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Visualizza Versione Completa : La PAURA nei nostri amici, ma anche in noi


Aletto
14-09-2020, 16:25
Questa è anche una risposta parziale ai recenti thread “Aiuto cagnetta timorosa” e “Gattino impaurito”
La paura è gestibile dal soggetto?
La paura è un’emozione, sgradevole ed impegnativa
Moltissimi gatti la vivono semplicemente cambiando ambiente
Il gatto/cane è un animale emotivo o emozionale?
Ambedue, provo a spiegare.
Dipende spesso dalle disposizioni dell’individuo (cioè come sta messo in questo momento)

Quanto un nostro amico a quattro zampe esprime un comportamento le domande fondamentali da porci sono due:
-come fai questa cosa?
-perché la fai? (ossia qual è il movente?, quindi le disposizioni sono il movente)

I moventi più importanti sono le emozioni e le motivazioni

L’emozione è anche data dal ricordo di un evento già vissuto. In questo caso la paura.
Gli aspetti più importanti delle emozioni sono 3:
-predisporre il corpo alla risposta,
-il vissuto,
-il modo di ricordare l’evento
Le risposte emozionali sono correlate a reazioni innate, non c’è bisogno di imparare niente. Il soggetto impaurito tenderà a diminuire la sua esposizione del corpo (la sua visibilità), rannicchiandosi, nascondendosi, scappando.

La paura dà una risposta sia fisiologica (aumento battito cardiaco, contrazione gastroenterica, aumento respirazione ecc) che comportamentale

Es paura del tuono: 2 processi associativi:
-generalizzazione: anche altri rumori potranno dare la stessa risposta
-correlazione: accanto alla paura del rumore potrà avere paura dell’odore dell’aria, o del movimento di un’altra cosa, elementi correlati al rumore del tuono
Il soggetto (gatto/cane nel nostro caso) ricorderà anche se era riuscito a trovare uno stato di tranquillità o se non gli era riuscito, ed impara a trovare le soluzioni migliori (per lui) a quella situazione. Quindi accanto ad una risposta innata si andrà a formare una risposta esperienziale.

Ledoux (neurobiologo) ci dice che di fronte ad un’emozione abbiamo (tutti) due risposte, semplificando abbiamo
-una risposta data dalla via breve o risposta emotiva, colpisce il sistema limbico e basta (soggetto emotivo, impulsivo)
-una risposta data dalla via lunga che è quella che non si ferma al sistema limbico ma arriva alla corteccia per essere elaborata e correlata alle esperienze per poi dare la risposta comportamentale usufruendo dei propri dati esperienziali (soggetto/risposta emozionale o riflessivo)
Il discorso sarebbe bello da approfondire, ma impossibile farlo qui.:(

Ci sono elementi che faranno propendere un soggetto per la via breve?

Il gatto o il cane rischia di rimanere nella risposta emotiva per 3 motivi
1) se non è riuscito a trovare risposte/soluzioni adeguate
2) se lo stimolo emotigeno è molto forte, e se lo coglie di sorpresa (per lui, anche questo è soggettivo) il rischio che rimanga inchiodato alla risposta emotiva c’è.
3) avere di fronte un soggetto già molto sensibile, già molto emotivo verso stimoli verso i quali focalizza fin troppo facilmente la sua attenzione oscurando tutto il resto

Le emozioni sono importantissime, il modo di recepirle è importantissimo, sono loro che filtrano la realtà.
Per cui se siamo di fronte ad individui sensibili o sensibilizzati dobbiamo pensare non a come vorremmo che fossero, ma apprezzare la fatica che stanno facendo per rapportarsi al mondo e riuscire ad unire l’emozione al proprio corredo cognitivo per cambiare l’assetto disposizionale*, per cambiare ciò che avvertono nel loro corpo e dare poi una risposta comportamentale diversa ed uscire da quel loop emotivo e diventare emozionali. Eventualmente rivolgersi ad una figura competente.

