Visualizza Versione Completa : Gatti e specchi
Ciao a tutti,
ho fatto molte ricerche, e ovunque è scritto che i gatti non si riconoscono allo specchio. Il mio attuale, in effetti, e come altri che ho avuto, o allo specchio fa agguati (da piccino) oppure è totalmente indifferente.
Ma c'è un ma. Il gatto che avevo un tempo al contrario riconosceva addirittura me attraverso lo specchio. Ad esempio, se mi specchiavo (per truccarmi o fare altre cose, e lui era accanto a me, mi guardava negli occhi, gli occhi riflessi. Ho diverse fotografie che lo mostrano. Riconosceva che ero io, c'era infatti la stessa comunicazione che c'era vis à vis.
Voi avete esperienze simili? Ho scandagliato la rete ma non ho trovato nulla. A volte comincio a pensare che fosse davvero venuto dallo spazio! Scherzo, ma il rapporto era così simbiotico che davvero non mi so spiegare. Che fosse come umano l'hanno detto tutti quelli che l'hanno conosciuto. Potrei raccontare mille fatti davvero particolari, ma intanto volevo chiedere a voi se vi sia mai capitato una cosa del genere allo specchio.
Merlinone
16-01-2025, 19:47
Commento interessante.
Anche il mio sembra riconoscere me, e riconoscersi chiaramente in uno specchio. Lo vedo perché il grande specchio del bagno si vede dal corridoio. Lui si mette sul lavandino spesso aspettando che io vada ad aprirgli il rubinetto, e quando mi vede avvicinarsi nello specchio noto che si gira VERSO DI ME (non verso la figura specchiata), anche se faccio molto piano. Inoltre si guarda chiaramente nello specchio, senza alcun atteggiamento di difesa ma guardando negli occhi se stesso e anche me, anche se senza grande attenzione.
Quello che le ricerche dicono però mi sembra leggermente diverso. Questa potrebbe essere una risposta di tipo meccanico: mi vedo nello specchio e so che c'è un gatto, ma è irraggiungibile esattamente come i gatti che vedo nei video di un laptop.
Il problema invece è quello di capire quali animali hanno una "coscienza di se stessi" piuttosto che di una copia di se stessi o di un altro gatto nello specchio. Come immagino avrai letto, se hai fatto ricerche di questo tipo, solo alcuni animali - incluse, sorprendentemente, alcune specie di... formiche, alcuni uccelli, primati, etc - riconoscono realmente se stessi. Il sistema usato dagli etologi è quello di disegnare un puntino colorato sulla fronte dell'animale e verificare se questi, vedendosi allo specchio, cercano di raggiungere con una zampa quel puntino sulla fronte, disturbati dalla sua presenza. Alcuni animali lo fanno, altri no.
Non ho mai provato a compiere questo "esperimento" (non mi piace l'idea di trasformare il mio gatto in un guinea pig...) ma pare che i gatti non si comportino così. Questo almeno è quello che dicono gli etologi, non io che non sono un esperto.
In pratica loro riconoscono un'immagine nello specchio familiare (noi, o anche loro stessi) ma questo potrebbe non significare che si riconoscano o riconoscano noi. Potrebbero non riconoscersi ma solo notare la presenza dell'immagine di un gatto nello specchio.
Questo ha a che fare con la coscienza e la percezione di sé, e quindi riguarda le neuroscienze che a volte affrontano le questioni partendo da un altro punto vista: quale umano (con quale lesione cerebrale) non si riconosce allo specchio, ed è possibile che prima o poi riuscirà di nuovo a riconoscersi? Oppure: quale umano pensando e credendo di parlare, non riesce ad esprimersi tramite il suo linguaggio usuale?
Quello dello specchio non è un test da superare.
In rete ci sono moltissimi esempi di animali che visibilmente si riconoscono allo specchio, il più interessante per me era quello della scimmia che mentre si guarda allo specchio con un rossetto si dipinge la faccia. Era molto interessata al risultato, forse più lei del ricercatore umano.
