Visualizza Versione Completa : Buio, proviamoci insieme dai!
Caro Buio,
l'approccio cognitivo non significa che riesco ad interpretare i tuoi pensieri, ma che ti considero come sistema complesso, legato a tutto il tuo organismo a tutto il tuo sistema neuroendocrino che se va in disequilibrio io non posso riempirti di coccole e bocconcini, ma ti devo considerare come tutto l’individuo e le variabili che interagiscono sul tuo sistema, incluso il sovraccarico emozionale che ti impedisce di ritrovare un’omeostasi.
Ma non posso neppure lavorare su una desensibilizzazione emotiva perché inevitabilmente fallirei trascinandoti nel mio fallimento perché ho preteso di intervenire su una marcatura emozionale e non sulle altre.
Non posso nemmeno introdurre un farmaco o qualsiasi altro rimedio considerato naturale perché devo prendere in considerazione che hai un sistema che è già in grado di ritrovare un suo equilibrio attraverso il lavoro su motivazioni, attività fisica, equilibrio tra parasimpatico e simpatico e quindi arousal e via dicendo.
Quindi, caro Buio, chiedo scusa a te che mi hai pisciato sul cuscino stamattina mentre ero in dormiveglia, contenta che fossi lì vicino a me fino a quando non ho sentito il tipico rumore della pipì sul tessuto a due centimetri da me.
E caro Buio, non ti darò né tranquillizzanti portatori di equilibrio e serenità sotto forma di qualsiasi cosa né metterò il feliway in casa, ma lavoreremo insieme perché tu mi hai detto qualcosa che va sotto il comodo e generico nome di disagio, ma a questo punto so che te lo porti dietro da chissà quando e non so che origine abbia e come lo hai vissuto nonostante tuo silenzio paziente.
Forse da quando avevi il diabete e con sottomissione ti sei sottoposto alle misurazioni della glicemia, forse perché ti senti una pippa nei confronti di Volland che è un predatore più scaltro e veloce di te, forse ti dà sui nervi Berenice con la sua saggezza inscalfibile, forse stamattina volevi dirmi che vorresti che fossi più tua che degli altri due, forse volevi dirmi che sei meno forte e più vulnerabile. Perché non è la parola a mancarti, sono io che non avevo capito l'importanza ed il valore di tante cose che mi hai detto degli anni.
Applicheremo assieme l’approccio cognitivo zooantropologico che implicherà per definizione lavorare sulla nostra relazione e sulla tua nei confronti di questo ambiente che ti sto offrendo.
Starò più attenta ai tuoi sguardi veloci, al motivo per cui li stai lanciando, alle tue invisibili reazioni successive, starò più attenta a chi di voi passa per primo una soglia, chi di voi sceglie per primo un posto in prima fila e perché. Starò attenta ai percorsi domestici che preferibilmente utilizzate e perché, a dove vi mettete in terrazzo e alla tua poltrona preferita dove ami sonnecchiare all’aperto. Starò più attenta a tutti noi.
Intanto il cuscino messo in lavatrice assieme alla federa si sta asciugando, non per stasera, ma domani sarà pronto per un’altra pisciata.
P.S. non potevi scegliere un giorno in cui non siamo rossi? Almeno ne compravo un altro al volo.
Siete meravigliosi!! <3 Pipì sul cuscino inclusa!! ;)) Forza Buio che sei una forza della natura!!
Grazie Magda :)
Buio è sensibilissimo ed altrettanto impenetrabile, sembra essere insofferente nei confronti dei suoi conviventi perché si piazza nei punti cruciali di passaggio, ma poi è stato quello che ha mostrato la necessità della loro presenza, non perché gli mancassero, ma per sentirsi a casa in un’occasione particolare un anno fa circa.
Per fortuna che stamattina me l’ha mollata! Non ne ero granché entusiasta, ma è importante che lui continui a parlare e non demorda.
Beh Berenice avrà una saggezza inscalfibile, ma anche tu, non scherzi mica eh! Almeno due parolacce in romano, un tepossino, proprio niente?! :p che invidia!! io a pazienza diciamo che non sono proprio messa benissimo...
Molto interessante quello che scrivi, immagino che comunque farai anche analisi delle urine per escludere eventuali problemi fisici? O li hai già esclusi? Tienici al corrente di come procede l'approccio cognitivo zooantropologico, credo che possa anche essere utile per altri...
babaferu
03-04-2021, 21:38
Buio gatto fortunato... Forza forza sono certa troverete la chiave.
