Micimiao Forum di discussione per tutti i gattofili e amici degli animali
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03-02-2017, 18:58 | #71 | ||
Re: non tutti i gatti soffrono in expo (?)
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I critici della barf canina hanno più o meno consapevolmente ragione perché secondo indagini di biologia molecolare sul dna lupo e dna cane risulta che il cane ed il lupo si sono allontanati 130.000 anni fa, quando l'uomo non aveva ancora nessun controllo sul territorio, il rapporto uomo-cane inizia circa 50.000 anni fa, assai prima del neolitico, e l'uomo incontrò probabilmente un cane e non un lupo e con la sua evoluzione non c'entra niente, si era già allontanato dal lupo per i fatti suoi. Lo stesso Darwin annotò … in base a considerazioni geografiche e di altra natura, secondo me, i nostri cani domestici sono derivati, con molta probabilità, da parecchie specie selvatiche… … i moderni selvaggi talora incrociano i loro cani con canidi selvatici allo scopo di migliorare la razza e già lo facevano anticamente, come risulta da un passo di Plinio… così come lo fanno gli Eschimesi … nelle nostre razze di cani domestici può trovarsi mescolato il sangue di lupi, o di cani selvatici, tropicali ed artici …… i nostri cani sono discesi da parecchie specie selvatiche eppure, forse con la sola eccezione di alcuni cani domestici dell’America meridionale sono tutti fecondi tra loro… il pomero tedesco si incrocia con la volpe più facilmente degli altri cani.....e cani dell’America meridionale non si incrociano facilmente con i cani europei… questi discendono da specie diverse...... Io non vorrei un cane neotenico, e già ci sono differenze sostanziali tra i due Peter Pan e Berenice. E non penso che lo scopo della relazione col cane sia avere autorità nei suoi confronti. Per il cane il gruppo familiare è una squadra, un solo corpo che deve muoversi all’unisono e per questo motivo il cane è interessato a costruire la massima concertazione. Il cane pertanto è già predisposto a collaborare, ciò significa che pretendere da lui l’obbedienza è di fatto una limitazione rispetto alle sue grandi potenzialità Per questo penso che la parola "domesticazione" sia più appropriata ad altre specie - pecore, buoi, galline ecc- che non al cane ed al gatto con i quali ci si incontra senza processi di domesticazione ma tramite la relazione ci si cambia vicendevolmente "Quando mi trastullo con la mia gatta chissà se essa non faccia di me il proprio passatempo più di quanto io faccia con lei" Montaigne Ultima Modifica di Aletto; 03-02-2017 at 19:00. |
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03-02-2017, 20:24 | #72 | ||
Re: non tutti i gatti soffrono in expo (?)
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Poi, egoisticamente, io posso anche essere contenta che Edhel e Chiquy abbiano dei tratti neotenici, nel senso che mi vengono incontro con la coda dritta, fanno la pasta, si mettono a pancia all'aria per farsi fare i grattini sulla pancia... con un gatto feral o uno selvatico che non avesse traccia di comportamenti neotenici credo che la relazione, almeno dal mio punto di vista, sarebbe meno appagante. Questo non significa che io tenti di imporre la mia autorità su Edhel e Chiquita o non le rispetti, ma riconosco che presentano talvolta dei tratti comportamentali propri dei gattini che le rendono adatte ad una vita casalinga; quando ne hanno l'opportunità, in campagna, sfoggiano anche dei comportamenti più da gatto adulto, non neotenici, e sono felice anche di questo. |
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03-02-2017, 21:53 | #73 | ||
Re: non tutti i gatti soffrono in expo (?)
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Poi ognuno la veda come vuole Quote:
E per la caccia si sono rivolti oltre ai cani anche ai falchi come tuttora avviene in Mongolia e in Arabia e forse anche altrove, anzi sicuramente In questi casi, comunque la metti, come anche usare il bue per arare, l'animale è uno strumento "Quando mi trastullo con la mia gatta chissà se essa non faccia di me il proprio passatempo più di quanto io faccia con lei" Montaigne |
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03-02-2017, 22:41 | #74 | ||
Re: non tutti i gatti soffrono in expo (?)
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Idem per certe mutazioni genetiche: caratteristiche come l'assenza di pelo degli Sphynx, le orecchie ripiegate degli Scottish Fold o quelle arricciate dell'American Curl non si sarebbero mantenute, se l'uomo non fosse intervenuto. Quote:
Anche l'allevamento e la creazione di nuove razze per motivi puramente estetici è il trionfo dell'antropocentrismo. |
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04-02-2017, 09:45 | #75 |
Re: non tutti i gatti soffrono in expo (?)
