Visualizza Versione Completa : Gatto vuole uscire 1.1
Stavolta apro un altra discussione perché quella originale era veramente datata.
Se il titolo non va bene penso si possa cambiare.
E rispondo rapidamente all’utente che scrive:
https://www.micimiao.net/forum/showpost.php?p=2181556&postcount=10
Per chi legge in realtà sono info prive di valutazione del soggetto, prive di valutazione della relazione. Non tutti i gatti (in questo caso) hanno lo stesso comportamento perché la dotazione non spiega la funzione, è il soggetto a dare la sua interpretazione della funzione, a darle vita. Questa, ma non solo, è la soggettività dell’animale, che lo e ci differenzia da un oggetto o una macchina.
Se gli altri animali, i gatti con cui viviamo, ci stupiscono sempre, è perché sono soggetti. L’innato non spiega l’appreso.
Generalizzare, privarli di soggettività, in questo caso è renderli burattini mossi da fili.
Spero che ciò che ho scritto sia comprensibile.
Redmaine
10-09-2024, 22:54
è comprensibile.
Però nel tuo intervento non sembra preso in considerazione che dire gatto domestico significa dire Felis silvestris catus.
Cosa intendo dire con questo? Che si tratta di una specie animale, una delle tante e che anche questa è stata studiata, scrupolosamente, nei comportamenti.
Il gatto è un animale territoriale e ha un suo territorio delimitato, cioè non infinito.
La dimensione del territorio di un gatto domestico che ha la possibilità di sceglierselo, varia in funzione di diversi fattori, il sesso è una fattore rilevante, le femmine hanno un territorio più ridotto. Non starò quindi a ripetermi nei dettagli oltre quanto hai quotato.
Questo non significa che la gatta Carmelina non possa avere un territorio di un KM quadrato in barba alla maggior parte dei maschietti ma si tratta comunque di un'uscita dagli standard cioè di un'eccezione.
Voler assegnare di continuo la variabilità infinita tra un individuo e l'altro non cancella gli studi di fondo che determinano comunque una tipologia degli aspetti comportamentali tipici.
Dicendo che un uomo mediamente è alto 178cm non si nega l'esistenza di uomini alti 150cm e neanche di quelli che superano 2,20m.
La personalità di chi scrive non fa la personalità del lettore che ha la sua interpretazione su ciò che legge. E se tale personalità porta ad una interpretazione assolutistica, comportamentistica e via discorrendo la colorazione non è da ricercarsi necessariamente in quanto l'altro ha scritto.
- stiamo parlando del felis silvestris catus, non c’è bisogno di soffermarsi sull’ovvio
- ciò che è stato studiato è riferito ai paletti della specie
- l’etogramma è un limite che l’altro animale supera
- il comportamento evolve
- si parla di biologia evolutiva
- quei paletti circoscrivono anche noi
- la soggettività è fluidità
- l’eccezione ha un valore
- l’eccezione non va liquidata ma assume un’importanza
- è sull’eccezione che si lavora perché è lì che c’è il passaggio dall’analisi grammaticale all’analisi logica
- la personalità di chi scrive non può e non potrà mai essere quella del lettore
- nessuno cancella gli studi di fondo, è su quelli che si prosegue con altri studi
Non ho voglia di spaccare inutilmente il capello in quattro contando i kmq e i mq, ma mi interessa l’espressione in quello spazio. E sarà sempre diversa se si sa come osservare.
Redmaine
11-09-2024, 06:40
- l’ovvio va ribadito quando sembra essersi perso per strada
- lo studio effettuato è esteso e va ben oltre le nostre discussioni
- l’etogramma non ha pretese omnicomprensive
- dal punto di vista evolutivo Felis catus Linnaeus 1758, non porta nulla di rilevante al 2024 sul comportamento, semmai è l'ambiente che lo circonda che è parecchio cambiato e lui risponde ad esso. Più rilevanti le evoluzioni tipiche delle specie domestiche di darwiniana memoria che hanno coinvolto certamente il gatto in tutti questi anni.
- in 8.000 anni contano più le variabili individuali che la modifica della biologia evolutiva della specie.
- anche sapiens è una animale
- la soggettività è fluidità e in un certo senso è un cardine darwiniano.
- l’eccezione ha un valore talvolta così grande da determinare future generazioni
- l’eccezione per tale motivo è interessantissima ma resta eccezione, nel caso dei gatti conosciuta da chi vive con loro. In un discorso generale non è perno ma è fascia marginale.
- l'ossatura umana prevede femori, coste, bacino, ecc... le sesamoidi sono meno rilevanti.
- la personalità di chi scrive non può e non potrà mai essere quella del lettore, come già detto
- quando un nuovo studio su una specie porta novità rilevanti suona una campana e chi si interessa all'argomento è contento d'ascoltarla
- l’ovvio va ribadito quando sembra essersi perso per strada
- lo studio effettuato è esteso e va ben oltre le nostre discussioni
- l’etogramma non ha pretese omnicomprensive
- dal punto di vista evolutivo Felis catus Linnaeus 1758, non porta nulla di rilevante al 2024 sul comportamento, semmai è l'ambiente che lo circonda che è parecchio cambiato e lui risponde ad esso. Più rilevanti le evoluzioni tipiche delle specie domestiche di darwiniana memoria che hanno coinvolto certamente il gatto in tutti questi anni.