*papale papale e quindi molto semplificato: così come sto messo ora, sono disposto a fare solo questo

Zampetta16
16-09-2020, 14:38
Oh grazie, davvero interessante!
Secondo me è normale - e direi "corretto" - per un proprietario chiedersi cosa può fare per aiutare l'animale, come aiutarlo ad elaborare la risposta emotiva per giungere a uno stato di tranquillità.
Credo che però bisogna però stare attenti a non fare ancora più danni, a non rendere ancora più "traumatica", "bloccante/bloccata", la sua risposta emotiva.

Però in realtà non ho ben capito in cosa consista la differenza tra via breve e lunga, come si concretizzano le due risposte.

Un gatto ha paura di qualcosa - un rumore forte, una estraneo in casa - fugge e si nasconde - altra stanza, sotto il letto, cuccia - e continua ad avere paura, anche nascosto.
Fuggire - nascondersi - continuare ad avere paura, rientrano nella via breve, risposta emotiva, giusto?

Gatto che invece una volta che si è nascosto, è tranquillo, si sente in un posto sicuro in cui non prova più paura.
Questa invece è una risposta riflessiva?
L'esperienza gli ha detto che in quel punto non corre pericoli, quel rumore o quel estraneo, in quel punto non avranno effetto su di lui.

Aletto
16-09-2020, 14:48
Via breve=l’emozione non va alla corteccia, si ferma al sistema limbico
Via lunga=l’emozione non si ferma al sistema limbico e va alla corteccia
Il resto domani perché sono al lavoro, scusami

Zampetta16
16-09-2020, 15:44
Via breve=l’emozione non va alla corteccia, si ferma al sistema limbico
Via lunga=l’emozione non si ferma al sistema limbico e va alla corteccia
Il resto domani perché sono al lavoro, scusami

Eh no, non funziona così...
Una volta che si mi si accende la scintilla dell'interesse, della curiosità, non posso fermarmi di botto e aspettare :D
Ho letto qualcosa, in sintesi e impreciso, del "cervello emotivo" e provo ad andare avanti.
Dunque, l'elaborazione "eseguita" nella corteccia, dovrebbe portarmi a non avere paura.
Torniamo al gatto di prima, diciamo che è lo stesso gatto nel suo percorso dal solo sistema limbico alla corteccia.
Fase 1- Sente un tuono, ha paura, si nasconde, continua ad avere paura
Fase 2 - Sente un tuono, ha paura, si nasconde, smette di avere paura, ha elaborato che quel tuono non ha alcun effetto nel suo nascondiglio.
Fase 3 - Riesce a elaborare, grazie all'esperienza, grazie all'osservazione dell'ambiente circostante, che quel tuono non produce alcun effetto in tutta la casa, la corteccia gli "spiega" che non c'è motivo di avere paura.
Quindi sente il tuono e rimane tranquillo, nel punto in cui si trova.

Se il gatto vive all'aperto però la risposta "più corretta", perché l'esperienza è diversa, dovrebbe essere tuono -> spesso comincia a piovere/c'è un acquazzone. Quindi cerca un riparo o è pronto ad andarci per evitare di ritrovarsi sotto la pioggia.

Ora la smetto, giurin giurello, e aspetto te domani, Aletto ;)

Aletto
16-09-2020, 17:53
Giurin giurello e torno a lavorare:
Perché noi e gli altri animali subiamo l’emozione paura?
a domani ciao!

King of Pain
16-09-2020, 21:43
Istinto di conservazione. Noi, e gli animali, abbiamo paura dell'ignoto, e l'ignoto è tutto quanto noi non siamo abituati a fare. Se andiamo per la prima volta in un luogo, se facciamo qualcosa che non abbiamo mai fatto prima d'ora siamo più tesi, più concentrati...più timorosi che questa novità ci porti alla catastrofe (=morte). E nessun animale sulla terra vuole morire prima del tempo.
Vale lo stesso per qualunque tipo di animale, dal lombrico al capodiglio.

Zampetta16
16-09-2020, 23:06
Giurin giurello e torno a lavorare:
Perché noi e gli altri animali subiamo l’emozione paura?
a domani ciao!

