Visualizza messaggio singolo
Vecchio 22-01-2021, 13:50   #6
Profilo Utente
Franco64
Cucciolo
 
Utente dal: 01 2021
Paese: Milano
Sesso: Uomo
Gatti: 2
Messaggi: 92
Predefinito Re: Ma allora... il gatto può fare tutto?

Quote:
Originariamente inviato da Aletto Visualizza Messaggio
L’educazione non è un concetto universale, calzante ad ogni specie.
Educazione significa tirar fuori il meglio, svilupparlo ed applicarlo alla specie di appartenenza.
L’educazione dell’essere umano, che vive in società organizzate, non aderisce a quella del lupo o dell’elefante che vivono anch’essi in società organizzate. Anche nelle società di primati non umani ci sono regole ben precise per garantire la stabilità ed il futuro del gruppo.
Il gatto non vive in società organizzate. Il gatto è un solista, socievole quando gli aggrada e quando ha fiducia nel suo interlocutore

Cosa vuol dire educazione?
Io non sono contenta se un gatto con cui vivo obbedisce a regole che non rientrano nel suo etogramma di specie e neppure rientrano nelle sue possibilità di espressione dei suoi desideri (motivazioni di specie=cosa a quella specie piace fare)

Se vedo un gatto che non può usare la terza dimensione o salire sul tavolo o sul letto, non penso uh, guarda com’è educato, ma penso che gli sia stata negata una prerogativa di specie.
Se alla tua compagna dà fastidio per motivi igienici che il gatto salga sul letto, va benissimo, ma interroghiamoci su quali risvolti relazionali e necessità di specie represse questo possa influire sul gatto. E interroghiamoci sul perché tra qualche tempo farà pipì su superfici per lui scomodissime tipo il pavimento o il pc.

Un umano che lo riprende appena salta sul tavolo, appena salta sul letto, appena osa fare qualcosa di ritenuto inaccettabile, a lungo andare diventa un antagonista, cioè una persona con cui competere – aggirandolo con dei sotterfugi o facendo ricorso a minacce e comportamenti aggressivi, se necessario – pur di ottenere quel che, da testa libera e pensante, vuole. Abissino o meticcio che sia.
Loro esprimono una percezione felina della realtà, cioè pur vivendo accanto a noi vedono “da gatto”, pensano “da gatto” e quindi fanno cose “da gatto”.

È possibile dare regole, o meglio abitudini, che ci mettono a nostro agio nella convivenza comune.
Ma è condizione imprescindibile che queste abitudini abbiano un senso anche per il punto di vista felino.
La decisione di adottare un gatto è nostra, con tutto quel che ne consegue.

E' proprio quello che chiedo. Cosa ha senso per un gatto? Cosa differenzia dal SUO punto di vista (o meglio dalla sua percezione sensoriale e dal suo "modo di ragionare", scusa il temine ma non sono un etologo) un limite oggettivo e "naturale" come un muro, un fossato invalicabile o quant'altro rispetto a una proibizione indotta, come una porta chiusa? O da un "comando" verbale?

E' questo che non mi è chiaro. I limiti oggettivi esistono, per noi come per loro. Io non posso buttarmi dal terzo piano sperando di non farmi niente, e anche se questo mio limite mi può creare stress, devo farmene una ragione se non voglio crepare. Il gatto non può rincorrere un branco di lupi essendo certo di farla franca.
Franco64 non è collegato   Rispondi Citando Vai in cima