Micimiao Forum di discussione per tutti i gattofili e amici degli animali
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24-02-2017, 20:28 | #1 |
Allevatori, benessere del gatto e zooantropologia
Ok, non vuol essere una replica dei vari thread in cui abbiamo sviscerato l'argomento ultimamente, ma stasera andando a sfogliare vari siti di allevamento della mia razza preferita (indovinate qual è: su, su, dai che è facile... ), mi sono imbattuta in questo Edit. Tutto bene, finché sono andata a guardare chi sono gli allevatori in questione e l'introduzione, da cui riporto questo passo: L’esaltazione del carattere è il secondo, importante obiettivo di Morgan’s Place: i nostri adulti e cuccioli vengono allevati secondo i principi della zooantropologìa e la socializzazione dei cuccioli è l’attività di maggiore interesse ed attenzione per noi, consapevoli come siamo che un cucciolo equilibrato, socievole, affettuoso e dolce è il risultato di un processo di crescita e maturazione che curiamo sin dalle prime settimane di età. .
Scusate, ma la zooantropologia non è una disciplina che si occupa di relazione uomo-animale in un'ottica di rispetto per le specificità etologiche dell'animale, che comprendono nel caso del gatto la natura non necessariamente sociale e/o socievole? Quindi che senso ha far sì che un animale sviluppi attitudini che possono non essere nelle sue corde e un atteggiamento che magari non avrebbe mai verso l'uomo? In quanto antispecista e contraria allo sfruttamento dell'animale a fini soprattutto economici, la zooantropologia non dovrebbe vedere come fumo negli occhi l'allevamento e la selezione che secondo me ha sempre fini eugenetici (laddove eugenetica non significa qui necessariamente animali sempre più sani, ma esemplari sempre più aderenti agli standard di razza)? E non dovrebbe considerare le expo come il trionfo della reificazione dell'oggetto? Mi devo essere persa qualche passaggio. Non vuol essere polemica, ma a questo punto quella di allevare mi sembra una scelta poco conseguente. Si possono avere dei gatti, si può studiare etologia, si possono organizzare seminari- tutte cose altamente meritevoli-, ma non capisco perché a questo punto avere un proprio allevamento in cui ci si propone, tra le altre cose, di selezionare e migliorare (rispetto a cosa?) la razza, esattamente come fanno tutti gli allevatori che siano antispecisti o meno (parlo di quelli seri, non degli scucciolatori selvaggi). Ultima Modifica di violapensiero; 27-02-2017 at 10:53. |
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24-02-2017, 21:42 | #2 |
Re: Allevatori, benessere del gatto e zooantropologia
Hai ragione Serenaf, ma la scelta di allevare è stata antecedente ai suoi studi di etologia e zooantropologia - si parla di Sonia Campa- e penso sia stato un periodo di passione incontenibile per la razza a cui appartiene il suo gatto Morgan per il quale ha rivoluzionato la sua vita a causa di seri problemi di benessere che ha avuto il micio e volle una foto di Berenice solo perché assomiglia a Morgan. Tutte le sue scelte dal momento in cui ha avuto Morgan sono state in sua funzione. Nel 2007 ha iniziato ad occuparsi di etologia e nel 2008 l'allevamento cessa di essere attivo.
I percorsi di vita individuali risentono di quanto accade nella vita di ognuno. Nella sua ci sono Morgan e tutti i gatti, ai quali la sta dedicando. "Morgan’s Place è stato un piccolo allevamento amatoriale di Maine Coon fino al 2008. Il suo nome inglese significa letteralmente Il posto di Morgan perchè ispirato a Morgan, il nostro adoratissimo, primo micio di casa brown tabby mackerel, che ci fa da mascotte. Al momento l’attività di allevamento è sospesa ma il sito, che negli anni si è dimostrato un punto di riferimento importante per chiunque desiderasse avvicinarsi al mondo dei gatti di razza e dei maine coon in generale, rimarrà disponibile in rete, ma senza ulteriori aggiornamenti....." "Quando mi trastullo con la mia gatta chissà se essa non faccia di me il proprio passatempo più di quanto io faccia con lei" Montaigne |
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24-02-2017, 21:44 | #3 |
Re: Allevatori, benessere del gatto e zooantropologia
Domani leggo con calma perché ora sono un po' stanca
In generale sono d'accordo con le tue conclusioni. Però domenica vado alla mia prima (e ultima?) expo felina |
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24-02-2017, 21:50 | #4 |
Re: Allevatori, benessere del gatto e zooantropologia
Ah, ok, pensavo stesse tuttora allevando: ti ringrazio della precisazione. Nella visualizzazione del mio browser la pagina iniziale era tagliata a metà e non mi ero accorta che dovevo scorrere in basso, nel qual caso avrei potuto leggere la notizia della chiusura.
Ritiro quanto ho detto; penso che l'evoluzione di orientamento e di coscienza sia indice di viva intelligenza e non posso che approvare che abbia deciso di agire in maniera conseguente. |
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25-02-2017, 19:20 | #5 |
Re: Allevatori, benessere del gatto e zooantropologia
io sono stra-contenta di vedere che queste tematiche sono sempre più di interesse
Anna Leo Ludo Tesla Sestosenso Conrad-Cispi ... Sharon Bender Trippy Romeo, Buscemino e Biri sotto il salice, Rourki sotto la quercia |
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27-02-2017, 10:52 | #6 |
Re: Allevatori, benessere del gatto e zooantropologia
Purtroppo devo editare, non si possono citare link di allevamenti, per regolamento. Mi dispiace.