Nelle rare e brevi pause ti ci diverti, eh :D

Secondo me la paura in sé e per sé non è un'emozione "sbagliata".
La lego anche a quanto scritto da King sull'instinto di sopravvivenza.
Una paura di fronte a un pericolo che genera prudenza, paura emotiva che elaborata dalla corteccia ci porta a un comportamento, ad una reazione "adeguata" allo stimolo.
Il problema sorge quando si ferma al sistema limbico e ci paralizza. La subiamo, non siamo capaci di avere risposte efficaci, un disagio emotivo che può avere anche conseguenze fisiche gravi.
Seguendo questo ragionamento, la totale assenza dell'emozione paura è anch'esso un problema.

Faccio l'esempio di un rumore improvviso, perché penso possa valere sia per umani che per animali.
Se sento un rumore improvviso, mi spavento.
Penso a quale possa essere la causa del rumore, in alcuni casi mi "libero" subito della paura. C'è vento, era una porta chiusa all'improvviso dalla corrente, ripenso al rumore sentito, lo riconosco, niente di grave.
Se invece tra le ipotesi c'è un intruso in casa, beh, già a scriverlo mi viene l'ansia e mi viene difficile strutturare "un piano d'azione"...

Un gatto in casa, ha la stessa prima reazione di paura. Solleva il capo, drizza le orecchie, osserva. Era una porta chiusa dal vento? In pochi attimi torna a sonnechiare.
Drolla spesso guarda anche noi, se vede che non siamo turbati, si tranquillizza più in fretta.
Obama molto meno, influiamo meno sul suo stato d'animo, spesso impiega più tempo a tornare allo stato di quiete.
Un estraneo in casa? Beh i gatti se ne accorgerebbero prima di me, prima del rumore forte sentito da me... Drolla sarebbe già pronta a uscire nel cortile interno, il suo "posto sicuro", probabile dopo aver soffiato. Obama credo resterebbe dov'è, in allerta, orecchie abbassate, pronto a scattare.

È buffo quando siamo tutti in sala e il rumore anomalo proviene dalla strada. Inizialmente siamo tutti in allerta. Ci avviciniamo alla finestra per vedere, noi umani. Se l'apriamo, in genere Obama salta subito fuori in giardino a controllare. Drolla sta in allarme, ci guarda, poi si tira su, sulla sedia vicino alla finestra, e osserva anche lei. In genere non è nulla di grave o "pericoloso" e non è un rumore duraturo, così anche lei esce in giardino a controllare meglio. Poi spesso esce qualcuno di noi, ma dalla porta :D

Aletto
17-09-2020, 08:46
Esattamente, la paura è strettamente correlata alla sopravvivenza.
Se così non fosse andremmo tutti tranquillamente incontro ad un pericolo.

La paura è talmente importante che i suoi circuiti sottocorticali e corticali sono potentissimi

@ Zampetta
Una volta che si mi si accende la scintilla dell'interesse, della curiosità, non posso fermarmi di botto e aspettare
Ho letto qualcosa, in sintesi e impreciso, del "cervello emotivo" e provo ad andare avanti.
Dunque, l'elaborazione "eseguita" nella corteccia, dovrebbe portarmi a non avere paura.
Torniamo al gatto di prima, diciamo che è lo stesso gatto nel suo percorso dal solo sistema limbico alla corteccia.
Fase 1- Sente un tuono, ha paura, si nasconde, continua ad avere paura
Fase 2 - Sente un tuono, ha paura, si nasconde, smette di avere paura, ha elaborato che quel tuono non ha alcun effetto nel suo nascondiglio.
Fase 3 - Riesce a elaborare, grazie all'esperienza, grazie all'osservazione dell'ambiente circostante, che quel tuono non produce alcun effetto in tutta la casa, la corteccia gli "spiega" che non c'è motivo di avere paura.
Quindi sente il tuono e rimane tranquillo, nel punto in cui si trova.