Beh Berenice avrà una saggezza inscalfibile, ma anche tu, non scherzi mica eh! Almeno due parolacce in romano, un tepossino, proprio niente?! :p che invidia!! io a pazienza diciamo che non sono proprio messa benissimo...
Molto interessante quello che scrivi, immagino che comunque farai anche analisi delle urine per escludere eventuali problemi fisici? O li hai già esclusi? Tienici al corrente di come procede l'approccio cognitivo zooantropologico, credo che possa anche essere utile per altri...
Beh, come avevo scritto, non ne ero proprio entusiasta, mi sono dovuta catapultare giù dal letto all'improvviso e con la massima fretta. Un bel "mannaggia alla zozza" stile Vittorio Gassman dentro di me c'è stato ma non è affiorato, è rimasto lì perché dato l'orario ero ancora incapace di parlare. Il cuscino di Ikea in compenso è rinato, come nuovo :):)
Ti dirò, avevo pensato ieri sera di portarmi la fialetta per la raccolta delle urine sul comodino ma poi ho pensato ma vaffa..... le urine, intanto domani è domenica. Sarà per la prossima volta perché vedi alimiao, non sai quanto si vedeva bene l'uscita della pipì di Buio!
Non so quanto possa essere utile agli altri utenti del forum conoscere l'approccio cognitivo zooanrtopologico, la nostra cultura antropocentrata mette molti paletti al decentramento.
Ci siamo allontanati dalle altre specie inconsapevolmente rispetto per es. alla società rurale, e le abbiamo antropomorfizzate, riducendone nel loro valore intrinseco, dicendo banalmente “gli manca solo la parola” o dando spazio al processo di affiliazione così eclatante quando si pensa al cane o al gatto. Con l’antropomorfizzazione i abbiamo omologati all’essere umano, ma sempre al ribasso e quel “gli manca solo parola” li rende minus habentes. Quindi l’animale ha sempre qualcosa in meno, e mai si considera che hanno caratteristiche in più rispetto a noi, non le scorgiamo o non gli attribuiamo la giusta importanza.
Una volta eravamo più immersi nella natura dei diversi -e non dico che le cose andassero meglio per loro-, ora invece viviamo in una società che ha necessità di standardizzazioni di ogni tipo (dalla casa al taglio di capelli, la moda, il tipo di macchina, di lavastoviglie, il divo/a, il campione di qualsivoglia sport i quali a loro volta si adeguano a richieste standardizzate del momento ecc. ecc.), senza le quali sembra che perdiamo anche la nostra identità oltre a quella delle altre specie.
In poche parole:
Bisogna pensare che accudendo gli animali diamo spazio alla nostra motivazione epimeletica, ne traiamo vantaggio dalla liberazione di dopamina, serotonina, ossitocina ottenendo benessere ed appagamento.
Se mi libero da queste gratificazioni e punto l’attenzione solo al benessere del compagno di vita a quattro zampe, mi decentro, è lui che desidero che stia bene ed io passo in secondo piano.
Me ne frego della fatica che faccio e della rottura di zebedei di fare una lavatrice al volo di primo mattino a malapena sveglia, e sposto lui al centro, lui e la relazione.
La relazione non significa quanto ti voglio bene, guarda che buona pappa che ti do, al primo segnale sospetto andiamo dal vet, faccio tutto per te, sistemo la casa a misura di gatto, quanto mi piace la tua compagnia e presenza (che sicuramente piace anche a te), senza di te questa casa non sarebbe la stessa, oppure ti ho salvato da pericoli inenarrabili o da morte certa.
Questo va tutto nelle nostre tasche e ne siamo felici.
Così la relazione è sempre sbilanciata a nostro favore, il perché lo vediamo quando a loro facciamo mancare quel qualcosa che li mette veramente al nostro piano, non come accuditi o come affiliati, ma come specie pienamente titolare della sua ricchezza e di poterla manifestare -va detto che l’aspetto genitoriale va oltre l’antropomorfizzazione, è dentro l’essere umano-
Per il cosiddetto “potenziamento referenziale”, ossia la rimozione di quanto ci viene in tasca di quanto detto poco fa, il nostro coinvolgimento deve essere diverso. L’animale passa dall’essere fenomenico al ruolo di essere/avere un ruolo epifanico, ed è qui che il nostro coinvolgimento deve cambiare prospettiva in modo talmente radicale da poterci portare in tasca la sua riuscita ontologica come individuo. E’ questo il motivo per cui dobbiamo essere felici, non le pappe buone e le visite dal vet (anche quelle importanti, ma camminano su un altro binario).