- in 8.000 anni contano più le variabili individuali che la modifica della biologia evolutiva della specie.
- anche sapiens è una animale
- la soggettività è fluidità e in un certo senso è un cardine darwiniano.
- l’eccezione ha un valore talvolta così grande da determinare future generazioni
- l’eccezione per tale motivo è interessantissima ma resta eccezione, nel caso dei gatti conosciuta da chi vive con loro. In un discorso generale non è perno ma è fascia marginale.
- l'ossatura umana prevede femori, coste, bacino, ecc... le sesamoidi sono meno rilevanti.
- la personalità di chi scrive non può e non potrà mai essere quella del lettore, come già detto
- quando un nuovo studio su una specie porta novità rilevanti suona una campana e chi si interessa all'argomento è contento d'ascoltarla
Ok, ribadisci l'ovvio.
Cit:
"dal punto di vista evolutivo Felis catus Linnaeus 1758, non porta nulla di rilevante al 2024 sul comportamento, semmai è l'ambiente che lo circonda che è parecchio cambiato e lui risponde ad esso."
Questo si sa
Cit:
"Più rilevanti le evoluzioni tipiche delle specie domestiche di darwiniana memoria che hanno coinvolto certamente il gatto in tutti questi anni."
Ok, ma il gatto è tutt'ora nel saltus
Cit:
"- l’eccezione ha un valore talvolta così grande da determinare future generazioni
- l’eccezione per tale motivo è interessantissima ma resta eccezione, nel caso dei gatti conosciuta da chi vive con loro. In un discorso generale non è perno ma è fascia marginale."
Queste affermazioni si contraddicono
Cit:
"l'ossatura umana prevede femori, coste, bacino, ecc... le sesamoidi sono meno rilevanti."
In umana ancora sì, ma vallo a dire al panda, uno dei tanti mammiferi come noi, che quell'ossicino è meno rilevante!
Allora parliamo dell'exaptation, e anche dell'exaptation comportamentale già che ci siamo.
Cit:
"quando un nuovo studio su una specie porta novità rilevanti suona una campana e chi si interessa all'argomento è contento d'ascoltarla"
Ogni nuovo studio deriva dai tantissimi studi precedenti, ma stavolta l'ovvietà è mia perché è sotto l'occhio di tutti.
Ho messo in evidenza ciò che ritenevo più interessante. Dal mio punto vista la discussione può concludersi, altrimenti può prendere una deriva non costruttiva.
Redmaine
11-09-2024, 08:24
"Più rilevanti le evoluzioni tipiche delle specie domestiche di darwiniana memoria che hanno coinvolto certamente il gatto in tutti questi anni."
Ok, ma il gatto è tutt'ora nel saltus
in questo mondo così antropizzato non esiste o quasi una specie che non si trovi in un "saltus permanente".
"- l’eccezione ha un valore talvolta così grande da determinare future generazioni
- l’eccezione per tale motivo è interessantissima ma resta eccezione, nel caso dei gatti conosciuta da chi vive con loro. In un discorso generale non è perno ma è fascia marginale."
Queste affermazioni si contraddicono
No, perchè noi non viviamo al massimo poco più di 100 anni, irrilevanti dal punto di vista della speciazione.
"l'ossatura umana prevede femori, coste, bacino, ecc... le sesamoidi sono meno rilevanti."
In umana ancora sì, ma vallo a dire al panda, uno dei tanti mammiferi come noi, che quell'ossicino è meno rilevante!
Allora parliamo dell'exaptation, e anche dell'exaptation comportamentale già che ci siamo.
il "sesto dito" del panda maggiore non origina da un osso sesamoide ma da un osso metacarpale. Tuttavia, al di la di questo dettaglio capisco cosa intendi ma rientra nei tempi lunghi evoluzionistici e non nella nostra breve vita di gattomaniaci.
quando un nuovo studio su una specie porta novità rilevanti suona una campana e chi si interessa all'argomento è contento d'ascoltarla"
Ogni nuovo studio deriva dai tantissimi studi precedenti, ma stavolta l'ovvietà è mia perché è sotto l'occhio di tutti.
e io di certo non lo nego, ma questo ha poco a che fare con la parola "rilevanti".
se per te il topic è esaurito chiedi pure la chiusura, non credo che ti manchino i contatti con Alepuffola. ;)
E' il sesamoide radiale (vedi S.J.Gould)
Si stava parlando di specie domestiche, anche la mucca è domestica non la accogliamo in casa.
Chiudere una discussione è un'opzione che hanno tutti nel pannello utente (se non ricordo male), Alepuffola non c'entra come non c'entra neppure la tua insinuazione con l'occhiolino, un po' triste a mio avviso.
Questo non è lo stile di conversazione di questo forum, credo.
@ Redmaine
Chi ha aperto una discussione, qualora lo ritenga opportuno la può chiudere autonomamente, senza necessità di rivolgersi allo staff; è previsto dal regolamento del forum.
