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Vecchio 04-04-2020, 19:19   #5
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morghi
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Predefinito Re: il coronavirus e i nostri amici

Condivido quello che abbiamo riassunto io e il mio collega Andrea analizzando il famoso articolo pubblicato dai ricercatori cinesi... spero abbiate la pazienza di leggerlo...

Recentemente è stato presentata all’archivio di scienze biologiche "bioRxiv" in forma di prestampa e accesso libero, una pubblicazione in cui viene valutata la possibilità che i gatti possano essere serbatoio della SARS-CoV-2.
L'articolo intitolato "Susceptibility of ferrets, cats, dogs, and different domestic animals to SARS-coronavirus-2" è stato scritto da un team dell'Harbin Veterinary Research Institute & National High Containment Laboratory for Animal Diseases Control and Prevention dalla Repubblica Popolare Cinese. Gli autori (Jianzhong Shi, Zhiyuan Wen, Gongxun Zhong, Huanliang Yang, Chong Wang, Renqiang Liu, Xijun He, Lei Shuai, Ziruo Sun, Yubo Zhao, Libin Liang, Pengfei Cui, Jinliang Wang, Xianfeng Zhang, Yuntao Guan, Hualan Chen e Zhigao Bu) hanno effettuato il loro studio per rispondere alle seguenti tre domande:
1) I virus ampiamente diffusi possono essere trasmessi ad altre specie animali, e questi poi diventare serbatoi di infezione?
2) L'infezione da SARS-CoV-2 ha un ampio spettro clinico nell'uomo, da una lieve infezione alla morte, ma come si comporta il virus negli altri animali?
3) Dato che si stanno compiendo sforzi per lo sviluppo di vaccini e di farmaci antivirali, quali animali possono essere usati in modo più preciso per simulare l'efficacia di tali misure di controllo nell'uomo?
Per quanto riguarda i gatti, cinque gatti domestici di 8 mesi (gatti quasi adulti) e (probabilmente 5) gatti giovani (di 70-100 giorni) sono stati inoculati intranasalmente con 10^5 pfu di CTan-H (SARS-CoV-2).
La capacità del virus di infettare i gatti e di essere trasmesso ad altri gatti non infetti ma posti vicino a quelli infetti è stata valutata mediante il rilevamento dell'mRNA.
Sostanzialmente, dopo 6 giorni dall'inoculo, l'RNA virale è stato rilevato nei turbinati nasali, nei palati molli di tutti i gatti trattati e nella trachea di alcuni di questi e nell'intestino tenue degli altri. Il virus è stato trovato anche nelle feci di alcuni gatti. L'effetto è stato più evidente nei gatti giovani.
I gatti infetti sono stati anche in grado, in alcuni casi, di infettare i gatti non vaccinati tenuti in un'altra gabbia vicino ai gatti infetti.
Gli autori hanno dichiarato che "In sintesi, gli autori hanno trovato che i furetti e i gatti sono altamente suscettibili alla SARS-CoV-2, i cani hanno una bassa suscettibilità, e il bestiame, inclusi i maiali, i polli e le anatre, non sono suscettibili al virus".
Hanno concluso che "i gatti che abbiamo usato in questo studio erano non conviventi, ed erano altamente suscettibili alla SARS-CoV-2, che si è replicata in modo efficiente e trasmessa a gatti non precedentemente infettati. La rilevazione della SARS-CoV-2 nei gatti dovrebbe essere considerata come un supporto all'eliminazione del COVID-19 negli esseri umani".
Considerazioni:
Il lavoro è depositato su bioRxiv, che è un archivio di prestampa ad accesso libero per le scienze biologiche. Essendo prestampe (ovvero articoli non ancora ufficialmente pubblicati), i lavori su bioRxiv non sono sottoposti a peer-reviewing (ovvero a revisione da parte di esperti), quindi non controllati nei contenuti scientifici ma sottoposti solo a screening di base contro il plagio. Proprio a causa della popolarità di bioRxiv, diverse riviste di biologia hanno aggiornato le loro politiche sulle prestampe, chiarendo che non considerano le prestampe nemmeno come una "pubblicazione preliminare" ai fini della regola di Ingelfinger. Pertanto, questo lavoro non può essere considerato un documento completo, ma solo una presentazione di alcuni risultati preliminari. Inoltre, lo scritto non fornisce dettagli sui materiali e sui metodi e sulla tecnica utilizzata per rilevare l'mRNA virale e i primer, sul modo in cui è stata evitata la possibile contaminazione (molto comune in questo tipo di studio), così come la descrizione di altre importanti procedure, rendendo il lavoro non esaustivo e solo un suggerimento per una ricerca più accurata e scrupolosa.