Se mi pisci sul cuscino, in quel momento posso solo intervenire tenendo presente che tu in quel momento chiamato disagio, o meglio la manifestazione di un tuo problema che cova tempo perché l’animale è sempre diacronico come noi, stai manifestando il collegamento tra la tua struttura mentale disposizionale e quella elaborativa. Quindi è meglio che mi astenga dall’agire sul momento perché quella è stata la tua decisione, e vado a vedere cos’è successo prima, nei mesi e negli anni addietro. Il massimo che posso fare è una lavatrice. Idem se mi aggredisci e non capisco la tua metacomunicazione, posso solo mettermi un cerotto…..se c’è bisogno, e cercare di capire meglio il tuo stato emotivo come confligge con quello elaborativo.
Insomma, quanti sarebbero disposti a mettersi in discussione e fare sto ribaltamento di prospettiva?
Buio gatto fortunato... Forza forza sono certa troverete la chiave.
Povero Buiolino, grazie ba
Io sono convinta che tutte le misurazioni della glicemia lo abbiano sfiancato nella sua identità. Tante volte ho pensato: come fai a volermi ancora bene ed avere fiducia in me da venirmi a cercare facendo le fusa?
straycat2
04-04-2021, 16:44
posso darti un consiglio? il cuscino pisciato avresti dovuto prima trattarlo con dell'aceto bianco lavarlo e poi inserito in lavatrice per il normale lavaggio così saresti stata sicura che non l'avrebbe + fatto perchè non sentiva il suo odore..
posso darti un consiglio? il cuscino pisciato avresti dovuto prima trattarlo con dell'aceto bianco lavarlo e poi inserito in lavatrice per il normale lavaggio così saresti stata sicura che non l'avrebbe + fatto perchè non sentiva il suo odore..
Ma io, secondo te, svegliata in quel contesto e all’alba, ero così lucida?
Franco64
05-04-2021, 07:48
Beh, come avevo scritto, non ne ero proprio entusiasta, mi sono dovuta catapultare giù dal letto all'improvviso e con la massima fretta. Un bel "mannaggia alla zozza" stile Vittorio Gassman dentro di me c'è stato ma non è affiorato, è rimasto lì perché dato l'orario ero ancora incapace di parlare. Il cuscino di Ikea in compenso è rinato, come nuovo :):)
Ti dirò, avevo pensato ieri sera di portarmi la fialetta per la raccolta delle urine sul comodino ma poi ho pensato ma vaffa..... le urine, intanto domani è domenica. Sarà per la prossima volta perché vedi alimiao, non sai quanto si vedeva bene l'uscita della pipì di Buio!
Non so quanto possa essere utile agli altri utenti del forum conoscere l'approccio cognitivo zooanrtopologico, la nostra cultura antropocentrata mette molti paletti al decentramento.
Ci siamo allontanati dalle altre specie inconsapevolmente rispetto per es. alla società rurale, e le abbiamo antropomorfizzate, riducendone nel loro valore intrinseco, dicendo banalmente “gli manca solo la parola” o dando spazio al processo di affiliazione così eclatante quando si pensa al cane o al gatto. Con l’antropomorfizzazione i abbiamo omologati all’essere umano, ma sempre al ribasso e quel “gli manca solo parola” li rende minus habentes. Quindi l’animale ha sempre qualcosa in meno, e mai si considera che hanno caratteristiche in più rispetto a noi, non le scorgiamo o non gli attribuiamo la giusta importanza.
Una volta eravamo più immersi nella natura dei diversi -e non dico che le cose andassero meglio per loro-, ora invece viviamo in una società che ha necessità di standardizzazioni di ogni tipo (dalla casa al taglio di capelli, la moda, il tipo di macchina, di lavastoviglie, il divo/a, il campione di qualsivoglia sport i quali a loro volta si adeguano a richieste standardizzate del momento ecc. ecc.), senza le quali sembra che perdiamo anche la nostra identità oltre a quella delle altre specie.
In poche parole:
Bisogna pensare che accudendo gli animali diamo spazio alla nostra motivazione epimeletica, ne traiamo vantaggio dalla liberazione di dopamina, serotonina, ossitocina ottenendo benessere ed appagamento.
Se mi libero da queste gratificazioni e punto l’attenzione solo al benessere del compagno di vita a quattro zampe, mi decentro, è lui che desidero che stia bene ed io passo in secondo piano.
Me ne frego della fatica che faccio e della rottura di zebedei di fare una lavatrice al volo di primo mattino a malapena sveglia, e sposto lui al centro, lui e la relazione.