È sufficiente che l'ultimo messaggio sia del "titolare" che se volesse chiuderla dovrebbe spuntare "chiudi questa discussione dopo averla inviata"
e poi cliccare il tasto di invio.
Chi ha chiuso la discussione la può riaprire quando vuole, se lo ritiene opportuno.
Hai pensato che Aletto potrebbe anche non aver affatto intenzione di chiudere, in modo che chi fosse interessato potrebbe proseguire la discussione?
Infatti ha scritto "...dal mio punto di vista la discussione può concludersi..." lasciando pertanto aperta agli altri utenti la possibilità di proseguirla.
Redmaine
11-09-2024, 09:30
bene, visto che hai la funzione a portata di mano (sai io sono meno esperto e non me ne ero accorto, è da qualche settimana che sono entrato qui dentro e non appena entrato ho trovato due gattine che mi hanno fatto le fusa e mi sono distratto),
dicevo, se come ritenevi
"Dal mio punto vista la discussione può concludersi, altrimenti può prendere una deriva non costruttiva".
oltretutto: "Questo non è lo stile di conversazione di questo forum, credo".
...
vedi tu.
saluti, perchè anche a me non interessa proseguire.
......Alepuffola non c'entra come non c'entra neppure la tua insinuazione con l'occhiolino, un po' triste a mio avviso.......
Triste perché coinvolge anche il moderatore alepuffola, che se non legge non non interviene.
Non è necessario chiudere la discussione se intervengono altri utenti, diversamente si chiude automaticamente
Se chi ha aperto la discussione non la chiude, non si chiude automaticamente, resta aperta, che più aperta non si può.
Il regolamento del forum prevede che dopo un mese dall'ultimo intervento la discussione possa essere rianimata unicamente da chi l'ha aperta, ma questo non significa che sia chiusa.
Infatti abbiamo già visto che nessuno o quasi rispetta la norma, a volte per distrazione, come quando si chiede "come sta adesso il tuo gatto? senza rendersi conto che l'interlocutore sono cent'anni che non si logga, ma direi soprattutto perché l'argomento interessa.
Certo è inutile aspettare una replica da chi da tempo non partecipa più attivamente al forum o addirittura non è nemmeno più iscritto, però riesumare vecchie discussioni se l'argomento interessa, non mi sembra un delitto, tutt'altro.
Semplicemente si prende spunto da qualcosa che già esiste.
Spero che ciò che ho scritto sia comprensibile.
Non proprio ^^'' Ma CREDO di aver colto la motivazione iniziale del post, quindi mi arrischierò ad intervenire.
Non fingerò di aver capito appieno la vostra "discussione per punti", molti concetti lì espressi mi sono estranei o comunque non ne so abbastanza; vorrei invece concentrarmi sul fatto che questo forum è dedicato agli appassionati di gatti, non agli esperti (o presunti tali) in materia di felini.
Ogni gatto ha una sua personalità, chiunque ne abbia avuti almeno due lo può confermare. Questo implica che, quando un utente pone una domanda o ha un dubbio, il meglio che la maggior parte di noi può fare è offrire la propria esperienza nell'ambito di una situazione simile. Ovviamente, se la domanda è "Il mio gatto è tornato senza un occhio, cosa devo fare?" mi auguro che nessuno dia una risposta diversa da "Corri dal veterinario!"
Chi ha convissuto con un maggior numero di gatti avrà più possibili spiegazioni ad un comportamento e potrà quindi, ipoteticamente, essere maggiormente d'aiuto, ma il sunto rimane lo stesso: di fronte ad una domanda, ognuno di noi cerca di dare una spiegazione in base alla PROPRIA esperienza. "Questa è la motivazione che ha spinto il MIO gatto ad agire così e io ho reagito così". Ovviamente, il mio gatto non è il tuo, quindi non è detto che sia come dico io; ma credo che questo tipo d'interazione possa comunque essere d'aiuto a chi ha aperto la discussione, se non altro spingendolo a focalizzarsi su alcuni dettagli, piuttosto che su altri, per cercare di verificare se il suo caso potrebbe essere simile a quello di chi gli ha risposto.
Nel caso lo fosse, OP sarebbe più vicino a risolvere il suo problema o appianare il suo dubbio; in caso contrario, aver scartato una possibile motivazione potrebbe comunque portarlo più vicino alla soluzione giusta.
Pertanto, trattandosi di un forum di appassionati di gatti e quindi, in teoria, di persone che con i gatti hanno avuto esperienze diverse e variegate, ritengo che sia positivo che ognuno provi ad offrire un contributo utile; bisogna solo ricordare che, salvo casi rari come l'occhio di cui sopra, non si tratta di soluzioni certe o di verità incontestabili. Le si può prendere come spunto (chi ha aperto la discussione, ma anche i lettori) e vedere se "funzionano" anche per il proprio gatto, magari con qualche aggiustamento.
Dopodiché, è vero che ogni gatto ha la sua personalità, ma nel mondo ci sono DOZZINE (la mia è un'affermazione empirica con un numero volutamente basso, non ho statistiche di nessun genere un merito) di gatti che pensano e si comportano in maniera pressoché identica e una singola soluzione funziona perfettamente per ognuno di loro.