Quando tutto crolla, viene voglia di buttarsi insieme... |
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27-02-2017, 11:40 | #7 |
Re: Allevatori, benessere del gatto e zooantropologia
No problem, Viola: scusami, mi era completamente passato di mente. Comunque l'allevamento in questione ha chiuso, come faceva notare Aletto.
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01-03-2017, 15:51 | #8 |
Re: Allevatori, benessere del gatto e zooantropologia
Serena scusami.... c'è una cosa che però continuo a non capire....
Tu parli di "razza preferita" e poi dichiari di essere sempre contraria alle scelte allevatoriali. Non voglio assoultamente fare polemica ma volevo solo capire meglio qual è il tuo punto di vista... forse i paroloni che usi non mi aiutano ragionando io come un metodico ingegnere certe cose mi sfuggono... Magari è stata usata male la parola "zooantropologìa", ma mi sembrava abbastanza chiaro il concetto che voleva esprimere l'allevatore (o ex allevatore) in questione. Che poi, da quello che ho capito, la zooantropologìa al giorno d'oggi non è assolutamente applicabile se non lasciando i gatti per strada liberi di fare quello che vogliono... ma anche questo non sarebbe corretto perchè comunque nella loro "natura" non esistono macchine, strade, balconi, polpette avvelenate, teste di M.... ecc... Grazie! ... A meow massages the heart ... |
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01-03-2017, 18:57 | #9 | |
Re: Allevatori, benessere del gatto e zooantropologia
Quote:
Riguardo ai gatti, come sai non ho mai avuto un gatto di razza; ciò non mi impedisce, con una dose non piccola di incoerenza (lo ammetto), di avere le mie preferenze in fatto di estetica felina (tieni conto che non conoscendo dal vivo nessuna razza, mi sfugge totalmente un aspetto rilevante delle varie razze, cioé la loro indole. Per me il gatto di razza è quello che vedo su internet ). Il tipo felino che mi piace di più è il gatto di stazza grande a pelo semilungo con una preferenza per il mantello brown/red tabby o nero solido (ne consegue che, da un punto di vista prettamente estetico, le razze che si avvicinano di più alle mie preferenze sono il Norvegese delle Foreste, il Siberiano e il Maine Coon- con il Maine Coon piazzato in cima alla classifica-, seguiti ad una certa distanza dal Birmano, dal Ragdoll e dall'Angora Turco). E' in questo senso che parlo di razza preferita. Un altro gatto che mi fa impazzire per il suo aspetto è il Bengala (che, per ironia della sorte, non assomiglia nemmeno un po' a quelli che ho citato prima), ma trovo che il modo in cui sia stato selezionato sia ampiamente criticabile (cioé non approvo per niente gli incroci tra gatti domestici e felini selvatici per ottenere gatti dall'aspetto più "selvaggio"). Venendo alla questione dell'allevamento e delle razze, il fatto di selezionare determinate caratteristiche, soprattutto fisiche, per compiacere un determinato gusto lo trovo moralmente discutibile, soprattutto quando certe caratteristiche sono a conti fatti delle deformità o si associano ad esse (vedi il prognatismo dei Persiani ed Exotic ipertipici, le zampette corte dei Munchkin, l'assenza di pelo degli Sphynx, le orecchie a bottone degli Scottish Fold, in quanto spesso il gene è correlato a disturbi cardiaci, o quelle rovesciate degli American Curl). Però non faccio di tutta l'erba un fascio, sia perché ci sono allevatori seri che mettono in primo piano la salute e il benessere fisico e psichico dei loro animali, sia soprattutto perché l'allevamento può avere anche una funzione positiva, ovvero quella di salvaguardare il patrimonio genetico di alcune razze naturali (lo Skogkatt, cioé il bisnonno del Norvegese, il Maine Coon, il Singapura) o di razze antiche (il Certosino, l'Angora Turco, ecc...). Nella mia ignoranza, una cosa che mi fa amare il Maine Coon è che si tratta di una razza naturale, frutto dell'adattamento ad un certo ambiente e a certe condizioni di vita, per cui la funzione dell'uomo è stata originariamente quella di salvaguardare le caratteristiche che il gatto aveva già e non di crearle a tavolino, sfruttando magari una mutazione casuale, anche se credo che un trentennio abbondante di selezione sulle due sponde dell'oceano abbia contribuito a modificarne l'aspetto. Il motivo per cui mi aveva sorpreso (devo dire in negativo) quel sito di cui Viola ha giustamente editato il link, è che la titolare dell'allevamento era Sonia Campa che in altre sedi aveva bollato l'allevamento come un'attività strettamente antropocentrica che mette i bisogni dell'uomo in primo piano, talvolta sacrificando certe motivazioni dell'animale. Non capivo come potesse essere di questo avviso e nello stesso tempo avere lei stessa un allevamento di Maine Coon. La risposta me l'ha data Aletto, facendomi osservare che quella cattery è chiusa dal 2008 e che la Campa, nel momento in cui ha maturato questi punti di vista, ha coerentemente smesso di allevare, sia pure in maniera seria e responsabile come aveva fatto fino a quel momento. Scusa il poema: spero di aver chiarito la mia posizione, anche se, come ho detto sopra, in certi punti rimane ambigua e contraddittoria. |
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01-03-2017, 20:14 | #10 | |
Re: Allevatori, benessere del gatto e zooantropologia
Quote:
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