Micimiao Forum di discussione per tutti i gattofili e amici degli animali
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06-02-2017, 22:35 | #111 | |
Re: non tutti i gatti soffrono in expo (?)
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Questa è una canzone che io trovo commoventissima dedicata alla sua Pallina: https://www.youtube.com/watch?v=ENY7gaFrDyY Non era certamente il prototipo dell'allevatore di pochi scrupoli, ma l'articolo è scritto per farsi capire anche da chi Mendel non l'ha mai sentito nominare. Quello che descrive è l'aspetto tecnico dell'allevamento, non il cuore che uno ci mette. Lo "scarto" non è certo un cane di minor valore affettivo, ma un cane che non diventerà un riproduttore né diventerà soggetto da expo. Un allevatore vero, cioè che lo fa continuativamente, non può certo prescindere dalla genetica e dallo standard della razza che alleva. Del resto, durante le expo stesse si giudicano cani o gatti in base alla bellezza (e bellezza in questo caso vuol dire corrispondenza allo standard), possiamo discutere se sia etico o meno, ma fondamentalmente quello che conta per il cane (che se ne frega di essere giudicato più o meni bello ) è : come vive quel cane quando non p impegnato in expo quel tot di volte all'anno? Ho conosciuto tanti allevatori e per me quelli "cattivi" erano quelli per cui il cane non era molto diverso da una mucca. Avevano certamente tutti il/i loro cani di casa, ma gli altri vivevano in box ed erano importanti solo in quanto riproduttori e fonte di guadagno. Ce ne sono tanti, così. Quelli "buoni" erano quelli per cui i cani erano la loro famiglia: ce ne sono tanti anche così. Poi, ovvio, l'attenzione al discorso salute. Ad esempio, un discorso che avevo già fatto una volta: nell'alano è molto ricercato il mantello arlecchino. Possono essere arlecchini i figli di nero/arlecchino o di due arlecchini. Nel primo caso ne nasce una piccola percentuale, ma non nascono bianchi. Nel secondo caso, nascono più arlecchini, ma anche bianchi, e i bianchi sono soggetti a diversi problemi di salute, la sordità, ma anche altre patologie congenite. Ci sono allevatori che pur di aver più arlecchini corrono il rischio di mettere al mondo cuccioli malati che spesso vengono soppressi. Di sicuro se l'allevamento deve diventare un messo per vivere, sarà molto più facile che l'allevatore abbia pochi scrupoli. Quelli che ho conosciuto io e allevavano bene aveva un altro lavoro e quella era una passione che spesso era un costo più che un guadagno. Lizzie Tigre Morgan Mia sul Ponte. |
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06-02-2017, 22:46 | #112 | |
Re: non tutti i gatti soffrono in expo (?)
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Sempre per l'alano, mi è capitato di leggere tanti pedigree anche vecchi e negli anni '20, quando la selezione è iniziata seriamente in Italia, c'erano pochi capostipiti da cui discendeva l'intera popolazione, i nomi erano sempre quelli. Oggi non è più così. Sinceramente, non credo che l'inbreeding sia un grosso problema oggi, penso lo sia molto di più la ricerca dei caratteri estremi. Oltre agli "scucciolatori", che fanno cucciolate a casaccio senza la minima conoscenza di genetica ecc. Lizzie Tigre Morgan Mia sul Ponte. |
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07-02-2017, 09:16 | #113 | |
Re: non tutti i gatti soffrono in expo (?)
