iw1dov
14-11-2019, 13:08
Comunque siamo curiosi di sapere come sta andando... :micimiao46:

Malinka
14-11-2019, 17:46
@Aletto, per forza quando si tratta di prendere con noi uno, due, cento gatti e chiuderli fra le mura domestiche il soggetto siamo noi, perché come avevo scritto, siamo noi che prendiamo l'iniziativa di mettere insieme i gatti.
Loro credo proprio che non si sognerebbero mai di entrare in solitaria oppure in gruppo più o meno numeroso dentro un appartamento con l'intenzione di viverci e conviverci per tutta la vita.
I gatti come soggetti credo proprio che sceglierebbero di vivere come piace a loro, come per loro è più congeniale, senz'altro con la possibilità di star fuori casa se e quando lo desiderano...o magari di non entrarci proprio mai.
Ecco perché ho detto che in tema di inserimento optare per una o l'altra scelta dipende da come noi siamo e non da come sono i gatti, che, nel bene e nel male, si ritrovano a subire le nostre scelte.

Personalmente non prenderei mai con me un gatto in salute, in grado di badare a se stesso, che vive libero (come per esempio Valerietto), così come non acquisterei mai un gatto e di conseguenza non mi troverei mai a dover fare un inserimento.
E ogni volta che ne adotto, si tratta regolarmente di catorci, talvolta con 3 zampe già nella fossa o di cuccioli in precario stato di salute oppure orfani nei quali ogni tot di anni mi imbatto casualmente, pertanto mi è impossibile conoscere il loro vissuto, il loro carattere, la loro indole e di conseguenza per l'inserimento faccio riferimento non al soggetto gatto X o Y, di cui ignoro tutto, ma al soggetto Malinka, che quanto meno conosco.

[...]
L'etologa Sonia Campa scrive:
....non sottovalutate mai segnali come ringhi, soffi e zampate nervose perché spesso sono il sintomo di un rancore reciproco destinato a depositarsi nell'animo dei due gatti, per riesplodere con il tempo, magari dopo giorni, mesi o addirittura anni e dopo una convivenza apparentemente tranquilla.....
Permettere a due gatti di conoscersi con gradualità e senza scontrarsi nemmeno una volta, getterà le basi per una convivenza in cui i due soggetti saranno legati non solo da una mite (e talvolta instabile) tolleranza, ma addirittura da una grande amicizia!
Al contrario, due gatti costretti a conoscersi in un ambiente chiuso come un appartamento, senza gradualità, fatti incontrare da subito e lasciando fare tutto agli eventi, è molto probabile che nel relazionarsi rimangano condizionati dal ricordo del loro primo incontro, fatto di paura, agitazione, ansia e aggressività......[...]
Sono felice che non sia mai successo ai miei mici; loro, amici una volta, amici per la vita...

iw1dov
14-11-2019, 18:50
Fortunatamente finora è stato così anche per i miei.

Ma devo darti torto, Malinka: io ho conosciuto almeno due mici che sono entrati volontariamente in casa nostra, con l'intento di viverci stabilmente. E per uno dei due, pure con altri mici già residenti.

Si tratta, per il secondo, della già raccontata Minimicio, che fu invitata in casa da Isidoro. Per il primo, non so se ve ne ho mai parlato: si chiamava MicioDiesel.

E' stato prima di Isidoro. MicioDiesel era un rossino delizioso, un autoctono che gironzolava tra le case di quella che sarebbe diventata casa dei miei. Appena acquistata la cascina, iniziammo ad andare i fine settimana per fare pulizia e preparare per impiantare il cantiere di ristrutturazione; dopo poco arrivò MicioDiesel e iniziò a frequentarci, facendoci molte coccole e moine: aveva deciso che dovevamo essere la sua famiglia.

Di lì a poco iniziò ad entrare in casa (c'era una piccola zona abitabile, che usavamo come appoggio) e praticamente vi si stabilì. Come tutti i mici di casa, veniva anche a dormire sui letti con noi. Lo chiamammo MicioDiesel perchè era un coccolone, sempre allegro e faceva delle fusa fortissime: non ho mai sentito un gatto ronfare così forte! Era possibile sentirlo da una stanza all'altra.

Purtroppo papà non volle portarlo a Torino con sè, essendo convinto che fosse di un altro abitante della frazione. E un brutto giorno non lo trovammo ad aspettarci.

Era stato lui a decidere di stabilirsi da noi: sarebbe stato felice di stare tra le quattro mura di casa... e di uscire a volontà, esattamente come fanno tutt'ora gli altri membri pelosi della famiglia.