Insomma, ritengo sia positivo (e giusto) che ognuno porti il suo contributo derivato dalla sua esperienza (che, oltre al vivere quotidiano, può includere letture, studi e via dicendo), bisogna solo ricordarsi di non prendere un singolo commento come oro colato o verità assoluta, non importa quanta sicurezza l'utente che lo posta dimostri di avere.
Vorrei anche aggiungere che, per quanto io sia d'accordo sull'utilità di commentare post anche vecchi con informazioni pertinenti (esempio banale: strategie per convincere il gatto a lasciarsi tagliare le unghie), il caso in questione mi sembra troppo specifico per poter dare una "soluzione" che possa essere d'aiuto ad altri utenti che leggeranno in futuro.
@ Darma, provo a chiarire la mia posizione su quanto per me sia importante la soggettività, sul valore della relazione magari rimando :)
Giuste osservazioni secondo me, infatti si sa che ogni individuo se è “prigioniero” della sua identità di specie (i paletti cui ho parlato), ma non lo è nella sua identità individuale.
Per questo avevo scritto che non mi interessano i kmq o mq a sua disposizione, ma mi interessa come vive in quello spazio, quale interpretazione dà a quello spazio o ad una sua frazione.
E nemmeno mi interessa sapere se mangia il suo tot di grammi di cibo. A meno che non sia malato.
Non mi interessa sapere quante volte fa la pipì o la cacca. A meno che non sia malato.
Mi interessa sapere cosa fa e perché lo fa: lei/lui in tanti anni non è mai passato da qui prima di tutti, perché oggi invece sì? Dove lo porterà questa decisione? Cosa gli ha fatto cambiare idea?
Il soggetto è colui che sceglie, non necessariamente in modo inconsapevole, la sua condotta, che inventa una condotta andando oltre le competenze acquisite.
E lo fa in quanto essere desiderante.
Quindi io non posso sapere cosa desidera ma vedo come declina il suo desiderio. Anche quando fa pipì sul divano.
L’animale è soggettivo in quanto possiede delle emozioni, cioè degli stati interiori che lo portano ad assegnare certi valori alle situazioni. È soggettivo perché non riceve il mondo passivamente ma interpreta la realtà esterna a seconda del suo stato. Attraverso lo stato emozionale, l’animale converte la situazione vissuta in una percezione del tutto individuale.
Per questo non si può definire un animale (gatto in questo caso) tramite numeri, e forse non arriveremo mai a definirlo.
Perché nel modello “automatismo” il rapporto tra struttura (ciò che è) e funzione (ciò che fa) è rappresentabile come 1:1 ossia “ciò che è = ciò che fa”.
Invece, nel modello strumento il rapporto tra struttura e funzione è 1: infinito, vale a dire che lo strumento-dotazione a) si dispone, b) dà competenza, c) si rende disponibile alla funzione ma non la determina. Mentre l’automatismo muove l’individuo, lo strumento è utilizzato dall’individuo. C’è una bella differenza.
Lo strumento, la dotazione, è tipo, ad es, la mappa della città. Ma la mappa non ci dice nulla sull’itinerario che vogliamo intraprendere. Quello lo scegliamo noi di volta in volta, ossia 1: infinito.
Sento di starmi inoltrando in un territorio pericoloso xD
La mappa, di per sé, non decide l'itinerario, ma il solo fatto di avere la stessa mappa spingerà molti individui a compiere lo stesso percorso, perché sulla carta sembra essere il più breve; oppure passa davanti a quella cattedrale che vorrei visitare; o mi spingerà a raggiungere un punto di riferimento segnato su di essa, magari un fiume, che io possa seguire per orientarmi meglio.
Questo per dire che, anche se lo strumento permette, in linea teorica, infinite variazioni di azione, nei fatti alcune azioni sono molto più comuni di altre. Certo, lo sono perché sono frutto di ragionamenti che privilegiano determinati "valori" (il risparmio di tempo ed energia, la visita ad un punto d'interesse, una maggior sicurezza di non finire sperso nei boschi), ma è anche vero che alcuni valori sono solitamente preponderanti rispetto ad altri e solo in parte modificati dalla situazione.
Per questo sono convinta che raccontare la propria esperienza in merito sia comunque utile: un utente potrebbe riuscire a cogliere il bisogno del gatto di OP e raccontare come lui ha soddisfatto quello stesso bisogno nel suo gatto (questo ovviamente è più probabile con le situazioni "comuni"). Per esempio, qualche tempo fa ho chiesto al forum come avrei potuto fare per soddisfare la voglia di Maui di lottare con la mia mano senza ritrovarmi piena di graffi. Una buona soluzione (uno strato di calze di spugna a mo' di guanto) mi è venuta in mente solo dopo che mi erano state proposte delle marionette di peluche. Era una soluzione banale, che ho realizzato in mezzo minuto con oggetti che avevo in casa, ma che non mi è venuta in mente finché non ho chiesto consiglio. Poi non era nemmeno detto che funzionasse, poteva pure essere che Maui si spaventasse a morte delle calze e fuggisse a gambe levate, ma valeva la pena fare un tentativo; e, apparentemente, è andata bene.
