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Micimiao Forum di discussione per tutti i gattofili e amici degli animali
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Il comportamento dei vostri a-mici Se avete dubbi, domande o esperienze sul comportamenteo dei vostri a-mici postate qui. ![]() |
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#1 |
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Ciao a tutti, ho 2 gatti di 18 mesi circa - sterilizzati -un maschio - Brad ed una femmina - Sofà . Brad l'abbiamo cercate adottato proprio per fare compagnia a Sofà che dava segni di essere enormemente bisognosa di compagnia... quiandi abbiamo adottato Brad, suo coetaneo quando avevano entrambi 5 mesi. Dopo qualche giorno hanno cominciato a giocare ma ben presto si è capito che lui era il boss. Lei ha cambiato di colpo carattere e da vivace / baldanzosa è diventata timida e sottomessa . Però lo ha sempre adorato ed atteso ore e ore che si decidesse a darle qualche attenzione ; anche perchè lui è gelosissimo e non permette a lei di ricevere attenzioni da parte nostra. Credo lui sia un gatto alfa, ha un portamento nobile, è imperioso e lunatico. Si annoia molto perchè non c'è possibilità di uscire in giardino. Ci sono 2 terrazzi ma lui è sempre scontento e dorme ... a 6 mesi già passava tutto il giorno a dormire, nonostante lei lo chiamasse per giocare continuamente . Io lo coccolo molto ma lui non è mai contento ...Lei invece è dolcissima, giocherellona , adorabile.... però quando le fai una carezza è li che si guarda intorno nel timore che arrivi lui (se la vede che si fa coccolare poi si vendica...violenza passiva! lei mi spezza il cuore ... lui è un bravo gattone, molto intelligente , persino ubbidiente , molto coccolone - a modo suo- e molto geloso di me....ma credo non sia fatto per stare in appartamento .... ho letto che tra l'altro la maturità sociale viene raggiunta dai 2 ai 4 anni e quindi mi aspetto che la situazione peggiori.... scusate lo sfogo, qualcuno ha avuto esperienze simili? Qualche consiglio? Grazie in anticipo!
Ultima Modifica di alepuffola; 21-11-2018 at 01:03. |
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#2 |
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Ciao, eccomi qua a ribadire che il gatto alfa non esiste
![]() è una proiezione nostra su quanto è stato detto a proposito degli alfa che vivono in società organizzate ed anche lì, studi approfonditi hanno dedotto che il comportamento di un individuo ritenuto alfa è il più delle volte dovuto ad interpretazioni fuorvianti e semplicistiche determinando fraintendimenti da parte nostra Penso sia importante tenere a mente questa cosa per capire meglio quello che succede nelle nostre case tra i gatti con cui viviamo Nel tuo post, perdonami se te lo dico con franchezza, ci sono molte interpretazioni errate in cui si incappa facilmente per deduzione antropocentrata, ossia deduzioni che faremmo se quell'individuo fosse un essere umano......e anche in quel caso potremmo sbagliare portamento nobile, imperioso, lunatico, intelligente, ubbidiente non hanno significato nella loro realtà dei fatti. Cosa significa essere intelligente? detto così non significa granché, potrebbe aver più necessità della femmina di mettere in atto soluzioni a problemi che lei non ha o affronta in modo più difficile per noi da individuare. Nobile non so sinceramente cosa voglia dire. Imperioso, intendi assertivo? E lunatico? Obbediente...... perché? neppure per un cane l'obbedienza è considerata una virtù, obbedisce -o meglio, risponde- perché nutre aspettative nei nostri confronti ......se la vede che si fa coccolare poi si vendica...violenza passiva!....Cosa intendi per violenza passiva? Se la noti è attiva, se non la noti perché la mobbizza silenziosamente mentre non li osservi o non sei in grado di interpretare (cosa che succede a tutti noi) è aggressività passiva ottenendo il massimo del risultato col minimo dello sforzo, il che dal punto di vista della conservazione delle energie è un'ottima strategia per il piccolo felino e infatti è molto usata Considera che neppure lui se la sta vivendo bene se ha in mente queste cose mentre si annoia e non lo vedi contento della sua vita Secondo me il caso ha voluto che questi due gatti con un approccio alla vita tanto diverso, ora siano nella stessa casa e tu per farli vivere al meglio dovresti abbandonare alcune credenze per poterti calare nel loro mondo. E poi c'è il gioco che è importantissimo per sviluppare le necessità della specie e per farli essere più sicuri di sé ed appagati. Ma vanno fatte sessioni gioco tenendoli separati l'uno dall'altra Credo che sul gatto ti sei informata, se così fosse questo sarebbe un gran merito "Quando mi trastullo con la mia gatta chissà se essa non faccia di me il proprio passatempo più di quanto io faccia con lei" Montaigne |
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#4 |
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Sono contenta che le cose si stiano evolvendo positivamente!