La curiosità ha altri moventi, "Curiosity killed the cat", per fortuna raramente :)

"Il cervello emotivo" è un testo di Ledoux

Nella fase 2: chi ci dice che cosa continua a provare nel suo nascondiglio? quella è una reazione alla paura.
Abbiamo paura e nello stesso tempo scappiamo e troviamo un rifugio.
Sento dei rumori, di solito me ne frego, la percezione di paura dura il tempo di elaborazione cosciente dello stimolo.
Sento dei rumori diversamente organizzati, vado in allerta, è entrato un ladro in casa, io mi nascondo ma continuo ad aver paura!

Nella fase 3: questo succede quando per es c'è un falso allarme. Il pericolo viene analizzato dalle altre aree del cervello e poi il risultato viene rimandato all'amigdala (che sta nel sistema limbico).
Ma Ledoux avvisa che questo circuito di ritorno non funziona molto bene perché le connessioni neurali che tornano all'amigdala sono meno efficienti, meno sviluppate di quelle di andata.
Questo perché la paura è indispensabile alla sopravvivenza.

Paura e fuga:
"Queste due cose avvengono simultaneamente, pensiamo che abbiano una causa comune. Ma dal punto di vista della neuroscienza sono coinvolti due sistemi ben distinti: uno si è sviluppato per rispondere a cause di pericolo con un determinato comportamento; l’altro – sviluppatosi più di recente nel corso dell’evoluzione biologica – produce i nostri sentimenti coscienti, come la paura. In altre parole, le nostre esperienze coscienti avvengono parallelamente all'attività di quel sistema più antico che guida certi comportamenti." (da un'intervista a Ledoux)

Se poi vogliamo far intervenire Damasio troveremo il "marcatore somatico" come facilitatore di decisioni ed il non necessario coinvolgimento della coscienza


Se vogliamo far intervenire anche Panksepp vediamo che ci fa notare che la localizzazione così profonda dei sistemi affettivi nel cervello “li rende meno vulnerabili al danneggiamento, il che può inoltre evidenziare che essi rappresentano funzioni di sopravvivenza più antiche rispetto ai sistemi cognitivi”.
Al di sopra e al di sotto di queste regioni troviamo infatti rispettivamente la neocorteccia, sede delle funzioni cognitive superiori ed elemento distintivo dell’evoluzione umana, e i sistemi aspecifici del tronco encefalico che promuovono arousal/attenzione e che inondano i sistemi emotivi collocati qualche centimetro più in alto attraverso la mediazione di trasmettitori come acetilcolina, norepinefrina e serotonina.




Damasio, Ledoux, MacLean, Panksepp sono tra i più importanti neuroacienziati che ci aiutano a capire le emozioni

E sono d'accordo con Barret: "Le emozioni non sono solo reazioni al mondo. Sono la tua costruzione del mondo”.

Zampetta16
17-09-2020, 13:45
Grazie Aletto, il tema è davvero affascinante.
Ma abbiamo raggiunti alcuni livelli troppo alti per la mia capacità di comprensione, considerando anche le mie poche conoscenze scientifiche di base :rolleyes:

Torno al tuo primo post e si lega a quanto noto in casa.
Esempio del rumore, ma ce ne sarebbero anche altri: la presenza di noi umani della famiglia in stato d'animo tranquillo, ha effetto tranquillizzante su Drolla.
(Che poi capita anche agli umani, un rumore, una situazione imprevista, in alcune circostanze la presenza di qualcun altro di cui ci fidiamo, tende a darci più fiducia, a far diminuire l'emozione iniziale, limbica, della paura.)

Questo elemento rientra nella risposta esperienziale?
Cioè, in qualche modo, la corteccia elabora il fatto che se tutti attorno a me sono tranquilli, tendenzialmente significa che non ho motivo di provare quella paura e quindi la risposta emotiva di paura si "spegne/placa" ?
Oppure non c'entra nulla, fa parte di un qualche altro diverso meccanismo?