Il gruppo che ha realizzato lo studio è un gruppo di esperti ma, purtroppo, non ha sottolineato i limiti della sua ricerca e si è spinto ad una conclusione enfatica e inappropriata.
E’ importante evidenziare la differenza e i limiti tra un archivio di prestampa ad accesso libero senza processo di revisione scientifica dei contenuti da parte di esperti e una Rivista Scientifica ufficiale che presenta lavori con obbligo di revisione accurata prima della pubblicazione.
Lo studio inoltre presenta un numero molto limitato di animali, mancando quindi di un approccio statistico affidabile; non è chiaramente un lavoro epidemiologico e le condizioni sperimentali sono molto diverse da quelle osservate nella vita reale; per esempio: la concentrazione di virus utilizzata nel lavoro è molto alta e non è chiara la modalità di infezione tra i gatti.
Pertanto, se volessimo spiegarlo tramite un caso analogo, questo lavoro è simile all'evidenza di una seconda mutazione della HCM nei gatti Maine Coon, che, dopo essere stata presentata come poster ad un Congresso, non ha trovato un feedback affidabile dopo un'indagine più scrupolosa e non una pubblicazione su carta completa.
Infine, un punto molto importante è l'esperienza della precedente infezione da SARS. Infatti, studi di laboratorio sulla SARS-CoV (la vecchia infezione da SARS) hanno dimostrato che i gatti possono essere infettati e trasmettere l'infezione ad altri gatti (in condizioni di laboratorio), ma durante la precedente pandemia di SARS non vi era alcuna indicazione che il virus fosse diffuso nei gatti domestici o che fosse trasmesso dai gatti all'uomo.
A volte, non è chiaro ai ricercatori i possibili danni che possono creare divulgando risultati preliminari e non attendibili per mancanza di dati. La maggior parte delle persone con gatti non ha la competenza per comprendere i limiti e i punti di forza di uno studio del genere, e anche le riviste sono più interessate ad attirare lettori piuttosto che a mostrare informazioni corrette. Pertanto, un aumento dell'abbandono degli animali può avvenire senza un vero motivo.
Per evitare questo scenario negativo anche l'affidabile e prestigioso Nature (rivista) ha pubblicato una lettera per discutere il limite dello studio presentato. Il commento dell'editore intitolato " Coronavirus can infect cats — dogs, not so much " chiarisce che gli scienziati dicono che non è chiaro se i felini possono diffondere il virus alle persone, quindi i proprietari di animali domestici non hanno bisogno di farsi prendere dal panico. L'editore ha sottolineato che "nessuno dei gatti infetti ha mostrato sintomi di malattia, e che solo uno dei tre felini esposti agli animali infetti ha preso il virus. Questo suggerisce che il virus potrebbe non essere altamente trasmissibile nei gatti". "Inoltre, la modalità di trasmissione non è chiara perché lo studio non descrive come sono state allestite le gabbie e i gatti non infetti potrebbero aver contratto il virus da feci o urine contaminate". Inoltre, "non vi sono prove dirette che i gatti infetti abbiano secreto abbastanza coronavirus da trasmetterlo alle persone". Inoltre, citando il Prof. Dirk Pfeiffer, epidemiologo della City University di Hong Kong, "L'attenzione nel controllo di COVID-19 deve quindi rimanere saldamente concentrata sulla riduzione del rischio di trasmissione da uomo a uomo".
Per concludere: KEEP CALM and LOVE your CAT (il vicino di casa non tanto)


... A meow massages the heart ...
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