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Ribadisco tutto quanto ho messo in evidenza ieri, perché a mio avviso, non si deve confondere l'amore distorto da una passione dall'amore vero e disinteressato "siccome ti amo tanto ti seleziono per migliorarti (rispetto a cosa? allora così come sei non mi soddisfi!) mentre amo salvare il randagio maltrattato" e tutti salveremmo un animale maltrattato per riportarlo ad una vita degna di essere vissuta. Che sia cane, gatto, mucca o maiale, perché non ci sono animali di serie A e di serie B Della canzone a Pallina mi ha colpito solo la frase finale INSEGNAMI, (fratello) il resto, seppure impregnato di amore, chi ama e rispetta gli animali lo ha provato. L'uomo ed il cane sono due facce della stessa medaglia e l'altra faccia ci dice che per capirlo dobbiamo diventare cane per cancellare quell'ego che ci porta a ritenerci detentori assoluti della verità. Se insieme al tuo cane non sei in grado si sentire l'odore della natura che hai intorno, non ti senti trasportato lontano dal tuo mondo e dalle tue proiezioni, in realtà non sei col tuo cane. Se osservando il tuo gatto non provi la sensazione espansiva del cielo in una stanza, sei solo davanti ad un monitor...... Osservare un cane in un parco....dove io leggo una calma e distesa pianura, lui ondeggia come come su un mare in burrasca, gli odori sono onde che si susseguono e si nascondono in profonde gole del terreno, nel ripetersi della risacca, lui timoniere di un mondo che io non so cogliere. R. Marchesini Questo è secondo me quello che ci insegna una ricca relazione con loro, ci insegnano a vedere il mondo con i loro occhi. Cogliere e rispettarne l'alterità ci porterà in un mondo dove ancora non siamo mai stati, quello che teniamo sopito e soffocato dentro di noi. "Quando mi trastullo con la mia gatta chissà se essa non faccia di me il proprio passatempo più di quanto io faccia con lei" Montaigne |
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07-02-2017, 10:05 | #114 |
Re: non tutti i gatti soffrono in expo (?)
Per ritornare all'argomento originario del post, dopo alcuni giorni di attenta riflessione e lettura dei vostri preziosi
- In effetti, le expo feline non sono un luogo in cui il micio si diverte. Sono anche frequentate da molti personaggi per cui il gatto è un oggetto (gli incipriatori di persiani et simili) e l'aspetto estetico/folkloristico prevale ("io ce l'ho strano.. il gatto"). - Ci sono anche delle persone (allevatori) serie che hanno a cuore il benessere dei mici, che frequentano le expo un po' malvolentieri e più che altro perché obbligati dal loro ruolo. Rimane allora per me un rimpianto: mi piacerebbe che ci fossero delle occasioni in cui gli appassionati di gatti si potessero incontrare per confrontarsi, ascoltare dibattitti su alimentazione, salute, comportamento, dove si potessero incontrare gli artigiani che producono prodotti pet di qualità.. e magari incontrare gli allevatori (senza necessariamente i gatti appresso) per parlare anche con loro delle tematiche che abbiamo discusso nel post, tipo allevare in modo etico, perché allevare razze "innaturali" ecc ecc. L'unica cosa simile ha cui ho partecipato è stata la fiera Quattrozampe in fiera, però 1. era incentratissima sui cani 2. l'aspetto commerciale era prevalente, c'erano più che altro tutti i "big" del petfood con i loro stand, gli immancabili "esperti" della Royal e poco di nuovo. |
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07-02-2017, 10:26 | #115 | |
Re: non tutti i gatti soffrono in expo (?)
Quote:
Anna Leo Ludo Tesla Sestosenso Conrad-Cispi ... Sharon Bender Trippy Romeo, Buscemino e Biri sotto il salice, Rourki sotto la quercia |
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07-02-2017, 10:29 | #116 |
Re: non tutti i gatti soffrono in expo (?)
Guarda, Mialuce, concordo con molto (se non quasi tutto) di quello che hai scritto; conoscevo anch'io Valeria Rossi, so che era una grande esperta di cani, che ha collaborato ad un ricettario di menu Barf o simili e ho sempre apprezzato, leggendola, il tono umoristico e intelligente dei suoi articoli.
