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Vecchio 09-07-2021, 08:37   #5
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Aletto
Supergatto
 
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Predefinito Re: Rinforzo positivo (rinforzo+)classico: serve al gatto?

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Originariamente inviato da Riri Visualizza Messaggio
Non ho minimamente le competenze di Aletto, ma non credo proprio che un gatto che, autonomamente e in relazione all'ambiente che lo circonda attui tecniche per ottenere cibo, coccole o anche solo di essere lasciato in pace sia un gatto addestrato.
Semplicemente, è un gatto che entra in relazione con una specie diversa dalla sua, ossia quella umana, quale che sia la sua consapevolezza delle differenze interspecifiche.
Mi verrebbe da dire che tu confonda l'addomesticamento, che è un processo che va avanti da millenni, con l'addestramento, che con una convivenza sana con un gatto ha davvero poco a che fare.
E con questo nessun intento aggressivo o polemico, ci mancherebbe :-)
Il thread è vecchio, in caso cancellate questi interventi, incluso il mio,
ma hai ragione Riri.

Inoltre non capisco se la parola “perla” sia usata in senso dispregiativo, comunque provo a spiegare ciò che non è spiegabile ad una mentalità behaviourista, ma forse vale la pena provarci premettendo che mi occupo di etologia cognitiva e quindi i ragionamenti sono diversi.

Educare un gatto non significa insegnare a rispondere a dei comandi né cercare di indurre comportamenti desiderabili per noi ma avulsi dai suoi bisogni, (in questo periodo indurre la gatta con dermatite ad assumere comportamenti diversi con metodi che non è pronta a recepire, è inutile). Educare un gatto significa, prima di tutto, educare noi stessi a vivere con lui. Il mondo dei gattofili si divide tra chi ritiene che il gatto non possa o non debba essere educato e chi ritiene, invece, che si possa fare, che ce ne sia bisogno.

Bisogno per chi?

Innanzitutto per il gatto, per permettergli di avere una comprensione dell’ambiente consona alla sua specie, e per ottenere un risultato dobbiamo pensare all’educazione in termini diversi da quelli presi in considerazione dalla nostra specie per sviluppare la sua individualità, e trovare correlazione tra sé e il suo mondo esterno. E’ difficile? Sì.

Rinforzi+ e rinforzi-
Spesso si parla di tecniche basate sull'elargizione di premi e punizioni per insegnare questo o quel comportamento. Ma, soprattutto con un animale sensibile come il gatto, queste tecniche risultano fallimentari se vengono usate per indurre dei comportamenti che non sono in linea con i reali bisogni dell'animale.
Gli animali non sono macchine sui quali è sufficiente pigiare i pulsanti giusti per ottenere le risposte volute. Il motivo per cui i gatti sembrano essere “ineducabili” è probabilmente legato al fatto che si è sempre preteso di farlo diventare “ubbidiente”: ogni volta che si adotta quest'ottica, avulsa alla mentalità felina, la risposta è il diniego.

E tutto nasce dalla difficoltà di trovare una nostra spiegazione razionale, per cui insistiamo a comportarci con una razionalità estranea alla specie con cui abbiamo deciso di vivere.
Non sono migliori di noi, non gli manca la parola. Sono un’altra specie, con altre necessità e propensioni specie specifiche che, per poter educare (ex ducere=tirar fuori ciò che non sappiamo di questa o quella specie) dobbiamo prima educare noi ad accettare la diversità.

Per questo nessun etologo cognitivo parla di educazione in termini intesi dal senso comune, ma intende tirar fuori le motivazioni di specie compresse dall'educazione impartita da un'altra specie

E se cit Bustrofedico:
"un animale non si può educare, perché non ha una comprensione adeguata dei rapporti inter-specie e non ha una consapevolezza comparabile a quella umana.", lo stesso allora vale per noi che abbiamo una consapevolezza/percezione del mondo diversa dalle altre specie


"Quando mi trastullo con la mia gatta chissà se essa non faccia di me il proprio passatempo più di quanto io faccia con lei" Montaigne

Ultima Modifica di Aletto; 09-07-2021 at 08:39.
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