Micimiao Forum di discussione per tutti i gattofili e amici degli animali
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Il comportamento dei vostri a-mici Se avete dubbi, domande o esperienze sul comportamenteo dei vostri a-mici postate qui. |
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15-02-2017, 15:18 | #111 | |
Re: Il nostro comportamento ed una delle sue conseguenze: l'antropocentrismo
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Il libro l'ho letto un paio di volte e ne avevo anche consigliato la lettura in qualche discussione, così come credo molti/e qua dentro apprezzerebbero molto Gerald Durrell, soprattutto La mia famiglia ed altri animali, libro veramente delizioso. In ogni caso grazie per la segnalazione, magari facciamo venire voglia a qualcun altro di leggerlo Sogno di risentire il tuo musetto sul mio viso. Il mio cuore sarà sempre con te, questa sarà sempre casa tua. Buona Fortuna Pedro, mio micione desaparecido |
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15-02-2017, 15:23 | #112 | |
Re: Il nostro comportamento ed una delle sue conseguenze: l'antropocentrismo
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Vero, bravissimo! |
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15-02-2017, 17:10 | #113 | |
Re: Il nostro comportamento ed una delle sue conseguenze: l'antropocentrismo
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Grazie per i consigli libreschi: mo' provvedo! |
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15-02-2017, 21:49 | #114 |
Re: Il nostro comportamento ed una delle sue conseguenze: l'antropocentrismo
Cerco di riprendere il il discorso da dove ero rimasta dicendo in parole semplici che secondo me l'antropocentrismo mi allontana dagli altri animali non solo perché involontariamente metto delle distanze tra me e loro ma anche e soprattutto perché questa distanza mi impedisce di conoscere il loro mondo per quello che è. Proiettando il mio mondo sul loro, attribuendo loro le mie emozioni, le mie paure, le mie gioie, le mie necessità ecc e pian piano sovrappongo mio etogramma al loro. Allora ecco che, se inconsapevolmente faccio questo, li antropomorfizzo aumentando ancora di più le distanze tra noi e non vivo più col gatto anche se "ci vivo da sempre e gli voglio tanto bene, faccio di tutto per il suo bene, il mio pensiero è sempre con lui, non posso fare a meno di lui, di avere la sua compagnia, perché in fondo non stimo gli esseri umani e lui è meglio di un essere umano, ecc ecc ecc": questa a mio avviso è una deriva nociva sia per noi che per loro perché porta ad una chiusura della relazione in un ambito a noi necessario ma non a loro e questa chiusura ci impedisce chi altro siamo sia noi che il gatto e perché quel modo di amarli diventa facilmente possesso, mentre amare, per me, è mettersi in secondo piano ed ascoltare l'altro.
Faccio una constatazione. Il gatto è piccolo proprio come un bambino, il suo pelo è soffice, i suoi occhi sono grandi ed irresistibili, è caldo come un bambino vero, talvolta qualcuno si lascia anche cullare mantenendo movenze da cucciolo, si abbandona al sonno tra le nostre braccia e inevitabilmente lo potrei assimilare al figlio che non ho avuto, oppure al figlio come lo avrei voluto perché mio figlio è diverso da come avrei voluto che fosse: bisognoso di cure di affetto e protezione. Ma questo è il mio pensiero, il mio cogito solitario che non corrisponde a tutte le sue necessità (a meno che non sia malato e non sia autonomo) e mi impedisce l'apertura alla relazione, di dimenticarmi di una parte di me e non riesco allora a decentrarmi per varcare quella soglia ed andare ad incontrarlo. Proprio questa è per me la più dannosa delle derive antropocentriche perché ci impedisce di conoscere l'altro restando soli con noi stessi credendo di essere con l'altro Se vivendo con loro, nel loro territorio, non percepisco e resto incantata dal loro fremito nel vedere una preda, se non "sento" i loro muscoli irrigidirsi in un equilibrio precario mentre pensano a quale balzo fare e quando farlo, se non "sento" il loro respiro che cambia perché in quel momento DESIDERANO, se non "vivo" con Buio quando lo sento ringhiare al suono del citofono, se "non sono con loro" quando si sdraiano e si puliscono sotto il primo tiepido sole di febbraio, se non "partecipo" all'allegria di Berenice mimando dentro di me le sue movenze (forse anche fuori di me ), o se non mi lasciassi avvolgere dal modo che ha Volland di invitarmi al gioco, vedrei solo la loro immagine "Quando mi trastullo con la mia gatta chissà se essa non faccia di me il proprio passatempo più di quanto io faccia con lei" Montaigne Ultima Modifica di Aletto; 15-02-2017 at 21:52. |
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16-02-2017, 07:31 | #115 |
Re: Il nostro comportamento ed una delle sue conseguenze: l'antropocentrismo
Niente non ce la farò mai a recuperare 113 messaggi :/
"τέτλαθι δη, κραδίη, και κύντερον άλλο ποτ' έτλης." |
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16-02-2017, 08:17 | #116 | |
Re: Il nostro comportamento ed una delle sue conseguenze: l'antropocentrismo
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16-02-2017, 08:38 | #117 | |
Re: Il nostro comportamento ed una delle sue conseguenze: l'antropocentrismo
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"Quando mi trastullo con la mia gatta chissà se essa non faccia di me il proprio passatempo più di quanto io faccia con lei" Montaigne |
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16-02-2017, 08:47 | #118 |
Re: Il nostro comportamento ed una delle sue conseguenze: l'antropocentrismo
che poi quando fanno quegli occhioni i gatti fanno decisamente più paura che tenerezza.