Aletto
17-09-2020, 15:36
Grazie Aletto, il tema è davvero affascinante.
Ma abbiamo raggiunti alcuni livelli troppo alti per la mia capacità di comprensione, considerando anche le mie poche conoscenze scientifiche di base :rolleyes:

Torno al tuo primo post e si lega a quanto noto in casa.
Esempio del rumore, ma ce ne sarebbero anche altri: la presenza di noi umani della famiglia in stato d'animo tranquillo, ha effetto tranquillizzante su Drolla.
(Che poi capita anche agli umani, un rumore, una situazione imprevista, in alcune circostanze la presenza di qualcun altro di cui ci fidiamo, tende a darci più fiducia, a far diminuire l'emozione iniziale, limbica, della paura.)

Questo elemento rientra nella risposta esperienziale?
Cioè, in qualche modo, la corteccia elabora il fatto che se tutti attorno a me sono tranquilli, tendenzialmente significa che non ho motivo di provare quella paura e quindi la risposta emotiva di paura si "spegne/placa" ?
Oppure non c'entra nulla, fa parte di un qualche altro diverso meccanismo?
Mi dispiace Zampetta, io coniugo spesso l'amore per gli altri animali con quello che ho studiato e studio tuttora
Allora
Riprendiamo da questo che avevo scritto:
Il gatto o il cane rischia di rimanere nella risposta emotiva per 3 motivi
1) se non è riuscito a trovare risposte/soluzioni adeguate
2) se lo stimolo emotigeno è molto forte, e se lo coglie di sorpresa (per lui, anche questo è soggettivo) il rischio che rimanga inchiodato alla risposta emotiva c’è.
3) avere di fronte un soggetto già molto sensibile, già molto emotivo verso stimoli verso i quali focalizza fin troppo facilmente la sua attenzione oscurando tutto il resto

Una risposta emotiva si ottiene es di un rumore, di un odore, insomma da qualunque cosa colpisca uno dei cinque sensi. Ma anche da un ricordo

Drolla, Volland, Buio Berenice e tutti i gatti che stanno bene con noi, si fidano di noi.
Questo vale finché non subentra un terzo incomodo: un'emozione con effetti negativi
Es: tuono, Volland corre sotto il letto, mi chino e lo tranquillizzo con la mia voce, sa che io non ho nulla a che vedere col tuono. Lui esce ma sa che il temporale non è finito e al tuono successivo si rinasconde sotto il letto.
Io resto lì, ci guardiamo, faccio bene o faccio male?
Continua a sentirsi sicuro del suo nascondiglio? Mi sa di no
Provoco emozioni contrastanti? Sì, meglio che me ne vada.
Il gatto è un animale che gestisce in solitaria l'emozione, soprattutto la paura.
Non voglio costringerlo a giocare su due tavoli, quello della relazione e quello dell'urgenza della gestione della paura.

La nostra presenza stessa è portatrice di emozioni buone se siamo tranquilli, non buone se c'è tensione

La mente oscilla tra componenti disposizionali (o posizionali) e componenti elaborative che interagiscono tra loro. Dal dialogo tra il soggetto e la situazione presente non c'è stimolo ma punto d'incontro tra queste due componenti. Queste forniranno strumenti perché l'elaborazione è una risposta cognitiva con significato
mappale=dove mi conviene andare
operativo=come mi conviene comportarmi
predittivo=cosa succederà
interpretativo=a che serve

L'esperienza è data dalle competenze: situazioni, gestione dello scacco ecc che sono per forza passate dalla corteccia per essere elaborate e per dare una risposta (TOTE ricordi? Il TOTE è l'opposto dello S-R: stimolo-risposta)

Di tutto questo il soggetto emotivo non se ne fa niente se si sente minacciato
Lo possiamo aiutare? Nì, dipende dall'emozione e dal neurotrasmettitore che scende in campo

Panksepp:
1) il sistema della RICERCA, del desiderio e dell’euforia, legato alla dopamina.
2) il sistema della RABBIA e della dominanza, legato al testosterone e alla serotonina
3) il sistema della PAURA e dell’ansia, legato al cortisolo,
4) il sistema della SESSUALITÀ e della brama, legato agli ormoni sessuali,
5) il sistema della CURA e dell’amorevolezza, legato all’ossitocina
6) il sistema della TRISTEZZA, del panico e della solitudine affettiva, legati all’assenza di CURA
7) il sistema della GIOCO, della fantasia e della gioia, legati alla dopamina e all’endorfina

Ma non dobbiamo intervenire per mischiare volontariamente cose di cui non conosciamo gli effetti, soprattutto per quel che riguarda la paura in una specie che ha come punto di forza l'essere solitaria. Diverso sarebbe per il cane.