La relazione non significa quanto ti voglio bene, guarda che buona pappa che ti do, al primo segnale sospetto andiamo dal vet, faccio tutto per te, sistemo la casa a misura di gatto, quanto mi piace la tua compagnia e presenza (che sicuramente piace anche a te), senza di te questa casa non sarebbe la stessa, oppure ti ho salvato da pericoli inenarrabili o da morte certa.
Questo va tutto nelle nostre tasche e ne siamo felici.
Così la relazione è sempre sbilanciata a nostro favore, il perché lo vediamo quando a loro facciamo mancare quel qualcosa che li mette veramente al nostro piano, non come accuditi o come affiliati, ma come specie pienamente titolare della sua ricchezza e di poterla manifestare -va detto che l’aspetto genitoriale va oltre l’antropomorfizzazione, è dentro l’essere umano-
Per il cosiddetto “potenziamento referenziale”, ossia la rimozione di quanto ci viene in tasca di quanto detto poco fa, il nostro coinvolgimento deve essere diverso. L’animale passa dall’essere fenomenico al ruolo di essere/avere un ruolo epifanico, ed è qui che il nostro coinvolgimento deve cambiare prospettiva in modo talmente radicale da poterci portare in tasca la sua riuscita ontologica come individuo. E’ questo il motivo per cui dobbiamo essere felici, non le pappe buone e le visite dal vet (anche quelle importanti, ma camminano su un altro binario).
Se mi pisci sul cuscino, in quel momento posso solo intervenire tenendo presente che tu in quel momento chiamato disagio, o meglio la manifestazione di un tuo problema che cova tempo perché l’animale è sempre diacronico come noi, stai manifestando il collegamento tra la tua struttura mentale disposizionale e quella elaborativa. Quindi è meglio che mi astenga dall’agire sul momento perché quella è stata la tua decisione, e vado a vedere cos’è successo prima, nei mesi e negli anni addietro. Il massimo che posso fare è una lavatrice. Idem se mi aggredisci e non capisco la tua metacomunicazione, posso solo mettermi un cerotto…..se c’è bisogno, e cercare di capire meglio il tuo stato emotivo come confligge con quello elaborativo.
Insomma, quanti sarebbero disposti a mettersi in discussione e fare sto ribaltamento di prospettiva?
Povero Buiolino, grazie ba
Io sono convinta che tutte le misurazioni della glicemia lo abbiano sfiancato nella sua identità. Tante volte ho pensato: come fai a volermi ancora bene ed avere fiducia in me da venirmi a cercare facendo le fusa?
Ho capito la metà di quello che dici. Ma sono solidale con Buio e anche con te.
Ho capito la metà di quello che dici. Ma sono solidale con Buio e anche con te.
Lo immagino Franco64, perché ci sono due cose difficili da dire in due parole
-riassumere anni di studio
-trasmettere come è “sentito” il diverso da noi che nello stesso tempo è diventato “l’altro-con-noi”, ossia trasmettere che la coppia umanità-animalità non è oppositiva, e quindi bisogna livellare le diversità, riconoscerle, farne tesoro, e comprendere che “diverso” non è mai sinonimo di “inferiore”. Impresa ardua per la nostra cultura, lo riconosco.
Per questo ho semplificato con la metafora della tasca: cosa tendiamo filogeneticamente a trattenere e cosa andrebbe sostituito in quella tasca per livellare la disparità permettendo di avvicinarci ad animalità diverse dalla nostra
Vedo che la metafora non ha ottenuto il risultato desiderato :(
Quando ho scritto che l’animale passa dall’essere fenomenico al ruolo di essere/avere un ruolo epifanico, ho inteso letteralmente il termine fenomeno dal greco φαίνομαι: guardare, apparire ecc (se avevi studiato il greco ti sarà più facile), l’epifania è invece la manifestazione di quello che in realtà è, il prefisso (sempre dal greco, “epi”) ci indica qualcosa che è di più, al di sopra della semplice apparizione. Solo quando l’animale diventa alterità, avviene l’epifania, ossia l’assunzione di una posizione decentrata dalla quale l’uomo può osservare se stesso e le altre aletrità.
Non vorrei aver peggiorato la comprensione di quanto scrivo :(
Ma ripeto: quanti sarebbero disposti a mettersi in discussione e fare sto ribaltamento di prospettiva?
Il senso di tutto questo, estremamente concentrato e rapportato a Buio, non è evitare che faccia pipì sul cuscino, ma che sia libero di farla nella cassettina.