Cerco di chiarire in breve qualche punto: -essere un carabiniere per il gatto non vuol dire "qui decido io, qui comando io ecc", per il gatto non ha senso perché non vivendo in società organizzate non ha avuto bisogno di sviluppare l'intelligenza sociale, ma ha sviluppato l'intelligenza del saper badare a se stesso e quindi laddove un animale da branco si sentirebbe perso senza gli individui di riferimento, il gatto sa benissimo cavarsela da solo. Inoltre la relazione tra loro non è vista in termini di "potere" come noi lo intendiamo, ossia il concetto di leadership varia da specie a specie: per l'uomo consiste nel delegare agli altri il lavoro spicciolo e in ultima analisi essere esonerati dal fare, per altre specie consiste nella partecipazione attiva del leader finalizzata alla sopravvivenza e prosperità del gruppo tramite la personale presa di decisioni e la difesa. Logicamente questo va applicato ad ogni singola specie in modo diverso per non cadere in trappoloni di interpretazione antropocentrata e generalizzazioni. L'intelligenza sociale e la moralità sociale che ne deriva è argomento affascinante ma non possiamo trasferirla ai gatti che si sono evoluti come solitari. Talvolta socievoli (non sociali) ma fino ad un certo punto - l'interazione che possiamo facilmente offrir loro è di tipo epimeletico, vale a dire fare le cosiddette coccole sotto forma di carezze e moine varie che vanno ad stimolare la loro motivazione corrispettiva ossia quella et-epimeletica, che nel gatto c'è ma non è quella preponderante ma lo diventa per ovvi motivi a scapito delle altre a causa nostra Siccome il gatto che vive in appartamento non può predare, e se è in presenza di altri gatti non può avere un territorio tutto suo, non può interagire con altri gatti per libera scelta, non può riprodursi perché è sterilizzato/castrato -e se non lo è si riproduce quando e se lo vogliamo noi- cosa gli resta da fare se non cercare un'adattabilità tramite espedienti? Questi espedienti possono portarlo a derive comportamentali che notiamo - la gelosia: secondo alcuni autori è tra le emozioni complesse che il gatto prova ma è da prendere con le pinze perché non c'è un numero di osservazioni sufficiente per convalidare i dati perché è sostanzialmente un'emozione sociale come la colpa, la vergogna o l'orgoglio. Estrarla in modo coerente dalle altre espressività è difficile. Potrebbe essere una risposta alla nostra attenzione epimeletica, o uno splitting tra voi e l'altro gatto facendo da "regolatore" ma non è proprio del gatto perché ha altre funzioni, oppure potrebbe essere una risposta territoriale e per questo rischiamo di prendere fischi per fiaschi perché la consideriamo gelosia, che è per noi la lettura più facile e diretta, ma poi vai a sapere cosa è in realtà! "Quando mi trastullo con la mia gatta chissà se essa non faccia di me il proprio passatempo più di quanto io faccia con lei" Montaigne Ultima Modifica di Aletto; 20-11-2018 at 08:47. |
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#5 | |
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#6 |
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Mah, io penso che i gatti e non solo loro abbiano emozioni e sentimenti come i nostri.