L'intervento dell'uomo porta sempre ad una artificialità che non ha nulla a che vedere con l'evoluzione che prosegue per fatti suoi a prescindere. Possiamo, se volete, forse distinguere tra evoluzione naturale ed evoluzione artificiale che però tra loro non si parlano
Per la selezione, laddove è intervenuto l'uomo, e per la domesticazione anche qui essendoci lo zampino dell'uomo, c'è artificialità e non possiamo farle rientrare nell'ordine naturale delle cose perché sono interconnesse per volere dell'uomo. E' una situazione che potremmo definire transitoria perché se, per assurdo, smettessimo di selezionare e domesticare, alcuni geni recessivi tornerebbero ad esserlo e tutto tornerebbe come prima o quasi nel giro di molto poco tempo rispetto ai tempi usuali dell'evoluzione Per gli effetti della domesticazione, questa ne ha alterato per es il sistema riproduttivo ma raramente ha alterato per es l'asse ipotalamo-ipofisi-surrene responsabile della risposta allo stress. Per questo penso che non ci sia interconnessione: perché c'è artificialità e rischiamo il paradosso E per questo considero "incontro" quello con le specie che si sono avvicinate all'uomo spontaneamente (niente di artificiale), e "domesticazione" la forzatura dell'incontro (artificiale) Poi essendoci l'uomo di mezzo, c'è per forza di cose l'antropocentrismo di cui, come dici tu, la creazione di nuove razze ne è il trionfo, come anche lo fu la pecora Dolly.....anche nel mondo vegetale c'è questo stesso zampino "L'idea che potesse essere semplicemente un animale da compagnia, senza nessun aspetto utilitaristico (e per quanto anche questo ponga in primo piano un'esigenza nostra) è relativamente recente e di certo non la si può presupporre in quelle epoche in cui è avvenuto l'incontro dell'uomo con il cane o con il gatto selvatici." Anche qui hai pienamente ragione, basterebbe saper rinunciare all'utilizzo della loro compagnia e far prevalere la relazione, dar loro un valore diverso e più profondo perché la relazione non è interazione ma scambio reciproco. E quindi un arricchimento che è e va al di là di quello che è un utilizzo dell’animale, da compagnia, da affezione, una visione estremamente chiusa cioè: gli animali mi danno tanto amore, mi danno tanta compagnia. Questa è una svalutazione, perché danno anche questo ma dare valore è un'altra cosa. E il postumanesimo, termine coniato nel 1977, verte proprio anche su una diversa valutazione dell'uomo e degli altri animali. "Quando mi trastullo con la mia gatta chissà se essa non faccia di me il proprio passatempo più di quanto io faccia con lei" Montaigne |
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04-02-2017, 09:51 | #76 | |
Re: non tutti i gatti soffrono in expo (?)
Diciamo che, volendo, da questa discussione (che io, me medesima ho fatto partire) non se ne esce più
Anche perché, appunto, probabilmente non c'è proprio una risposta. Ci sono punti di vista diversi e, magari, anche visioni diverse dello stesso fenomeno. Quote:
Senza andare troppo lontano, io ricordo benissimo che era diffusa nelle campagne l'abitudine di "portare a sperdere" i gatti più aggressivi e meno mansueti che giravano nei dintorni dei granai e della casa. (solo per dirne una, ed era già una pratica civile rispetto ad altre). Per quanto possa essere adattabile, un gatto randagio "moderno" non è abile alla caccia come potevano essere i suoi antenati (e già questo può far pensare) e, se viene portato in un luogo remoto, di certo non ha le stesse probabilità di sopravvivenza di gatti "nutriti", anche se magari di scarti, nei pressi delle fattorie. Ovviamente un gatto portato a sperdere non fa la differenza Ma, se andiamo indietro nei millenni, secondo me ci sono miliardi di modi in cui possiamo aver influito sulla capacità riproduttiva e sopravvivenza di "singoli gatti" e questo, nel suo insieme, poi ha influito sull'insieme delle caratteristiche che sono state tramandate fino al "gatto moderno". Che ne so, a me (mettendola sul "tragico ) basta pensare che quando i fenici si portavano in giro sulle navi il F. lybica per viaggi lunghissimi, questi ci partorivano sulle navi, e già lì veniva fatta una selezione su quelli che magari venivano buttati in mare e quelli che sopravvivano; quindi poi sulla terraferma, magari ci arrivavano F. lybica tutti dello stesso colore, per dire. Allo stesso modo, il fatto che comunque la storia del gatto sia sempre stata estremamente "tortuosa", fatta di continui incroci anche con gatti selvatici e avvicinamenti all'uomo, può far comunque pensare che - quale che sia stato l'apporto dell'uomo - in definitiva non sia stato così importante. Oppure, e si torna a bomba, si potrebbe anche dire che il gatto (come specie) ha trovato conveniente insediarsi nei pressi dell'uomo e sfruttare le risorse create dalle attività antropomorfiche quindi che in definitiva, il "gatto di oggi" è il frutto di una semplice evoluzione naturale |
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04-02-2017, 10:08 | #77 | |
Re: non tutti i gatti soffrono in expo (?)
Aletto, abbiamo scritto forse in contemporanea e non avevo letto il tuo intervento.
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Poi essendoci l'uomo di mezzo, c'è per forza di cose l'antropocentrismo di cui, come dici tu, la creazione di nuove razze ne è il trionfo, come anche lo fu la pecora Dolly.....anche nel mondo vegetale c'è questo stesso zampino |
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04-02-2017, 10:45 | #78 | |
Re: non tutti i gatti soffrono in expo (?)