Il concetto è molto diverso, e lo spostamento dell’attenzione è chiaro. Credo eh!
Non so quanto possa essere utile agli altri utenti del forum conoscere l'approccio cognitivo zooanrtopologico, la nostra cultura antropocentrata mette molti paletti al decentramento.
Penso che informarsi e conoscere nuovi approcci (come quello da te citato) sia un arricchimento di per sé, anche se poi magari questi approcci sono di difficile attuazione per la maggior parte degli utenti.
In poche parole:
Bisogna pensare che accudendo gli animali diamo spazio alla nostra motivazione epimeletica, ne traiamo vantaggio dalla liberazione di dopamina, serotonina, ossitocina ottenendo benessere ed appagamento.
Se mi libero da queste gratificazioni e punto l’attenzione solo al benessere del compagno di vita a quattro zampe, mi decentro, è lui che desidero che stia bene ed io passo in secondo piano.
Ma non potrebbero coesistere entrambe le motivazioni, cioè la motivazione "umana" di accudire il gatto ma allo stesso tempo anche la motivazione di puntare l'attenzione al suo benessere? Perché così come è una forzatura costringere il gatto a rinunciare alla sua natura, non è lo stesso una forzatura costringere noi stessi a rinunciare alla nostra vocazione umana di "accuditori di altri esseri"? Non ci potrebbe essere un giusto compromesso, un giusto equilibrio?
Per il cosiddetto “potenziamento referenziale”, ossia la rimozione di quanto ci viene in tasca di quanto detto poco fa, il nostro coinvolgimento deve essere diverso. L’animale passa dall’essere fenomenico al ruolo di essere/avere un ruolo epifanico, ed è qui che il nostro coinvolgimento deve cambiare prospettiva in modo talmente radicale da poterci portare in tasca la sua riuscita ontologica come individuo. E’ questo il motivo per cui dobbiamo essere felici, non le pappe buone e le visite dal vet (anche quelle importanti, ma camminano su un altro binario).
Però non potrebbe essere anche questo un atteggiamento antropocentrico, cioè stabilire che se il gatto "è riuscito ontolgicamente come individuo" questo è merito nostro che siamo stati bravi a capirlo e metterlo in condizione di autorealizzarsi? Forse la sua realizzazione potrebbe anche avvenire "a prescindere", essendo un individuo non completamente riducibile alle condizioni esterne in cui vive.... magari come hai anche detto tu in un altro post, ci sono alcuni gatti che pur "avendo tutto" (compreso un padrone che si interessa di approccio cognitivo ecc) manifestano dei disagi, altri che invece pur vivendo in condizioni abbastanza privative (pochi stimoli, antropomorfizzazione, costrizione in ambienti non adeguati ecc) non hanno questi disagi, perché (scusa l'antropomorfizzazione) "sono cuori contenti" di natura, mentre altri sono più... insoddisfatti, umorali, a prescindere...
Se mi pisci sul cuscino, in quel momento posso solo intervenire tenendo presente che tu in quel momento chiamato disagio, o meglio la manifestazione di un tuo problema che cova tempo perché l’animale è sempre diacronico come noi, stai manifestando il collegamento tra la tua struttura mentale disposizionale e quella elaborativa. Quindi è meglio che mi astenga dall’agire sul momento perché quella è stata la tua decisione, e vado a vedere cos’è successo prima, nei mesi e negli anni addietro. Il massimo che posso fare è una lavatrice. Idem se mi aggredisci e non capisco la tua metacomunicazione, posso solo mettermi un cerotto…..se c’è bisogno, e cercare di capire meglio il tuo stato emotivo come confligge con quello elaborativo.
Questo è molto vero, e capita anche con gli umani. Basti vedere quanto va di moda il "raptus di follia"... uno ammazza la fidanzata, quell'altro ammazza i figli, quell'altro ancora si butta dal ponte... tutte "bravissime persone che fino ad allora non avevano mostrato nessun disagio" a sentire parenti e amici... ma il disagio era lì e covava da mesi o anni, solo che nessuno aveva voglia di guardarlo. Perché viviamo nella società dell'efficienza, della perfezione, e della felicità a tutto i costi, (basta guardare social media come instagram... il regno del patinato/ritoccato/perfezionato) il disagio è qualcosa di cui vergognarsi perché è segno del tuo fallimento come individuo, quindi o lo si seppellisce e ignora, o, quando qualche sintomo viene a galla, si cerca il rimedio miracoloso e possibilmente istantaneo. Credo che valga anche per i gatti.