Anna Leo Ludo Tesla Sestosenso Conrad-Cispi ... Sharon Bender Trippy Romeo, Buscemino e Biri sotto il salice, Rourki sotto la quercia |
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16-02-2017, 08:51 | #119 |
Re: Il nostro comportamento ed una delle sue conseguenze: l'antropocentrismo
io concordo in pieno. certo, la tentazione di vederli come teneri batuffoli ed eterni cuccioli c'è. ma appena cambi punto di vista e vedi il gatto dietro quell'immagine distorta di gatto che ti figuravi, evapora ogni senso "materno". vedere con che accanimento e soddisfazione uccidono, per me è stata l'epifania.
Anna Leo Ludo Tesla Sestosenso Conrad-Cispi ... Sharon Bender Trippy Romeo, Buscemino e Biri sotto il salice, Rourki sotto la quercia |
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16-02-2017, 11:37 | #120 |
Re: Il nostro comportamento ed una delle sue conseguenze: l'antropocentrismo
Secondo me invece il gatto è un animale "da adulti", ovvero, a differenza del cane non ha l'istinto di obbedire e compiacere il padrone, non è incline ad effusioni smodate (le mie vengono a farsi fare le coccole quando vogliono loro, molti come per esempio Sophie non vengono neanche in braccio), raramente instaura un rapporto di collaborazione e può essere educato solo con estrema difficoltà. Insomma è l'animale che meglio afferma la sua individualità refrattaria a piegarsi a qualunque esigenza umana e pertanto quello che meno soddisfa la nostra epimelesi. Forse il suo grandissimo fascino sta anche in quello.
C'entra niente, ma volevo dirvi che Edhel imita alla perfezione l'espressione da parachiulo del gatto con gli stivali (http://i58.tinypic.com/zxw3f4.jpg), con effetti assolutamente identici: ci sciogliamo come degli imbecilli e le diamo tutto quello che vuole. Tra l'altro- e qui Mirrina che ha fatto studi di antropologia, credo che mi tirerà le orecchie - la favola di Shrek mi ha fatto tornare in mente la discussione di ieri su antropomorfizzazione e zoomorfismo; riflettevo che due tratti comuni a molte favole e fiabe, come pure a molti miti (vedi quello di Alcione, ad esempio) e romanzi fantastici (Le Cronache di Narnia, Harry Potter...), sono 1) l'antropomorfizzazione la rappresentazione di animali con caratteristiche tipicamente umane, al punto che in certi casi ne diventano pure la personificazione (la volpe astuta, il gufo saggio, il leone forte e coraggioso, il serpente infido), e 2) la trasformazione di umani in animali, nonché quella inversa di animali in umani. La cifra dell'antropomorfizzazione è, a mio parere, ben più dell'assunzione di fattezze umane (che può accompagnarvisi, come no) la dotazione della parola: gli animali di Esopo parlano, così come parlano i cavalli del terzo racconto delle Cronache di Narnia o i gatti di Sepulveda e quello della fiaba di Perrault a cui si sono richiamati i creatori di Shrek). In molti casi parlano non solo tra loro, ma anche con gli umani. Anche quando l'animale assume o riacquista un aspetto umano, spesso acquisisce la parola che non possedeva o aveva perduto; e, viceversa, quando gli uomini vengono trasformati in animali perdono la favella (lo vediamo per esempio in Harry Potter: Sirius Black non si limita a modificare il suo aspetto assumendo sembianze canine, ma, fintantoché è in quella forma, guaisce, ulula, ringhia, latra, ma non parla). Ci sono anche casi, benché più rari, di trasformazioni incomplete: in un'altra fiaba di Madame D'Aulnoy una gatta parlante rivela si essere una principessa vittima di un sortilegio che l'ha trasformata in gatta, insieme a tutto il suo seguito. Sempre in molte fiabe le vittime di un incantesimo mantengono l'aspetto umano, ma perdono la parola; viceversa, gli animali possono venire trasformati nel loro aspetto, ma rimanere muti (vedi i topini mutati in lacché della fiaba di Cenerentola). E quindi, per tirare le somme, se noi ci travestiamo da gatti e ci mettiamo a miagolare, gnaulare, soffiare, ecc... si può a mio parere parlare di zoomorfismo, se mimiamo i comportamenti felini o canini utilizzando però anche l'espressione verbale, stiamo antropomorfizzando gli animali, come fa Marchesini quando presta la voce al cane o come succede in questo video (guardatelo perché è spassoso: https://www.youtube.com/watch?v=EppDN5u__lU) P.s.: vorrei sapere se è ancora valida quell'offerta cibo per gatti contro ca**ate sparate sul forum perché a questo punto credo di essere in credito di parecchi chili. |
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