E' vero che non dobbiamo antropomorfizzare gli animali, però è anche vero che volenti o nolenti gli studiosi non sono, non possono essere completamente obiettivi, in quanto per forza di cose partono pur sempre da un punto di vista umano. Come possono pensare che un gatto non provi sentimenti come i nostri? Bisognerebbe che il gatto potesse pensare, esprimersi nella nostra lingua umana e comprenderla o che noi umani potessimo fare altrettanto in...gattese. E poi un conto è osservare l'animale nelle situazioni sperimentali, un altro è osservarlo per anni e anni nella normale quotidianità, quella che noi comuni mortali condividiamo reciprocamente con loro ogni giorno della vita. |
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#7 |
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Aletto, noi alla fine chiamiamo gatto-alfa semplicisticamente quello che comincia a "decidere" , dopo esserselo conquistato forse in seguito a lotte e altre manifestazioni, chi accede alle risorse ( e quando ) impedendo o interferendo l'interazione di altri membri del gruppo con le risorse (e magari una risorsa siamo anche noi stessi che li accudiamo). Questi gatti, che li chiamiamo alfa oppure no, di fatto ci sono, o no?
![]() E questo qualche volta non dipende dalla prestanza del gatto. Nella colonia sotto casa c'era un micio simil siamese ( che qui chiamerò Ringhio, in realtà non gli ho mai dato un nome), più vecchio e visibilmente in molto peggiori condizioni fisiche di un altro gatto che gironzolava in colonia (Gattone), quest'ultimo invece in ottima salute e molto più grosso di lui. Gattone metteva (e mette ancora) in riga tutti i gatti del quartiere, scacciando gli intrusi o impedendogli di mangiare prima di lui, ma con Ringhio non c'è mai riuscito. Faceva un sacco di teatro, miagolii lugubri, soffi, gli girava intorno...ma nulla. Ringhio semplicemente lo guardava senza perdere il contatto visivo, rimanendo immobile, e Gattone dopo qualche minuto di teatro rinunciava. Ringhio ora non c'è più, morto probabilmente di Felv, e Gattone non viene più come prima. (se viene comunque trova Gattina, figlia ormai adulta di una tricolor estremamente aggressiva e diffidente, che non lo tiene abbastanza a bada. Powered by Puffola & Linux-like....Puffola, Cristina Birba e Crokkante nella luce ![]() ...gatta frettolosibus fecit gattini guerces.. ![]() |
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#8 |
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In passato ho avuto un gatto, Gigio, che teneva letteralmente in riga tutta la nutrita schiera dei miei 7 gatti; quando c'era qualche contesa, qualche ringhio, una soffiatina, arrivava e gli bastava guardare standosene immobile, e come per magia ritornava la tranquillità.
Non so come facesse, cosa riuscisse ad esprimere con lo sguardo; era un gatto molto buono e tranquillo, non l'ho mai visto aggredire nessuno...tranne mia suocera e un collega di lavoro di mio marito... ![]() Non so se poterlo seppur impropriamente definire un gatto alfa, era però di sicuro un gatto con un ascendente sugli altri. Quando è morto, tempo una settimanetta ed è scoppiata letteralmente la lotta per la successione tra Valerio, giovane maschio, e Cleo, femmina più grande e da sempre con velleità di comando, ma che aveva comunque accettato la supremazia di Gigio. Gli altri si schieravano a seconda della simpatia, il tutto a suon di urla, zampate e ciuffi di pelo che volavano per l'aria. Pochissimi giorni e Cleo ha ceduto, Valerio è stato evidentemente riconosciuto come "capo" ed è tornata la tranquillità. |
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#9 |
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E’ evidente che non mi so spiegare, anzi, che non mi so spiegare affatto se da quanto ho scritto qui e non solo, si deduce che gli animali non pensano o non hanno emozioni e sentimenti. Mi sembra di aver parlato di emotività e del suo valore in altri post. Gli animali provano le stesse emozioni e pensano esattamente come noi ma rapportato alla filogenesi di specie alla quale si riconosce a sua volta un’appartenenza ad antenati comuni.