Io, da "umana" non dotata degli stessi studi nè di un particolare intelletto ma di un pizzico d'ironia, l'ho interpretata così - ma Aletto, correggimi se sbaglio -: Buio ha manifestato un disagio e nella maniera più becera possibile. Ora sta' nel cercare di capirsi e risolverlo insieme. Non so' se può essere la stessa cosa, ma quando la veterinaria mi ha stramangiata nel vedere le mie caviglie massacrate dai giochi mattutini di Casper che ha quasi 6 anni, (per lei c'è un problema e da risolvere con una sculacciata), mi è salito l'embolo. Il nostro rapporto è fatto di comunicazione, non di agire. Se dico "aihah!", lui molla. Non è stupido, gli animali non lo sono mai, e ripeto: a mio opinabilissimo avviso, sgridarlo "da umana" - per il rapporto che abbiamo e come lo abbiamo - lo mortificherebbe e disorienterebbe... Credo per Buio sarebbe la stessa cosa.
Penso che informarsi e conoscere nuovi approcci (come quello da te citato) sia un arricchimento di per sé, anche se poi magari questi approcci sono di difficile attuazione per la maggior parte degli utenti.
Ma non potrebbero coesistere entrambe le motivazioni, cioè la motivazione "umana" di accudire il gatto ma allo stesso tempo anche la motivazione di puntare l'attenzione al suo benessere? Perché così come è una forzatura costringere il gatto a rinunciare alla sua natura, non è lo stesso una forzatura costringere noi stessi a rinunciare alla nostra vocazione umana di "accuditori di altri esseri"? Non ci potrebbe essere un giusto compromesso, un giusto equilibrio?
Però non potrebbe essere anche questo un atteggiamento antropocentrico, cioè stabilire che se il gatto "è riuscito ontolgicamente come individuo" questo è merito nostro che siamo stati bravi a capirlo e metterlo in condizione di autorealizzarsi? Forse la sua realizzazione potrebbe anche avvenire "a prescindere", essendo un individuo non completamente riducibile alle condizioni esterne in cui vive.... magari come hai anche detto tu in un altro post, ci sono alcuni gatti che pur "avendo tutto" (compreso un padrone che si interessa di approccio cognitivo ecc) manifestano dei disagi, altri che invece pur vivendo in condizioni abbastanza privative (pochi stimoli, antropomorfizzazione, costrizione in ambienti non adeguati ecc) non hanno questi disagi, perché (scusa l'antropomorfizzazione) "sono cuori contenti" di natura, mentre altri sono più... insoddisfatti, umorali, a prescindere...
Questo è molto vero, e capita anche con gli umani. Basti vedere quanto va di moda il "raptus di follia"... uno ammazza la fidanzata, quell'altro ammazza i figli, quell'altro ancora si butta dal ponte... tutte "bravissime persone che fino ad allora non avevano mostrato nessun disagio" a sentire parenti e amici... ma il disagio era lì e covava da mesi o anni, solo che nessuno aveva voglia di guardarlo. Perché viviamo nella società dell'efficienza, della perfezione, e della felicità a tutto i costi, (basta guardare social media come instagram... il regno del patinato/ritoccato/perfezionato) il disagio è qualcosa di cui vergognarsi perché è segno del tuo fallimento come individuo, quindi o lo si seppellisce e ignora, o, quando qualche sintomo viene a galla, si cerca il rimedio miracoloso e possibilmente istantaneo. Credo che valga anche per i gatti.
Senza dubbio sarebbe utile un approccio diverso, sia per noi che per i gatti (in questo caso), ma te lo devi sentire dentro. Se c'è qualcosa in nuce già esistente dentro di noi, tutto fila liscio come l'olio.
Avevo scritto, mi sembra, sì, che la nostra genitorialità va oltre l'antropocentrismo. Noi siamo la specie che accudisce più a lungo i propri figli. E' perciò nel nostro DNA.
Poi bisogna vedere che c'è benessere e benessere, a quale puntiamo? Quale ci è più facile da ottenere?
Ti faccio un esempio facile facile: io sono madre e non sai quanto sia difficile riconoscere e facilitare l'espressione dell'alterità dei propri figli. Ti devi mettere da parte, capire cosa è meglio per quell'individuo che per giunta è anche tuo figlio/a.