"Gattino impaurito", "Aiuto cagnetta timorosa"
Una tenerezza infinita

Zampetta16
17-09-2020, 18:04
Aletto, a me piace che tu esponga le tue conoscenze in vari ambiti, mischiandoli diciamo, sono sempre attinenti al tema, arricchiscono e ampliano la "spiegazione" che è sempre data, quando si tratta di esseri viventi, da tantissimi fattori e meccanismi che si intersecano.
Leggo con grande interesse e cerco di capire.
Ma ad esempio la chimica del cervello non la conosco e così oltre un certo limite, mi perdo!

Il TOTE lo ricordavo vagamente, così l'ho riletto
https://www.micimiao.net/forum/showthread.php?t=123669

Il tuono, il forte acquazzone, terrorizzavano Obama.
In cortile, sotto il camino. In sala, sotto la poltrona. Bloccato, occhi sbarrati, pupilla dilatata.
Ci dispiaceva vederlo così ma non abbiamo mai fatto nulla perché non sapevamo che fare... lo lasciavamo stare, tranquillo.
Col tempo, la paura si è ridotta. La prima reazione rimane nascondersi, la postura del corpo fa pensare allo stato di attesa/allarme ma non al terrore, ora dopo poco esce dal nascondiglio, rimane allarmato ma non bloccato/nascosto.
Con Drolla è diverso, l'esempio del rumore, lei è sdraiata, solleva il capo, drizza le orecchie, ci guarda e la maggior parte delle volte si tranquillizza e torna a sonnecchiare.

Ma non dobbiamo intervenire per mischiare volontariamente cose di cui non conosciamo gli effetti, soprattutto per quel che riguarda la paura in una specie che ha come punto di forza l'essere solitaria. Diverso sarebbe per il cane.

Ecco, sul gatto in solitaria, io però noto un'interazione tra i due gatti in alcune situazioni di allarme.
I nostri gatti convivono in modo pacifico ma tenendo le distanze tra loro.
Ma quando c'è una situazione di allarme/potenziale pericolo, osservano l'altro, soprattutto Drolla. Se Obama si mostra in allarme, orecchie basse, corre verso giardino/cortile, spesso lei lo segue e controlla la situazione. Mi pare però capiti solo quando anche lei ha percepito qualcosa, una qualche "anomalia".
E' come se Drolla avesse questa *non so come definire* predisposizione a osservare "la famiglia" attorno a lei - noi e Obi - come parametro per valutare la situazione, la "gravità" della situazione.

Può avere senso?

Aletto
17-09-2020, 19:08
Berenice dei tuoni se ne frega, quando esce di solito non si sofferma per valutare la situazione, in questo la considero un'incosciente, ma più facilmente ha delle competenze superiori agli altri due. Quando ci sono zuffe tra Buio e Volland (perché buio è un po' bullo, fa mobbing e a na certa, come di dice qui a Roma, Volland si scoccia) Berenice accorre interessatissima e si siede compostamente a guardare tutta la dinamica.
Le interazioni tra gatti, come quella che ha descritto tra Obama e Drolla, possono benissimo questi tipi di risultati. Quando tutto finisce si ritorna alla vita usuale

Ma questi miei e tuoi sono racconti di gatti, non altro

Obama è passato dall'essere emotivo ad essere emozionale, almeno per i tuoni.