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L'evoluzione prosegue per i fatti suoi ma risente di tutto. E l'uomo fa parte di quel "tutto", sopratutto quando è "invadente" come nel caso del gatto e ancor più di altre specie, secondo me. Quando il processo si può considerare comunque un'evoluzione naturale e quando no? Il fatto che il gatto si sia pian-piano stanziato nei pressi degli insediamenti umani ed abbia pian - piano diminuito la propria abilità di cacciatore per meglio approfittare di quanto gli offriva l'uomo (l'accesso ai granai, alle risorse di cibo, i suoi scarti, ecc... e infine i suoi divani ) è un'evoluzione naturale? In teoria sì, ma l'uomo - o più genericamente le sue attività - ha svolto una parte della pressione selettiva in questo processo (anche solo per il fatto che lo spostamento è avvenuto nei pressi degli insediamenti umani, quindi per sfruttare le risorse che offriva l'uomo stesso e che il gatto moderno, anche quello randagio, vive più di scarti che di caccia vera e propria) |
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04-02-2017, 12:36 | #79 | |
Re: non tutti i gatti soffrono in expo (?)
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Scrivevo ieri che il gatto è tra i pochissimi animali a cui l'evoluzione non ha avuto bisogno di dare dei ritocchini perché è già straordinariamente adattabile di suo e l'evoluzione lavora per migliorare l'adattabilità e la sopravvivenza delle specie. Guardate che questa proprietà del gatto è ENORME dal punto di vista evolutivo Per la questione della sterilizzazione a tappeto, è un problema per la specie Felis catus "Quando mi trastullo con la mia gatta chissà se essa non faccia di me il proprio passatempo più di quanto io faccia con lei" Montaigne |
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04-02-2017, 12:44 | #80 |
Re: non tutti i gatti soffrono in expo (?)
Mah, francamente trovo anch'io che le nostre posizioni riflettano punti di vista diversi per cui è difficile continuare la conversazione senza addentrarci in un territorio sempre più lontano dal topic originario. Io credo che il fondamento sia dell'evoluzione naturale (quella darwiniana), sia di quella che avviene per mano dell'uomo sia la selezione di quegli individui che si rivelano più adatti per determinati scopi (in un caso sopravvivere nel tale ambiente, nell'altro cacciare, custodire le greggi, ecc...). Di questi individui viene incoraggiata la riproduzione o perché il tal gatto/cane vivrà abbastanza a lungo da produrre una progenie senz'altro più numerosa dell'individuo meno adatto a sopravvivere, oppure perché sarà l'uomo stesso a permetterne la sopravvivenza e, nel caso dell'allevamento, a deciderne gli incroci.
Poi nell'ipotesi non accertata che sia stato il Felis Lybica ad avvicinarsi spontaneamente agli stanziamenti umani, credo ci sia stata anzitutto un'auto-selezione (ovviamente inconsapevole), ovvero non tutti gli individui avranno seguito questa strada, alcuni perché erano troppo paurosi o diffidenti, altri perché magari vivevano troppo lontano da un villaggio umano; su questa prima selezione, si è innestato l'intervento dell'uomo che ha promosso la riproduzione degli individui più abili a cacciare, ma anche più mansueti). Nell'economia della storia della relazione uomo-gatto, mi sembra però in ultima analisi irrilevante decidere se il Felis Lybica abbia preso spontaneamente la decisione di avvicinarsi agli insediamenti umani o se sia stato l'uomo a fare in modo che ciò accadesse (probabilmente sono successe entrambe le cose e non in tutte le comunità l'inizio del rapporto tra l'uomo e il gatto ha avuto lo stesso copione, c'è stata con ogni probabilità una compresenza e talvolta una sovrapposizione difficilmente districabile di intervento umano e incontro per iniziativa dell'animale. Anche l'evoluzione naturale e quella artificiale secondo me sono andate a braccetto e continuano tuttora a farlo in un buon numero di casi). Ma comunque si siano incrociate le strade dell'uomo e del gatto, secondo me a partire da tempi molto precoci si è instaurata una domesticazione, nel senso come dicevo sopra di una selezione più o meno consapevole, intenzionale e pianificata di certi individui a scapito di altri. Volendo rovesciare il punto di vista, sarebbe interessante chiederci se e in quale direzione il fatto che l'uomo abbia iniziato ad addomesticare per i suoi scopi galline, capre, pecore, bovini, cani, ecc... abbia influito sull'evoluzione delle nostra specie, favorendo individui che presentavano determinate abilità in luogo di altre o magari prevenendo la comparsa di un'immunità della nostra specie a malattie veicolate dai roditori (per il fatto che i topi venivano sterminati dai gatti che quindi contribuivano a contenere il dilagare di certe malattie). Insomma, c'è stata una coevoluzione della nostra specie per il fatto che da così tanto tempo viviamo assieme a cani e gatti? Io credo di sì, ma non saprei dire in quale senso. |
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