Penso che il riconoscersi allo specchio e riconoscere il contesto dell’immagine che lo contiene, non sia di implemento alla fitness e alla sopravvivenza, per questo diventa utile lo studio delle neuroscienze nel senso: perché quella scimmia si riconosce e quell’uomo no? Attenzione e coscienza non coincidono
Dei gatti che hanno vissuto con me, nessuno ha usufruito attivamente della presenza della propria o della mia immagine allo specchio, era un in più che se c’è: bene, se non c’è: bene lo stesso. E’ interessante da vedere a casa questo episodio, ma non li arricchisce ontogeneticamente.
In poche parole: il fatto che un’altra specie possa riconoscersi allo specchio (lo fa anche un pesce) non la rende più simile a noi, che tutto sommato degli specchi potremmo farne a meno, tranne quelli retrovisori di auto e moto.
Il gatto che avevo un tempo al contrario riconosceva addirittura me attraverso lo specchio. Ad esempio, se mi specchiavo (per truccarmi o fare altre cose, e lui era accanto a me, mi guardava negli occhi, gli occhi riflessi. Ho diverse fotografie che lo mostrano. Riconosceva che ero io, c'era infatti la stessa comunicazione che c'era vis à vis.
Io non ci trovo niente di strano. Che ti si guardi direttamente o attraverso uno specchio (che non sia distorcente, chiaro) hai lo stesso aspetto, quindi perché mai il gatto non dovrebbe riconoscerti? Certo, il gatto spesso si affida ad altri sensi, come l'olfatto, per distinguere i propri simili, ma questo non significa che non sia in grado di distinguere ciò che vede, o che lo ignori totalmente se non supportato da una "prova" olfattiva.
Al massimo potrebbe essere un po' confuso sul perché ti veda davanti a sé e, allo stesso tempo, percepisca la tua presenza al suo fianco o alle sue spalle. Oppure come mai, se volta la testa, ci sono due te identici uno di fronte all'altro.
Però, personalmente, non mi sembra affatto strano o straordinario.
Voi avete esperienze simili? Ho scandagliato la rete ma non ho trovato nulla. A volte comincio a pensare che fosse davvero venuto dallo spazio! Scherzo, ma il rapporto era così simbiotico che davvero non mi so spiegare. Che fosse come umano l'hanno detto tutti quelli che l'hanno conosciuto. Potrei raccontare mille fatti davvero particolari, ma intanto volevo chiedere a voi se vi sia mai capitato una cosa del genere allo specchio.
In questi giorni, proverò ad osservare Maui, per vedere se noto qualcosa di interessante.
Quando era piccolo, se non ricordo male, ogni tanto si fermava davanti allo specchio ad osservare ed annusare il proprio riflesso, ma ha smesso di farlo da mesi.
Non so se si sia stufato di non riuscire ad interagire con la propria immagine riflessa, o se sia semplicemente giunto alla conclusione "Oh, quello sono io. Noioso.", ma ora semplicemente ignora qualsiasi specchio.
Commento interessante.
Il sistema usato dagli etologi è quello di disegnare un puntino colorato sulla fronte dell'animale e verificare se questi, vedendosi allo specchio, cercano di raggiungere con una zampa quel puntino sulla fronte, disturbati dalla sua presenza. Alcuni animali lo fanno, altri no.
Posso fare una battuta stupida, banale e scontata?
Sono gatti.
Impossibile appurare se non capiscano di essere loro, quelli nello specchio con quel puntino in fronte, o se semplicemente non si prendano la briga di levarselo, tanto chissene frega, sono magnifico lo stesso.
La mia risposta ieri era molto frettolosa e superficiale, tranne il fatto che l’abbia considerato un argomento da neuroscienze.
Sono andata a rivedere alcuni passi del neuroscienziato G.Vallortigara
La domanda da porsi allora sarebbe: cosa ci sta a fare l’attività cosciente/consapevole?
