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Micimiao Forum di discussione per tutti i gattofili e amici degli animali
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#1 |
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E' da parecchio tempo che volevo aprire una discussione (se è già stata fatta in passato mi scuso, non l'ho vista) per riflettere sul motivo per cui nella letteratura e anche nel cinema, i gatti sono spesso utilizzati per simboleggiare, tra le altre cose (cioè indipendenza, raffinatezza etc) anche e soprattutto la condizione di perdente e disadattato.
Ci sono diversi film in cui le persone "fallite" o sole vengono rappresentate, tra le loro caratteristiche, come amanti dei gatti (e più ne hanno più i personaggi toccano il fondo). Persino in un film natalizio dei Muppet, che riprende la novella di Dickens sul Nale, Kermit vede nel futuro una Piggy sfatta e disinlusa, circondata da decinde di gatti. La citazione cinematografica che Condoleeza fa nel suo post, della scena iniziale de "il lungo addio" di Altman ne è un altro ottimo e raffinato esempio. http://www.youtube.com/watch?v=_u0uo0TxS-I Lasciando da parte gli altri simbolismi dell'uso del gatto nel cinema (che ha anche valenze positive, come detto prima, di alchimia, mistero, fascino, magia etc) vorrei fermarmi su quello. In soldoni: perchè i gattari nel cinema sono sfigati? :P Torakiki, Musashi e la loro coinquilina umana |
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