Danilo Mainardi aveva dimostrato che una chiocciola sottoposta ripetutamente, e neppure tanto, a vibrazioni del supporto non si ritraeva più nel suo guscio.
Anche per alcune piante è così, riescono a valutare se mettere in atto strategie difensive quando il supporto subisce scossoni (Stefano Mancuso, neurobiologo vegetale)

Drolla, che non so come si comporta col tuono, valuta, esprime fra sé e sé un giudizio, e decide cosa fare, in questo è emozionale e competente (stiamo parlando di rumori eh)

Zampetta16
18-09-2020, 12:19
Ma i racconti di gatti piacciono a tutti!
E poi dal particolare si passa al meccanismo generale, è diventa utile :D

Che forza Berenice! Sarebbe davvero interessante vedere come affronta un ambiente diverso, nuovo, esterno. Non ricordo, è con te da piccola o l'hai adottata da adulta?
Volland, quanti anni ha? La sua paura del tuono è rimasta invariata?

Di Mancuso ho letto qualche brano ma non ancora un suo intero testo.
Davvero affascinante, le piante, la vegetazione, sono affascinanti e spesso sottovalutate.

L'esperimento di Mainardi, può avere una qualche applicazione sensata su altra animali?.
Esempio, il gatto che ha paura del tuono, se gli faccio sentire più volte quel suono, potrebbe "desensibilizzarsi" a quel suono?
Oppure non ha effetto sulla sua elaborazione esperienziale, anzi finisce col consolidare la risposta emozionale della paura?
Immagino che non ci sia una risposta univoca, perché abbiamo visto quante variabili del singolo ci siano, come queste
Il gatto o il cane rischia di rimanere nella risposta emotiva per 3 motivi
1) se non è riuscito a trovare risposte/soluzioni adeguate
2) se lo stimolo emotigeno è molto forte, e se lo coglie di sorpresa (per lui, anche questo è soggettivo) il rischio che rimanga inchiodato alla risposta emotiva c’è.
3) avere di fronte un soggetto già molto sensibile, già molto emotivo verso stimoli verso i quali focalizza fin troppo facilmente la sua attenzione oscurando tutto il resto


Dal particolare al generale, credo che il tuo racconto, la tua analisi su Volland, il tuono e la tua interazione, sia molto utile a numerosi utenti che si ritrovano di fronte alla paura del gatto.
La valutazione sul come e soprattutto se intervenire.

Drolla, che non so come si comporta col tuono, valuta, esprime fra sé e sé un giudizio, e decide cosa fare, in questo è emozionale e competente (stiamo parlando di rumori eh)

Non ha mai avuto alcun timore degli agenti atmosferici, tuono, pioggia, vento.
Ha timore del rumore del motore delle auto, quando è frequente, dei furgoni.
Ha timore del vociare delle persone, gruppo di persone che parlano tra di loro a voce alta.
Ha paura/è infastidita da alcune voci, soprattutto quelle molto acute.
Nel cortile interno esce senza alcuna titubanza.
Nel giardino che da sulla strada non va quasi mai durante il giorno, esce dopo cena dove nel nostro piccolo paesino non passa quasi nessuno, auto e persone.
Quegli stessi rumori sentiti dentro casa, nella sala affianco al giardino, quindi si sentono bene, non le provocano alcuna reazione, alcun timore.

Zampetta16
18-09-2020, 15:34
Non ha mai avuto alcun timore degli agenti atmosferici, tuono, pioggia, vento.
[...]
Quegli stessi rumori sentiti dentro casa, nella sala affianco al giardino, quindi si sentono bene, non le provocano alcuna reazione, alcun timore.

L'ho pensato ed ero convinta di averlo scritto...
Prosegue con: quindi direi che non sono tanto i rumori in sé e per sé a darle fastidio quanto ciò che significano quei rumori, la presenza di auto e persone. Il timore è nei confronti di numerose auto e persone.