Per valorizzare la sua singolarità (intesa come differenza tra un individuo ed un altro) ho dovuto veramente cambiare la mia prospettiva di ragionamenti e di educazione. Ne è uscita un'Aletto diversa che ha messo mano a risorse fino ad allora ignote. Questo per me è ottenere un equilibrio insperato. Non ho perso nulla, ho aggiunto quello che non sapevo di avere.
cit."non potrebbe essere anche questo un atteggiamento antropocentrico, cioè stabilire che se il gatto "è riuscito ontolgicamente come individuo" questo è merito nostro che siamo stati bravi a capirlo e metterlo in condizione di autorealizzarsi?
Per me non è merito mio andare incontro, sempre seguendo la metafora della tasca: nella mia tasca non ci va niente che è per me, è piuttosto una mia mia fatica e credo che la risposta sia la stessa dell'esempio di mia figlia. Ci si mette da parte, si lasciano alcune certezze, si ragiona in funzione di chi abbiamo di fronte. E se non posso essere antropocentrica quando lo metto in atto con i miei consimili, non lo sono neppure nei confronti degli eterospecifici.
Mica so se riesco a spiegarmi.
Penso che i gatti che vivono in un ambiente ipostimolante vadano incontro a deprivazioni e rinunce, e manco ce ne accorgiamo
Per la questione standardizzazione di vita e di valori, io per es su instagram vedo solo le foto di animali della BBC, Disagio cinofilo (a proposito, vorrei parlare anche di disagio gattofilo, un'altra volta magari), raicultura, Telmo Pievani e roba del genere, se vado oltre vedo quello che alla gente piace mi viene lo sconforto.
Io, da "umana" non dotata degli stessi studi nè di un particolare intelletto ma di un pizzico d'ironia, l'ho interpretata così - ma Aletto, correggimi se sbaglio -: Buio ha manifestato un disagio e nella maniera più becera possibile. Ora sta' nel cercare di capirsi e risolverlo insieme. Non so' se può essere la stessa cosa, ma quando la veterinaria mi ha stramangiata nel vedere le mie caviglie massacrate dai giochi mattutini di Casper che ha quasi 6 anni, (per lei c'è un problema e da risolvere con una sculacciata), mi è salito l'embolo. Il nostro rapporto è fatto di comunicazione, non di agire. Se dico "aihah!", lui molla. Non è stupido, gli animali non lo sono mai, e ripeto: a mio opinabilissimo avviso, sgridarlo "da umana" - per il rapporto che abbiamo e come lo abbiamo - lo mortificherebbe e disorienterebbe... Credo per Buio sarebbe la stessa cosa.
Sono pienamente d'accordo con te su tutto, eccetto per il termine "becero": Buio ha fatto quello che, da gatto quale è, ha ritenuto opportuno. Lui non fa differenza tra un cuscino del letto ed un divano. E' estremamente disdicevole per noi, ma per lui un posto vale l'altro se è per comunicare. Ho sbagliato io, e mi sta ronzando in testa da quando è successo, non aver dato peso al percorso scelto per arrivare fino al mio cuscino. Ho solo pensato nel dormiveglia: ma come mai Buio arriva da qui?
Quello di solito è il percorso di Volland!
Ma una sculacciata alla vet no?
Sono pienamente d'accordo con te su tutto, eccetto per il termine "becero": Buio ha fatto quello che, da gatto quale è, ha ritenuto opportuno. Lui non fa differenza tra un cuscino del letto ed un divano. E' estremamente disdicevole per noi, ma per lui un posto vale l'altro se è per comunicare. Ho sbagliato io, e mi sta ronzando in testa da quando è successo, non aver dato peso al percorso scelto per arrivare fino al mio cuscino. Ho solo pensato nel dormiveglia: ma come mai Buio arriva da qui?
Quello di solito è il percorso di Volland!
Ma una sculacciata alla vet no?
Becero per non dire zozzone :D Lenny mio adorato, mio tutto!, prima d'imparare a farla nella lettiera ha concimato in ogni dove*, bisognini leggeri e pesanti. I miei l'hanno scotennato, (esattamente nella stessa maniera in cui hanno scotennato, non educata). Alla fine ha prevalso la mia linea, (che non so' se sia "giusta" o "sbagliata" ma tant'è stato), ovvero di premiarlo e di manifestargli tutta la nostra gioia ogni volta che la faceva nella cassettina. Bè. Ora ha 10 anni, e quando l'ha fa', si mette a miagolare e richiamare l'attenzione per sentirsi dire con entusiasmo "bravo Lenny, bravo!!". Per la carta da parati ancora ci sto' lavorando, ma resto comunque dell'idea che la comunicazione sia tutto.
Sì, la veterinaria dovrebbe cambiare mestiere... Non ho ancora capito come si sia permessa. Malattie, aggressività... cioè. Casper. Siamo parlando di Casper. Il tutto mentre un ragazzino ****** le stava distruggendo la sala d'aspetto.
