«La vita cos’è, Francois?»
«Non lo so. Ma a volte mi domando se non sia un palcoscenico dove ti buttano di prepotenza, e quando ti ci hanno buttato devi attraversarlo, e per attraversarlo ci sono tanti modi, quello dell’indiano, quello dell’americano, quello del vietcong…»
«E quando l’hai attraversato?»
«Quando l’hai attraversato, basta. Hai vissuto. Esci di scena e muori.»
«E se muori subito?»
«È lo stesso: il palcoscenico puoi attraversarlo più o meno alla svelta. Non conta il tempo che ci metti, conta il modo in cui lo attraversi. L’importante, quindi, è attraversarlo bene.»
«E cosa significa attraversarlo bene?»
«Significa non cadere nel buco del suggeritore. Significa battersi. Come un vietcong. Non lasciarsi sgozzare, non addormentarsi al sole, non paralizzarsi nella puntura, non chiacchierare e basta come fanno gli ipocriti e, tutto sommato, anche noi. Significa credere in qualcosa e battersi. Come un vietcong.»
«E se sbagli?»
«Pazienza. L’errore è sempre meglio del nulla.»
Oriana Fallaci, Niente e così sia.
Ho letto e riletto queste parole, pensando al piccolo Lello; forse è solo illusione umana, ma mi illudo nel pensare che lui abbia saputo da subito di dover attraversare questo palcoscenico di corsa, quasi una comparsa; ma ha deciso di farlo alla sua maniera, di mettere tutto se stesso in quei brevi passi , così che nessuno di coloro che, tra il pubblico, erano presenti alla sua performance, potesse mai scordarsi di lui.
FOrse è solo illusione umana, di fronte a qualcosa che non si riesce a capire
Ciao, Lello....