Concordo anche che qualsiasi allevatore, anche il più serio e coscienzioso, deve avere tra i suoi obiettivi l'aderenza dei suoi esemplari agli standard di razza, sennò dopo un po' avrà dei gatti o cani sanissimi, ma non saprà nemmeno più lui cosa sta allevando di preciso; e sottoscrivo che la cartina di tornasole della maggiore o minore serietà e scrupolosità di un allevatore è in primis il modo in cui fa vivere i suoi animali, dove li tiene, come li cura, cosa se ne fa dei cuccioli che non corrispondono agli standard di razza (faccio un esempio: uno Scottish Fold con le orecchie dritte, un Maine Coon un po' troppo gracile senza quella gorgiera così folta, ecc...), come li alimenta, ecc... L'inbreeding è soltanto un tassello di un mosaico molto più grande; talvolta è stato persino usato "a fin di bene" (mi si passi l'espressione): ad esempio dopo la seconda guerra mondiale la razza degli Angora Turchi, che è molto antica, era quasi scomparsa al punto che il governo turco, per salvarla dall'estinzione, aveva fatto internare un gruppo ristretto di fattrici e stalloni negli zoo di Ankara e avviato un programma selettivo di riproduzione che, come rovescio della medaglia, ha avuto il netto privilegiamento del mantello bianco, a dispetto degli altri pattern). Ora, trovo difficile credere che in un frangente come questo, non si sia ricorsi all'incrocio tra esemplari strettamente imparentati. Il problema che vedo io nell'imbreeding e che me lo fa in buona sostanza aborrire è duplice: 1) da un lato l'impoverimento genetico porta a galla tutti i lati buoni e tutti quelli cattivi di un dato genotipo e, se possiamo essere felici riguardo alla prima cosa, vorrei proprio sapere come vengono gestiti gli esemplari in cui sono emersi gli effetti negativi di questo tipo di incrocio (nel caso di Sophie, ammesso che il veterinario ci avesse visto giusto, quando l'ha dichiarata "figlia di un incesto", la selezione naturale ha risolto la faccenda nel modo più sbrigativo e più doloroso, nonostante i miei tentativi di salvarla), 2) è una partica che si presta facilmente ad un uso pericoloso e talvolta pure scellerato, sia nel caso in cui venga utilizzata come mezzo per fissare e accentuare determinate caratteristiche (vedi il caso dei "cani teacup o toy"; dato che sono palesemente degli esemplari sotto-taglia o fuori standard, se la richiesta del mercato è quella di cani dalle dimensioni sempre più ridotte (o, al contrario, alani sempre più statuari- e speriamo che non si imbocchi una simile china anche per i Maine Coon), cosa c'è di meglio che far incrociare una madre con il suo cucciolo toy per avere la quasi certezza che i figli saranno ugualmente o ancora più toy? Poi c'è la questione- che io trovo semplicemente aberrante- della questione della "pulizia" delle linee di sangue (un'espressione che, come dicevo, starebbe magnificamente in bocca a Josef Mengele o a Goebbels): per testare se una linea di sangue è esente da difetti genetici (e mi viene da pensare che probabilmente l'allevatore sospetta che non lo sia), fai incrociare esemplari consanguinei, di modo che, se non alla prima generazione, al massimo alla seconda o alla terza, i difetti vengono fuori, insomma crei volutamente dei gatti menomati. E qui torniamo alla domanda che mi ero posta più sopra: e poi? Oltre che chiudere quella linea di sangue, che fai dei gattini storpi o con vari deficit che hai fatto nascere per testare la pulizia di quella linea? |
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07-02-2017, 10:42 | #117 | |
Re: non tutti i gatti soffrono in expo (?)
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Sarebbe anche carina l'idea di una cattery didattica (cioé un omologo gattesco delle fattorie didattiche) in cui piccoli gruppi di bambini vengano portati a vedere i gatti nel loro ambiente (che per forza di cose è quello domestico) e gli si insegni come approciarsi in modo corretto all'animale, cosa bisogna fare per prendersene cura, ecc... |
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07-02-2017, 10:48 | #118 | |
Re: non tutti i gatti soffrono in expo (?)
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"Quando mi trastullo con la mia gatta chissà se essa non faccia di me il proprio passatempo più di quanto io faccia con lei" Montaigne |
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07-02-2017, 10:48 | #119 | |
Re: non tutti i gatti soffrono in expo (?)
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07-02-2017, 10:51 | #120 |
Re: non tutti i gatti soffrono in expo (?)
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