La mente animale col suo mondo, che ho avuto la fortuna di studiare ed applicare alla realtà (quindi teoria e pratica) sotto la guida di etologi riconosciuti a livello nazionale ed un paio di loro anche a livello mondiale è al centro dell’interesse di persone che li hanno amati e li amano dedicandogli la loro vita come Lorenz, Griffin, Gould, Mainardi, Celli, Bekoff, Alleva, Goodall, Visalberghi ecc e tutti partono dalla rivoluzione darwiniana per una rivalutazione totale della loro dignità di soggetti uscendo definitivamente dal concetto di animale povero di mondo, mosso da istinti e non dalla mente. La mente animale è ricca e complessa, affascinante e sorprendente. Le metacognizioni, i metacomponenti, le rappresentazioni innate ed apprese, l’uso della memoria –uno dei tanti metacomponenti cognitivi- per estrarne quanto serve nel qui ed ora per riadattarlo alla contingenza è qualcosa di incredibile Gli studi sul campo non sono sperimentali, lo erano quelli di Skinner & co. e per fortuna ormai superati. "Sul campo" significa grosso modo osservare un gran numero di individui della stessa specie per decenni e decenni per poter scartare il più possibile ogni margine di errore E’ vero quanto dice Malinka, lo studioso del comportamento degli altri animali -che non sono io, perché nutro solo una grande passione- non può raggiungere un freddo distacco nell’osservare specialmente quando si tratta di specie filogeneticamente vicine e questo ci dà distorsioni interpretative mediante la tendenza a proiettare, o la tendenza a distaccarci troppo oppure la tendenza riduzionista. C’è sempre un coinvolgimento in prima persona a livello profondo e si tende inconsapevolmente a far fatica ad essere obbiettivi e a parteggiare per una interpretazione piuttosto che per un’altra. Per fortuna gli studiosi, prima di scendere in campo e durante l’osservazione, si allenano e si confrontano per evitare il più possibile i margini di errore interpretativo -La pazienza di osservare centinaia di individui per anni, -La frustrazione passare giorni interi in cui non succede nulla, -La pazienza di riportare tutto quello che si è osservato e dibattere con i colleghi per evitare distorsioni interpretative -Considerare i caratteri condivisi tra le specie per prossimità filogenetica (omologie) e le convergenze adattative dovute a pressioni selettive (analogie) -Evitare di cercare nel comportamento animale delle leggi universali -Evitare di voler attribuire a tutti i costi alle altre specie i comportamenti dell’essere umano ma capire quando la prossimità filogenetica ci permette di farlo -Nell’osservare i gatti di casa o quelli delle colonie, pur essendo esperti, si incappa in errori di campionamento cadendo nell’aneddotica, ma forse per alcuni queste cose non contano, ed è anche normale fidarsi di più della propria esperienza Sono tantissimi anni che vivo con i gatti ma non penso di saperne più sugli animali delle persone che ho citato prima e che, escluse le ore di sonno, a loro hanno dedicato il resto delle giornate della loro vita E' raro che io scriva del comportamento dei miei gatti perché so che è un fenomeno estremamente circoscritto a questa loro realtà, che sì, ahimé è sperimentale e se vogliamo chiamare alfa un gatto quando ormai questa dicitura è rivista anche nell’osservazione dei lupi, che dire, a me va bene! Mi va meno bene se questa distorsione interpretativa può andare a scapito dei gatti con cui viviamo. Se non ci fossero distorsioni interpretative avremmo gatti più sereni Non mi dilungo oltre, perché è giusto che ognuno continui a pensare come preferisce anche se i miei interventi non devono convincere nessuno ma sono solo spunti di riflessione. Non mi dilungo oltre anche perché c'è molto più interesse e meno "fai da te" per le malattie e l'alimentazione che guarda caso, corrispondono alle nostre motivazioni di specie più spiccate Grazie a tutti ![]() "Quando mi trastullo con la mia gatta chissà se essa non faccia di me il proprio passatempo più di quanto io faccia con lei" Montaigne |
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#10 |
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Ciao e grazie mille a chi è intervenuto a questa conversazione! che interessante anche questo racconto di gatti e di gerarchie! Certo alla fine credo che ogni gatto sia unico come carattere così come lo è ogni situazione... comunque secondo la vostra esperienza è consigliabile che io continui a ‘riverirlo’ ? A me sembra che tutto sommato sia la cosa migliore perché così lui si sente riconosciuto come capo... contemporaneamente però non devo dargli troppe attenzioni altrimenti si attacca troppo a me e non considera più Sofí... anzi ho il sospetto che se lo ignorassi di più rafforzerebbe il legame tra i 2 mici...
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