E faccio un salto parlando brevemente del cane.
Per il cane la socialità, il branco, sono importantissimi.
Possono essere uno strumento che ci aiuta ad aiutarli.
Al solito, vado di esempio :D
Nell'asilo per cani di cui ho parlato nell'altro post, è arrivato un cane timoroso delle persone.
Un cane dal passato complicato, non ricordo i dettagli, tra abbandono e canile o rifugio e quindi adottato in famiglia.
Non era un cane fobico o aggressivo o del tutto spaventato dagli umani.
Però era un cane che in presenza degli umani non era mai del tutto rilassato, interagiva poco, mentre aveva una buona socialità con gli altri cani.
All'asilo è stato affiancato da un cane-insegnante che invece ha una forte predisposizione alla socialità, alla relazione con l'uomo.
Un cane-insegnante che gioca con spensieratezza anche in presenza degli umani, la presenza degli educatori non modifica il suo modo di porsi.
Col tempo - non so quanto - il cane timoroso ha "appreso", ha "imitato" questa tranquillità del cane-insegnante e il suo timore, il suo "stare sul chi va là" con gli educatori all'asilo e con la sua famiglia umana, è migliorata molto.
Sarebbe migliorato comunque, col tempo? Possibile, credo.
Avrebbe impiegato più tempo nel riuscirci? Chissà.

Aletto
18-09-2020, 15:54
Sì i racconti di gatti piacciono molto,
ma non so se sia giusto generalizzare.
Secondo me sono come un'istantanea, ci dice poco della singolarità di un individuo.
Seppure raccontato, l'interpretazione delle persone, il taglio che ne ne danno, può essere fuorviante. Non conosciamo la relazione di quel gatto con la persona e con l'ambiente (altri gatti/cani e persone incluse). Non rende giustizia.
Per conoscere un altro animale c'è bisogno di tempo, per analizzare un filmato di pochi minuti a volte sono necessarie quattro/cinque ore solo per vedere come è in quei pochi minuti di vita reale.

Berenice è stata adottata che aveva circa 5 anni, ha vissuto la strada, aveva subito maltrattamento (diaframma sfondato, forse un calcio), recuperata dalla volontaria che respirava a malapena, e fatta operare ma era ancora intera perché il vet non se la sentì di fare anche quell'operazione. Adottata da me in seguito ad un appello, e sterilizzata poco dopo.
"felinamente parlando" è perfetta, almeno secondo me. Si vede anche nel gioco e nell'uso che fa dell'ambiente in alcune situazioni.

Volland è arrivato dopo qualche mese, da un allevamento. Ha sei anni e mezzo.
La paura del tuono l'avrà sempre. Abile predatore e comunicatore per noi umani. Tende ad aver fiducia negli esseri umani come anche Berenice. Buio invece no, non lo convinci manco se lo preghi in ginocchio.

Buio, adottato da un'altra volontaria, è una pipp@, per questo è bulletto, competitivo, vuole il monopolio per la della camera da letto, ma è tenerissimo nei suoi insuccessi nel relazionarsi agli altri due. Sarebbe assai diverso se fosse gatto unico, per lui sarebbe meglio.

Sull'esperimento di Mainardi, praticamente hai già risposto.
Era interessante perché la chiocciola ha solo un ganglio cerebrale destro ed uno sinistro. Conferma quanto dice Damasio su "Lo strano ordine delle cose": non c'è necessità di coscienza.
Su youtube ci sono delle belle conferenze di Mancuso

Da quello che dici Drolla in definitiva direi che è una gatta serena, il fatto che preferisce uscire di sera mi piace

Aletto
18-09-2020, 16:06
L'ho pensato ed ero convinta di averlo scritto...
Prosegue con: quindi direi che non sono tanto i rumori in sé e per sé a darle fastidio quanto ciò che significano quei rumori, la presenza di auto e persone. Il timore è nei confronti di numerose auto e persone......
.....Col tempo - non so quanto - il cane timoroso ha "appreso", ha "imitato" questa tranquillità del cane-insegnante e il suo timore, il suo "stare sul chi va là" con gli educatori all'asilo e con la sua famiglia umana, è migliorata molto.
Sarebbe migliorato comunque, col tempo? Possibile, credo.
Avrebbe impiegato più tempo nel riuscirci? Chissà.

Drolla preferisce la quiete, per questo esce di sera quando di rompiballe ce ne sono di meno :)

Per il cane la cosa più importante è che l'essere umano sia accreditato da lui, altrimenti come componente del gruppo vali poco.
Credo che la compagnia del consimile adatto sia stata fondamentale