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Vecchio 16-01-2023, 15:35   #5
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Aletto
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Predefinito Re: Sull'animalità, anche la nostra

Quando scrivo su argomenti per me importanti e forse anche per altri utenti, metto sempre prima su word per evitare il più possibile di scrivere boiate, poi copio e incollo.

@ leucio

“Per quali motivi un discorso del genere resta da sempre confinato all’interno di una cerchia ristretta di accademici, e non esce da lì, non contribuisce a determinare un’analisi, una prospettiva diversa nel dibattito culturale (e politico)?”

Forse perché gli accademici per mestiere devono porsi domande che noi non ci poniamo per far progredire, anche stocasticamente -ma non lo penso realmente-, il pensiero umano che è fonte di cultura condivisa. L’uomo è un animale la cui società si basa anche sulla condivisione di cultura che inevitabilmente, con l’aumento della popolazione, crea bolle.

Faccio un esempio, direi, primordiale di trasmissione di cultura: alcuni altri animali vedono in un oggetto un possibile strumento e lo usano ma senza modificarlo trasmettendo ai propri simili cultura. L’uomo invece partendo da un possibile strumento, lo modifica perfezionandone l’uso e lo produce in quantità quasi industriali per quei tempi (quante selci sapientemente forgiate o ossa adatte per cucire abbiamo trovato), e lo usa anche come merce di scambio implementando ricchezza e trasmettendo cultura. L’uomo è un animale diverso che fin da allora traeva profitti dalla trasformazione di materiale grezzo in prodotto finito. Per alcuni paleoantropologi questo è un passaggio importante che ci definisce.

“La barriera del logos non è altro che una ben codificata procedura ‘‘burocratica’’ di reificazione (trasformazione di un soggetto in oggetto)”

Per me è voracità di una specie che da preda si è trasformata in predatore infallibile di sé stessa. Quel logos negato diventa arma, lo vediamo nella frase comune “non hai voce in capitolo”, e in seguito condanna al silenzio. Il logos rivendicato diventa rivoluzione.
Il logos, negli animali anche in assenza della sua manifestazione letterale, può diventare rivolta e aggressione. In questo momento sto pensando a cani e gatti che scappano, cavalli che rifiutano di superare un ostacolo, gli animali nei circhi che fuggono o aggrediscono: tutto riesce ad avvenire senza logos pur di essere sé stessi.

“Tutto il gran parlare che si fa degli animali, anche oggi, da parte di etologi, ecologisti, filosofi e scrittori, scienziati e poeti, è soprattutto un modo più o meno indiretto, più o meno consapevole, per parlare di noi, dell’animale che parla. Spesso, peraltro, il benemerito animalismo non parla propriamente degli animali, delle loro vite, ma soprattutto di come pensiamo che sia la loro vita, le loro emozioni, la loro mente. Per questa ragione uno dei pochissimi filosofi che abbia realmente provato a pensare la questione dell’animalità, J. Deridda, sostiene che l’unico animale che conosciamo è l’animot, una parola inventata che fonde animaux (animale) e mot (parola). L’animale che conosciamo, e forse l’unico che possiamo conoscere, è la somma di quanto non riconosciamo come umano.” Cit: Filosofia dell’animalità (F.Cimatti)

@VEI-6
Il bipedismo si è presentato più volte durante l’evoluzione, e Homo, bipede, è comparso circa 2,5 milioni di anni fa preceduto da altre specie che potevano sia camminare che spostarsi sugli alberi usando gli arti superiori. Orrorin turgenensis, vissuto 6 milioni di anni fa presentava infatti un’articolazione femore-anca adatta all’andatura eretta senza quel tipico dondolare dei quadrumani a destra e sinistra. Il suo femore differisce da quello delle scimmie e dell'Homo e assomiglia molto a quello dell'Australopithecus e del Paranthropus , indicandoci che era bipede ma non è più strettamente imparentato con l' Homo che con l' Australopithecus .
Per essere bipedi, per valutare se quello scheletro era di un bipede, c’è bisogno soprattutto
1) di una particolare articolazione femore-anca,
2) che il forame occipitale sia esattamente alla base del cranio, mentre le scimmie antropomorfe lo hanno leggermente spostato all’indietro. Quel “leggermente spostato” per spostarsi in avanti ha bisogno di centinaia di migliaia di anni nonché, poi, di una speciazione geografica.
VEI, è tutto già successo portando alcune specie in un vicolo cieco dell’evoluzione ed altre no.
Come tempistica siamo pronti ad accogliere un nuovo Terminator, ma l’evoluzione ha tempi lunghissimi ed esiti incerti. Speriamo sia la volta buona.


"Quando mi trastullo con la mia gatta chissà se essa non faccia di me il proprio passatempo più di quanto io faccia con lei" Montaigne
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