Poi sta ad ogni utente leggere le esperienze altrui, eventualmente ravvisare qualche similitudine con la propria situazione e adoperarsi per verificare se il consiglio può essere valido anche nel suo caso, oppure no.
Nessun territorio pericoloso Darma, almeno secondo me.
Raccontare la propria esperienza è sempre utile, senza imporla più o meno palesemente, intanto non appiccichiamo l’esperienza altrui alla nostra. Io credo di aver raccontato la mia esperienza raramente.
Ok, molti faranno lo stesso itinerario perché, diciamo, è il più conveniente sotto vari aspetti. In tal caso non c’è molto spazio per il soggetto e la sua libertà di scelta, soprattutto per i turisti.
Ma se io dovessi andare da mia cugina che abita piuttosto lontano da qui, potrei scegliere varie strade, vuoi perché mi ricordo che c’è un supermercato e devo fare la spesa e già che ci sono poco distante vedo che c’è una libreria e mi fermo, oppure perché quella strada ha meno semafori e via dicendo, oppure anche perché semplicemente voglio sperimentare altri itinerari. Il presupposto è sempre un punto di partenza ed uno di arrivo, il punto di partenza è sempre conosciuto ma se faccio tardi o c’è un altro impedimento qualunque il traffico inaspettato, tutti fermi, e preferisco tornare a casa, telefono a mia cugina e le dico che ci vediamo un altro giorno.
Gli itinerari cambiano nonostante la mappa, perché il soggetto -io in questo caso- ha interagito con l’ambiente. La mappa non ci dice cosa faremo.
I turisti, quelli sì, sono spacciati, vanno alla cattedrale, 2, 3 cattedrali e tornano in albergo esausti. La mappa in quel caso è come se non esistesse, non l’hanno ricevuta in dotazione e anche se l’hanno nel cellulare il viaggio è organizzato da terzi e non la consultano.
Altro esempio: il software word, ce l’abbiamo in dotazione ma non ci dice nulla riguardo a cosa ci scriveremo :)
Nessun territorio pericoloso Darma, almeno secondo me.
Raccontare la propria esperienza è sempre utile, senza imporla più o meno palesemente, intanto non appiccichiamo l’esperienza altrui alla nostra. Io credo di aver raccontato la mia esperienza raramente.
Ok, molti faranno lo stesso itinerario perché, diciamo, è il più conveniente sotto vari aspetti. In tal caso non c’è molto spazio per il soggetto e la sua libertà di scelta, soprattutto per i turisti.
In realtà, quando dico "valori" (esiste un termine più adatto, ma mi sfugge :( ) intendo una scala di valori dettata da bisogni e necessità; sono questi ultimi a limitare, di fatto, la nostra libertà di scelta. Perché io potrei anche decidere di prendere la strada più lunga e viaggiare mezz'ora in più, ma perché dovrei, se devo andare a casa per pranzo e tra due ore tornare al lavoro? La maggior parte degli individui converrà che è meglio andare dritti a casa, così magari dopo mangiato posso allungarmi un quarto d'ora sul divano prima di ripartire.
Allo stesso modo, ci si può aspettare che la maggioranza degli individui privilegi il minimo dispendio di energia per il massimo risultato e che attui la strategia che SECONDO LUI lo porterà ad ottenere proprio questo. A volte la strategia è vincente, altre no, ma per ottenere lo stesso risultato molti individui mettono in campo strategie pressoché identiche. Anche individui di specie differenti, ma con lo stesso bisogno.
La nostra specie è un mondo a parte, ha un substrato di regole e obblighi sociali - tipo arrivare al lavoro in orario, per restare in tema con l'esempio - molto più ramificato rispetto ad altri animali, il che in genere ci spinge a dare la priorità a quello che DOBBIAMO fare, piuttosto che a quello che VORREMMO fare; di fatto, spesso non siamo noi a dettare le nostre priorità (se vogliamo tenerci il lavoro).
I turisti POTREBBERO scegliere di crearsi un itinerario personalizzato (io l'ho fatto in passato, non sempre è facile, ma ci si arriva), ma la maggior parte preferisce affidarsi a percorsi strutturati da altri, quasi sempre per evitare di sforzarsi a pianificare qualcosa. Dopotutto, è una vacanza, lasciamo fare ad altri. Nel loro caso, non è nemmeno lo strumento mappa il "problema", ma proprio la loro concezione di viaggio che li ha portati a scegliere di NON scegliere l'itinerario da soli.
Ma se io dovessi andare da mia cugina che abita piuttosto lontano da qui, potrei scegliere varie strade, vuoi perché mi ricordo che c’è un supermercato e devo fare la spesa e già che ci sono poco distante vedo che c’è una libreria e mi fermo, oppure perché quella strada ha meno semafori e via dicendo, oppure anche perché semplicemente voglio sperimentare altri itinerari. Il presupposto è sempre un punto di partenza ed uno di arrivo, il punto di partenza è sempre conosciuto
Ah, qui viene a galla la pigra che è in me: il mio primo pensiero è stato "E perché mai dovrei scegliere un percorso più lungo, solo perché è diverso dal solito? Tanto devo guardare la strada, non posso osservare il panorama!" quindi, forse, in realtà sto in parte propinandoti il MIO modo di essere, mascherandolo come "quello della maggioranza".
