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Originariamente inviato da Aletto
Sì, se non c’è il marcatore somatico che alla fine prefigura una risposta come efficace, sì.
Se ci fosse, sarebbe possibile svincolarli dal percorso neuronale prefissato, ma è più laborioso.
Se avesse origine epigenetica è un po’ un casino.
P.S.
marcatore somatico (Damasio)
P.P.S.
Le soluzioni variano da relazione a relazione, non sono standardizzate.
E non mi farei troppi problemi. Come l’altra volta: attenzione sì, problemi no.
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Hai ragione, perché farsi troppi problemi rischia di essere controproducente per tutti i soggetti coinvolti.
Non so se ho capito sta cosa del marcatore somatico.
Allora, supponiamo che un gatto in una situazione nuova (es. per l'arrivo di un altro gatto) non riesca a raggiungere l'omeostasi e si rifugi nel "lì e allora" nel quale stava bene, e lo faccia per esempio isolandosi o cambiando le sue abitudini.
Oppure invece di vivere passivamente la sgradita novità lo faccia attivamente, con la nostalgia del "lì e allora", manifestando il proprio disagio con marcature urinarie o comportamenti aggressivi verso quello che considera un indesiderato intruso.
C'è il rischio che il "lì e allora" diventi un marcatore somatico o addirittura ad un certo punto è inevitabile che lo diventi?