Malinka
14-11-2019, 19:46
@iw1dow, dicevo in generale, poi i casi particolari come MicioDiesel e Minimicio certo che ci sono, è successo anche qui.
Un pomeriggio trovai un giovane e del tutto sconosciuto gatto grigio seduto davanti alla porta di casa e quando aprii lui sgattaiolò dentro per restarvi per sempre...e diventò Gigio.
Oppure Rudy, un randagio bianco che trovai un giorno in cortile, pieno di rogna all'inverosimile, con la testa e metà corpo sanguinolento e crostoso; lo curai in falegnameria e una volta guarito lo portai in casa; per tutti gli anni in cui è vissuto, anche d'estate con la porta aperta non ha mai messo neppure una zampa giù dal gradino.
E Viola, nonostante lei sia la quintessenza della selvaticità, forse perché stava parecchio male è venuta spontaneamente in casa a chiedere aiuto, ne sono convinta; se non l'avesse fatto sarebbe morta di sicuro; da allora non ha mai chiesto di uscire, posso lasciare la porta aperta, lei è completamente disinteressata, anzi se è nei pressi si allontana.

Ma questi mici, tuoi e miei, non fanno testo, non si sono comportati come farebbe la maggior parte dei gatti.

iw1dov
14-11-2019, 20:06
Non lo so... in fin dei conti è proprio così che i gatti sono entrati nelle nostre case (in senso figurato e letterale) migliaia di anni fa: si sono autoinvitati :D

Una cosa è certa, però: il gatto medio non rinuncia spontaneamente alla sua libertà; si impossessa della nostra tana, ma se vuole andarsi a fare un giro, pretende (giustamente) di poterlo fare. Le vere eccezioni sono Rudy e Viola, che una volta entrate in casa non ne sono più uscite, letteralmente.

Malinka
15-11-2019, 09:21
Certo quello di Rudy e Viola non è un comportamento normale; Viola non esce neppure in terrazzo durante il giorno, ma solo di notte...d'inverno...

Però neppure il comportamento di Yuri è molto normale; si avvicina al cancellettto della veranda solo se è chiuso e non si vede il "fuori", ma se lo apro anche lui si ritrae; quando è in casa addirittura non esce neppure nel corridoio, che non è parte integrante del loro territorio, ma dove comunque c'è il mio odore (e mai odori di estranei) perché vado molte volte al giorno in una stanzetta separata che uso da magazzino; ho persino provato a cercare di attirarlo con qualche buon bocconcino, ma lui niente.

Penso che questi comportamenti abbiano la loro radice in qualche brutta esperienza pregressa che non conosco e mai potrò conoscere e che li ha molto traumatizzati.
In questi momenti come vorrei che potessero parlare la lingua umana così da capire e poterli aiutare...visto che io non sono in grado di comprendere il...gattese...

Aletto
15-11-2019, 11:47
Penso che nessuno di questi gatti si sia comportato in maniera non normale, anzi, visto che i traumi subiti non sono solo fisici ma riverberando nella sfera cognitiva sono entrati a far parte sia delle componenti posizionali o disposizionali dando loro una marcatura emozionale ben precisa, sia di quelle elaborative che includono le rappresentazioni, le funzioni logiche ed i metacomponenti e tramite queste il gatto “elabora” definendo il suo profilo elaborativo che per loro è diventato fisso.
Perciò non è rilevante quanto un gatto sia tendenzialmente selvatico ma come ha elaborato le doti cognitive che lo hanno portato a quella soluzione del problema.

@ ba, se legge
Mi viene in mente tua la gatta che pur restando nascosta e protetta sotto le coperte per un anno, poi in qualche modo ha sfruttato l'evolvibilità delle sue dotazioni in generale e le ha adattate alla situazione in modo diverso.
Traumi diversi, diversamente vissuti, diversamente elaborati da soggetto a soggetto

Malinka
15-11-2019, 12:17
Sono d'accordo che sia un comportamento normale rispetto ai traumi subiti, non solo fisici, anzi penso che i peggiori e che hanno lasciato più cicatrici siano stati proprio quelli non fisici.
La defionizione che ho dato di "non normale" la intendo rispetto al comportamento del gatto-tipo che non ha dovuto fare i conti con situazioni particolarmente traumatiche o che, non so come dire, è riuscito a elaborarle superandole.

Nel caso di Viola penso che grande importanza abbia avuto ciò che la madre (gatta abbandonata incinta in uno sconosciuto territorio boschivo) le ha trasmesso durante la vita uterina, nonché il fatto di essere rimasta orfana prestissimo, a un'età in cui avrebbe avuto ancora bisogno dell'aiuto, della protezione e degli insegnamenti della madre e invece ha dovuto cavarsela da sola finché ha potuto.
Lei nelle notti d'inverno si senta sicura, perché non ci sono voci e rumori umani e di conseguenza esce in terrazzo e poi il buio della notte è protettivo, non è una minaccia.