Ad ogni modo, ogni eventualità che hai elencato rientra nello schema di soddisfare un bisogno: procurarsi da mangiare, procurarsi intrattenimento o alimentare un interesse/hobby (entrambi sottovalutati, ma molto importanti e che danno sempre una forte spinta alle nostre scelte), evitare di perdere tempo coi semafori, il bisogno di aggiungere varietà, anche minima, e di "vedere cose nuove". Ne aggiungerò un'altra: gente che non ha voglia di arrivare dove deve andare, quindi prende la strada più lunga per passare meno tempo possibile con la cugina.
Se questo fosse un forum di automobilisti e la domanda fosse "Qual è la strada migliore per andare da Brescia a Desenzano?", qualcuno risponderebbe "l'interna, più veloce", qualcun altro "la panoramica, un po' più lunga, ma bellissima"; dal mio punto di vista, entrambe le risposte sarebbero valide e utili, starebbe poi ad OP decidere quale sia la sua priorità
ma se faccio tardi o c’è un altro impedimento qualunque il traffico inaspettato, tutti fermi, e preferisco tornare a casa, telefono a mia cugina e le dico che ci vediamo un altro giorno.
Stessa scelta che farebbero molti tuoi simili: mappa mentale del tragitto ancora da percorrere, tentativo di stabilire quanto tempo ed energie bisognerà ancora spendere per raggiungere il punto d'arrivo, decisione che non ne valga la pena.
Gli itinerari cambiano nonostante la mappa, perché il soggetto -io in questo caso- ha interagito con l’ambiente. La mappa non ci dice cosa faremo.
I turisti, quelli sì, sono spacciati, vanno alla cattedrale, 2, 3 cattedrali e tornano in albergo esausti. La mappa in quel caso è come se non esistesse, non l’hanno ricevuta in dotazione e anche se l’hanno nel cellulare il viaggio è organizzato da terzi e non la consultano.
La mappa non ci dice cosa faremo, ma ci suggerisce cosa sarebbe meglio fare: ognuno di noi coglie meglio il suggerimento che risponde al suo bisogno/interesse più importante, ma moltissimi, guardando la stessa mappa, colgono lo stesso suggerimento.
Altro esempio: il software word, ce l’abbiamo in dotazione ma non ci dice nulla riguardo a cosa ci scriveremo :)
Vero, ma è assai più probabile che ci scriveremmo una ricerca scolastica, un documento di lavoro o perfino un diario personale, che non la lista della spesa o tabelle che verrebbero molto più comode con Excel.
Preciso che la mia visione è fortemente limitata dai miei studi: io ho studiato psicologia esclusivamente umana. Non so nulla dei felini o dei canidi nello specifico, solo quel poco che la psicologia si permette di accomunare a tutte le specie, e cioè la spinta costante a soddisfare i propri bisogni primari (e a sopravvivere, certo, il fine ultimo è quello).
Sono d'accordo con te sul fatto che l'individualità sia importante, che vada tenuta in alta considerazione e che, anzi, dire "è solo un gatto", come se i gatti fossero biscotti, tutti fatti con lo stampino, sia irrispettoso e dimostri un totale disinteresse nella vera natura della creatura in questione.
Ma sono in disaccordo sul concetto di unicità: pochissimi individui al mondo sono, o sono stati, unici. Magari si può essere unici all'interno della propria cerchia sociale, perfino in un gruppo allargato come un quartiere o una piccola città (o una colonia, restando in tema gatti); ma non esiste individuo (sano di mente, e quelli non sani e con disturbi simili tendono a condividere tra loro la propria unicità) che prenda decisioni e metta in atto comportamenti completamente diversi e da qualsiasi altro individuo della propria specie.
Per questo ritengo che le esperienze degli altri siano utili, perché qualche altro individuo, prima, ha fatto esattamente la stessa cosa esattamente per gli stessi motivi, perfino in condizioni ambientali (limitatamente) differenti.
Se chiedo sul forum "Il mio gatto è nervoso dal veterinario, come posso supportarlo?" magari qualcuno mi darà una buona idea che funzioni subito, invece di lasciare che il gatto resti ansioso mentre io lo studio per capire cosa forse potrei fare per calmarlo. Certo, la conoscenza del proprio animale acquisita da sé e concentrandosi su di lui è la migliore, sia in termini di reciproca comprensione uomo/gatto che come arricchimento personale, ma io non ci vedo nulla di male nel cercare un po' d'aiuto, specialmente nel caso in cui sarebbe il gatto a fare le spese della nostra lentezza di apprendimento.
Si dovrebbe poi aprire un capitolo a parte su chi fa su internet domande che andrebbero indirizzate al veterinario, ma va be', quella è abitudine diffusa anche riguardo alla salute umana.
(mi scuso nel caso fossi finita fuori tema, mi sono lasciata un po' prendere e temo di aver perso il filo del discorso)
Per questo avevo scritto che non mi interessano i kmq o mq a sua disposizione, ma mi interessa come vive in quello spazio, quale interpretazione dà a quello spazio o ad una sua frazione.