* cioè. La mamma gli è morta senza nemmeno riuscire svezzarlo. E' stato strappato dai suoi fratellini e sorelline ed è stato preso da mio fratello, (brrrivido...), che non solo se lo portava al lavoro avanti e indietro, (e lui non lavora in ufficio...), non solo lo obbligava a dormire quando lui dormiva e rimanere sveglio quando lui rimaneva sveglio, (troppe volte ho vist questa povera bestiola crollare letteralmente sul pavimento), ma lo portava nei we qui a casa dove faceva a gara con mia madre nell'urlargli ogni volta che mi veniva in braccio, (a tutt'oggi Lenny non soffre il contatto fisico, non si lascia prendere in braccio e non ama le carezze anche se è la creatura più dolce e meravigliosa e perfetta di questa terra). Per non parlare dell'alimentazione, (tirato su con il solo frieskies crocchette), e di quando l'hanno portato in premorte dal veterinario, (dopo giorni che vomitava e faceva la popò liquida e mia madre giù a sgridarlo)... Certa gente non potrebbe tenere neanche un peluche, figuriamoci allevare figli o accudire un animale... Ma questa è un'altra storia, scusate sono andata in ot.
......Alla fine ha prevalso la mia linea, (che non so' se sia "giusta" o "sbagliata" ma tant'è stato), ovvero di premiarlo e di manifestargli tutta la nostra gioia ogni volta che la faceva nella cassettina. Bè. Ora ha 10 anni, e quando l'ha fa', si mette a miagolare e richiamare l'attenzione per sentirsi dire con entusiasmo "bravo Lenny, bravo!!". Per la carta da parati ancora ci sto' lavorando, ma resto comunque dell'idea che sia tutto......
Penso che l’uso della lettiera sia spontaneo o quasi, la lettiera imita la terra. Il suo uso in appartamento lo considero un grande adattamento ed una “gentilezza “ che loro ci fanno ad usarla.
Hai dovuto fargli superare la paura di essere sgridato mentre faceva una cosa normalissima. Il premietto, ovvero rinforzo positivo, gli ha fatto superare un danno che aveva subito in precedenza. Penso che in un tempo anche breve in confronto al trauma, abbia superato l’apprendimento per girarlo a suo vantaggio. Lo ha trasformato in un rituale, e potresti allungare i tempi della premiazione. Ha dieci anni o poco meno di esperienza dello sftruttamento dell’episodio a suo favore.
Per me è quasi diventata un’exaptation 3a: un comportamento usuale viene cooptato per altre finalità.
straycat2
05-04-2021, 15:11
Ma io, secondo te, svegliata in quel contesto e all’alba, ero così lucida?
no, era solo un consiglio casomai per la prossima volta se ci sarà...
mi è venuto spontaneo dirlo perchè è una esperienza
no, era solo un consiglio casomai per la prossima volta se ci sarà...
mi è venuto spontaneo dirlo perchè è una esperienza
ok grazie, sapevo dell’aceto, ma l’obbiettivo comune (di Buio e mio) sarà che lui si senta libero di farla su un supporto adeguato: lettiera o terra nei vasi in terrazzo. Infatti non ho neppure messo cerate e dissuasori o altri espedienti.
Speriamo bene, sarà impegnativo per me ma una buona riuscita per lui.
Per vari motivi non frequento più il forum, ma mi è capitato di leggere questo tread e mi sono commossa per l'attenzione e l'empatia dimostrate. Non ho le tue competenze Aletto, né i tuoi studi zooantropologici alle spalle, ma gli argomenti che porti alla luce toccano sempre molte corde del mio sentire quando si parla di rapporto con gli animali, specie quelli che condividono la vita con noi.
Ne verrete fuori, tu e Buio.
Un abbraccio, e una carezza a Buio, se la accetta e la gradisce.
Per vari motivi non frequento più il forum, ma mi è capitato di leggere questo tread e mi sono commossa per l'attenzione e l'empatia dimostrate. Non ho le tue competenze Aletto, né i tuoi studi zooantropologici alle spalle, ma gli argomenti che porti alla luce toccano sempre molte corde del mio sentire quando si parla di rapporto con gli animali, specie quelli che condividono la vita con noi.
Ne verrete fuori, tu e Buio.
Un abbraccio, e una carezza a Buio, se la accetta e la gradisce.
Grazie Riri,
Buio accetta ben volentieri le carezze, quindi gliele farò anche da parte tua.
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