Perché abbiamo ed hanno sviluppato la coscienza? E in che modo viene sviluppata nell’organismo?
La risposta precisa da parte della scienza a queste domande ancora non c’è.
Un filosofo del 1700, Reid, fece una distinzione tra sensazione* intesa come esperienza cosciente, e percezione intesa come concezione dell’oggetto esterno. Lui introdusse la “doppia provincia” dei sensi: ci fanno sia sentire che percepire facendo l’esempio dell’odore di una rosa sia come qualcosa che succede a me, e contemporaneamente sappiamo che là fuori, pur non vedendolo, c’è qualcosa che anticipa la presenza della rosa.
Reid ipotizzò che anche se sensazione e percezione sono spesso inscindibili, ma ci sono situazioni in cui sono scisse, la blindsight (vedere anche se si è ciechi) ne è un esempio.
Perché questa doppia provincia sei sensi? Non ce ne bastava una sola? Quando è cominciata sta storia?
Il sistema nervoso, detto papale papale, è nato per consentirci anche il movimento. L’ascidia ha un sistema nervoso allo stato larvale che le permette il movimento, ma poi una volta trovato un posto consono alla sua sopravvivenza, comincia a digerirlo fino a perderlo.
L’osservazione della talpa: se viene presa in mano subisce stimoli tattili tali da farla preoccupare, ma gli stessi stimoli, quando è sotto terra, non la preoccupano: a parità di stimolo, con uguale temperatura, la talpa sente la differenza tra mano e terra.
Perché?
La differenza tra stimolo esterno (subito) e stimolo auto provocato (volontario) è cruciale e infatti fa sì che se proviamo a farci il solletico da soli non sentiamo solletico, ma se qualcun altro ci fa il solletico noi reagiamo molto diversamente. Quindi in un caso siamo noi (o la talpa) a muoverci e nell’altro è l’esterno a muoversi verso di noi.
Von Holst, fondatore del Max Plank Institute nel quale all’epoca lavorava l’etologo Lorenz, ipotizzò tramite un esperimento che ogni volta che il nostro cervello manda un impulso ai nostri muscoli, contemporaneamente ne manda un altro identico al sistema sensoriale per allertarlo del fatto che la sensazione che tra poco sentiremo proviene da noi stessi e che va cancellata in quanto prodotta da noi e non dall’esterno (vedi il solletico).
Questo meccanismo raccontato da me decisamente alla buona, si chiama tecnicamente “meccanismo di copia efferente” e si può considerare il punto di partenza dell’esperienza cosciente perché ci parla della doppia provincia dei sensi di cui ho fatto cenno prima.
Sì, ma tutto questo cosa c’entra con lo specchio?
Tramite la copia efferente, facciamo differenza tra ciò che accade a noi e ciò che accade fuori da noi purché ci sia un’attività motoria attiva che provoca, appunto, la copia efferente che ci avvisa che, per es, siamo noi a toccare il nostro ginocchio e quindi viene cancellato in quanto stimolo autoprodotto e non qualche altro individuo o oggetto. Perciò se siamo noi a toccare il nostro ginocchio, la risposta a quello stimolo è già attesa ed elaborata
Di nuovo: ma cosa c’entra tutto questo col riconoscersi allo specchio?
Per me un valido indizio sta nelle riflessioni di Merlinone:
“noto che si gira VERSO DI ME (non verso la figura specchiata), anche se faccio molto piano. Inoltre si guarda chiaramente nello specchio, senza alcun atteggiamento di difesa ma guardando negli occhi se stesso e anche me, anche se senza grande attenzione.”
Molto importante è quel “senza grande attenzione”: questo può significare che il gatto ha già attuato il meccanismo di copia efferente (perché anche il pensiero è un movimento mentale) che è considerato, come scrivevo poco fa -e per il momento- alle basi della percezione cosciente.
* rilevata dai sensi
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