E nemmeno mi interessa sapere se mangia il suo tot di grammi di cibo. A meno che non sia malato.
Non mi interessa sapere quante volte fa la pipì o la cacca. A meno che non sia malato.
Mi interessa sapere cosa fa e perché lo fa: lei/lui in tanti anni non è mai passato da qui prima di tutti, perché oggi invece sì? Dove lo porterà questa decisione? Cosa gli ha fatto cambiare idea?
Il soggetto è colui che sceglie, non necessariamente in modo inconsapevole, la sua condotta, che inventa una condotta andando oltre le competenze acquisite.
E lo fa in quanto essere desiderante.
Infatti, avevo perso il filo, già nel post precedente: mi sono fossilizzata sull'esempio della mappa. Accidenti.
Come dicevo, l'identità individuale esiste, è importante, negli altri animali è molto meno condizionata da fattori culturali di quanto non lo sia nell'essere umano (per semi-citare la famosa frase del calabrone, NOI mettiamo paletti al gatto, ma il gatto mica lo sa e fa quel che vuole nei limiti delle sue possibilità), ma non è unicità.
Non potendo interrogare direttamente il gatto su come definisca l'ambiente in cui vive, mi adatterò a definirlo, e a credere che il gatto lo consideri come, "casa sua". Certo, la quantità di mq necessari non è uguale per ogni singolo gatto: alcuni sentono il bisogno di un'area più ampia, dove poter scorrazzare ed esplorare, altri stanno benissimo dentro casa al calduccio e chissene di cosa c'è fuori dalla porta. Il mio punto è che, un gran numero di gatti condivide la stessa necessità in merito, per cui è altamente probabile trovare qualcuno che dica "ah, il tuo gatto sembra aver bisogno di passare del tempo all'aperto, come il mio!".
Le affermazioni del tipo "Eh, il gatto per sua natura ha bisogno di un territorio di X mq, e di piante verdi, e di animali da cacciare" lasciano il tempo che trovano, perché non mi dicono niente di utile riguardo al MIO compagno felino.
Il vero problema è che la gente tende a chiedere "Come posso convincere il mio gatto a restare in casa?" La vera risposta è "Non puoi. Puoi costringerlo a stare in casa, magari fino al punto in cui lui si rassegnerà a questa cosa, ma non convincerlo. Desidererà SEMPRE uscire, almeno finché è sano e in forze."
Ciò non toglie che, se per motivi più o meno egoistici, una persona decide di confinare il gatto in casa, potrebbe ricevere dei buoni consigli su come alleviare, per quanto possibile, il disagio del gatto nel vedersi negare il suo bisogno di tempo all'esterno. Le esperienze di questo tipo, secondo me, possono essere utili; presumendo che il proprietario faccia del suo meglio per assecondare i desideri del gatto, trovandosi impossibilitato a farlo, potrebbe almeno apprendere qualche strategia utile per "limitare i danni".
Se Maui non mangia il suo tot di grammi di cibo, io vado nel panico. ^^''.
In questo caso, chiedere consigli al forum (perché, vedendo che comunque sta bene, non reputo necessario chiamare il veterinario) è più una rassicurazione per me, che per lui. Non è qualcosa a beneficio del gatto, ma suvvia, concedimelo xD
Le deiezioni riguardano la sfera fisiologica e di quelle, a meno che non abbiano consistenza strana, non mi preoccupo nemmeno io.
Riguardo all'esplorazione di nuovi percorsi che prima non prendeva, mi ripeterò una volta di più: non è il primo gatto che fa questa cosa, e non sarà l'ultimo. Certo, in questo caso quel che troverà rende l'esperienza del tutto soggettiva e i consigli altrui servono a ben poco, al massimo può essere interessante discuterne con gli altri: sarà perché è cresciuto, quindi si sente più sicuro ad allontanarsi un po' di più? Sarà perché tre case più giù i vicini hanno preso un cane e il gatto preferisce non passargli davanti? Non sempre i proprietari sanno il perché, ma potrebbe essere interessante, per puro esercizio di pensiero, vedere se ci sono eventi, endogeni (la crescita) o esogeni (il nuovo cane), che esercitano sul gatto una maggior spinta a modificare il proprio comportamento.
In realtà penso che la nostra libertà di scelta non esista. Siamo sempre causati da qualcosa, a partire dai nostri genitori e via via proseguendo.
Cit:
“ il che in genere ci spinge a dare la priorità a quello che DOBBIAMO fare, piuttosto che a quello che VORREMMO fare”
Vabbè qui si apre un mondo molto importante, ciò che vorremmo fare e non possiamo fare è non dare spazio al desiderio, ciò è imposto dalla cultura, dalla società, dal famoso “prima il dovere e poi il piacere”, ci sarebbe da parlarne per ore.
Io invece pur di evitare il traffico farei carte false. Percorso breve e potenzialmente snervante? Anche no.
Altra cit:
“ Vero, ma è assai più probabile che ci scriveremmo una ricerca scolastica, un documento di lavoro o perfino un diario personale, che non la lista della spesa o tabelle che verrebbero molto più comode con Excel.”
Sì ma non ci da la certezza di cosa scriverò io o un’altra persona.
Word non scrive, la mappa non cammina, siamo noi ad usarli. Sono dotazioni.
Questo era il senso secondo me.
Altra possibilità da te giustamente sollevata: non voglio andare da mia cugina. Vero. Dal punto di vista psicologico, vero.
E già che ci siamo, torniamo un momento al desiderio: il desiderio ha la sua legge, fiumi di inchiostro di tuoi colleghi in merito.
Sempre un tuo collega dice in conferenza: ogni figlio è figlio Unico.
Lasciando da parte il forte impatto della parola figlio, ogni persona è Unica, ogni individuo è Soggetto. Altrimenti persone ed altri animali sarebbero fatti con lo stampino, anche se per quanto riguarda noi umani, la società con le sue regole ci porta per mano verso la desoggettivizzazione (sta parola me la sono inventata adesso, chissà forse esiste).
Come tu ragioni in termini psicologici, io, parlando di animali umani e non, ragiono in termini di etologia cognitiva. Penso sia questo il punto.
In realtà penso che la nostra libertà di scelta non esista. Siamo sempre causati da qualcosa, a partire dai nostri genitori e via via proseguendo.
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Concordo con questo al 100%
fiumi di inchiostro di tuoi colleghi in merito
Perdonami, ti ho tratta in inganno: ho studiato psicologia perché era parte del mio percorso scolastico, ma non sono una psicologa e anche il mio corso universitario (che non ho mai completato) non era psicologia, ma sociologia. Anche per questo ho precisato che la mia cognizione in merito è fortemente limitata; di etologia cognitiva, poi, io non so NULLA (o, se per caso ne so qualcosa, non so che si tratta di etologia cognitiva)
Sempre un tuo collega dice in conferenza: ogni figlio è figlio Unico.
Lungi da me (e dalle mie capacità) contestare quel che ha detto un professionista, soprattutto una singola frase estrapolata da un'intera conferenza. Continuo però a non credere nel concetto di unicità e a ritenerlo qualcosa di diverso dalla soggettività: non è la soggettività, né l'espressione concreta della stessa, a renderci unici. Prendendo ad esempio una frase relativamente famosa, puoi essere conformista o anticonformista, ma in entrambi i casi non sarai l'unico, troverai chi è come te e chi è diametralmente opposto.
In realtà penso che la nostra libertà di scelta non esista.
Allora forse la nostra divergenza di opinioni sta in questo.
Tu pensi che l'unicità esista, ma sia ingabbiata e impossibile da esprimere appieno; io, di fronte all'evidenza che l'unicità sia impossibile da esprimere, giungo alla semplicista conclusione che di fatto non esista. Si può essere atipici, magari, ma unici no.
La società con le sue regole ci porta per mano verso la desoggettivizzazione (sta parola me la sono inventata adesso, chissà forse esiste)
Non so se esista, ma è chiaro il concetto che vuole esprimere, quindi la riteniamo valida xD
In realtà, le società a cultura occidentale (con queste ho più familiarità, delle altre non sono sicura) sono molto più individualiste, ovvero centrate sui bisogni e i desideri del singolo, di quanto non fossero in passato. Anche qui si aprirebbe una discussione lunghissima, ma inadatta ad un forum sui gatti.
Ad ogni modo, sempre parlando di dotazione, credo che tu ed io stiamo usando strumenti completamente diversi per la disamina della questione, quindi dubito che arriveremo ad una conclusione soddisfacente per entrambe.
Riassumendo tutti i post precedenti, quel che a me premeva affermare è che io trovo utile la condivisione di esperienze, perché due diversi soggetti della stessa specie potrebbero trovarsi in situazioni simili e avere reazioni simili e il proprietario potrebbe trarre giovamento dai consigli altrui.
@ Darma
La conferenza è di qualche anno fa, mi sembra titolasse Ogni figlio è una poesia.
E' certamente utile la condivisione di esperienze con gatti cani mucche ecc, come le mamme condividono le esperienze vissute con i propri figli, purché non applichiamo tale e quale quell'esperienza, vissuta in seconda persona perché riportata filtrata da emozioni che non abbiamo vissuto nello stesso modo ma solo "mi ha preoccupato questo ed ho agito così o cosà", "allora lo faccio anche io". Altrimenti sarebbe facile, saremmo privi di emozioni come il Signor Spock (quello di Star Trek) che infatti non era umano pur avendo una morfologia piuttosto simile a quella umana.
Per me l'unicità è ingabbiata in quanto causata. Se non esce dalla gabbia delle cause sono cavoli amari. Siamo in pieno determinismo e lo sono anche gli altri animali? Speriamo di no. E penso che l'indeterminismo non elimini il problema del libero arbitrio,
Comunque sia, questo lo considero un dibattito civile con argomentazione, confutazione, e toni pacati. In questo senso dà arricchimento personale.
Che le opinioni divergano è utile e salutare anche per chi legge senza intervenire.
@ Migiap
Purtroppo non possiamo eliminare le cause che ci hanno portato decidere in un modo piuttosto che in un altro. Quelle ci sono, e non si può tornare indietro nel tempo, ma possiamo correggere alcuni errori di valutazione a posteriori
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